Piantare 3 miliardi di alberi in Europa potrebbe far aumentare il rischio di mega incendi boschivi
L’alternativa è ripristinare gli altri habitat degradati e in pericolo
[28 Aprile 2021]
Le foreste sono grandi pozzi di carbonio e contribuiscono notevolmente a compensare l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera. Per questo, le politiche per conservarle e ripristinarle hanno un ampio sostegno come modo efficace per combattere il cambiamento climatico. L’Unione Europea, seguendo la roadmap dell’European Green Deal per la decarbonizzazione dell’economia, si è impegnata a ripristinare gli habitat con il maggior potenziale di cattura e stoccaggio del carbonio e, tra le altre cose, punta sul ripristino forestale con varie iniziative, una delle quali è quella di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030.
Ma questa grande operazione di rimboschimento potrebbe avere conseguenze inaspettate. Infatti, lo studio “Tree planting: A double‐edged sword to fight climate change in an era of megafires”, pubblicato su Global Change Biology da un team di ricercatori del Centre de Ciència i Tecnología Forestal de Catalunya (CTFC), del Centre de Recerca Ecològica i Aplicacions Forestals (CREAF) e dell’INBIO-CIBIO dell’Universidade de Santiago de Compostela avverte che «Il massiccio rimboschimento proposto dall’Unione Europea nell’ambito del Green Deal deve essere pianificato tenendo conto degli attuali scenari di cambiamento climatico e della proliferazione di grandi incendi boschivi» ed evidenzia che è necessario decidere con cura dove avverranno questi grandi rimboschimenti, con quali specie e quale sarà la successiva gestione. Inoltre, «Nelle aree ad alto rischio di incendi, dovrebbero essere studiate possibili alternative, come il ripristino di zone umide o pascoli».
I ricercatori catalani e spagnoli spiegano che «Nell’era dei grandi incendi boschivi, il rimboschimento può essere un’arma a doppio taglio per combattere il cambiamento climatico».
Virgilio Hermoso, ricercatore CTFC, sottolinea che «Non mettiamo in discussione l’utilizzo delle piantagioni, ma dobbiamo pianificarlo correttamente per non provocare l’effetto opposto a quello che stiamo cercando di ottenere. L’aumento della connettività forestale della foresta, insieme all’utilizzo di specie spesso utilizzate nelle piantagioni (a crescita rapida e con resine infiammabili), può aumentare il rischio di incendio, soprattutto se non è accompagnato da un’adeguata gestione forestale».
In questa nuova era del riscaldamento globale, la siccità prolungata si aggiunge alle condizioni meteorologiche estreme di caldo o di tempeste di vento che provocano un aumento dei mega-incendi, già evidenti nel bacino del Mediterraneo e sempre più comuni in altre aree più a nord dell’Europa.
In questa situazione, un altro autore dello studio, Lluís Brotons, ricercatore CSIC presso il CREAF e l’unità congiunta InFOREST, evidenzia che «E’ fondamentale pianificare molto bene come e dove verranno realizzate queste piantagioni, cioè quali specie e come verranno gestite. Aspetti fondamentali se vogliamo essere efficaci nel rimboschimento ed evitare i rischi associati ai grandi incendi boschivi».
Gli autori dello studio propongono alternative al massiccio piano di rimboschimento Ue che possono essere altrettanto o più efficaci: «Ad esempio, la diversificazione degli habitat o il ripristino di zone umide e pascoli, soprattutto in alcune regioni dell’Europa meridionale. Entrambe le azioni aiuterebbero a compensare la perdita di habitat, che sono diminuiti drasticamente negli ultimi decenni a causa dell’abbandono della terra e all’espansione delle foreste, e manterrebbero le pratiche e i paesaggi tradizionali e culturali più resistenti al fuoco. In effetti, investire nel ripristino di questi altri habitat sarebbe più efficiente che piantare alberi in regioni più aride e soggette a incendi, come il Mediterraneo, dove la disponibilità di acqua è limitata».
Inoltre, Hermoso fa notare che «Il rimboschimento su larga scala può avere un impatto su delle aree di attività agricole tradizionali, provocandone l’abbandono o lo spostamento, causando la perdita di altri habitat importanti per la conservazione, la diffusione di specie e parassiti invasivi e riducendo la disponibilità di acqua».
Lo studio però riconosce che «Il ripristino delle foreste piantando alberi o aiutando il loro recupero naturale contribuirà senza dubbio alla strategia globale per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici».
I primi obiettivi proposti per l’accordo sulla biodiversità da concordare nel 2021 alla 15esima Conferenza della parti della Convention on biological diversity (CBD) che si terrà in Cina, comprendono il ripristino di 350 milioni di ettari di terreno disboscato e degradato nel mondo.
Secondo i ricercatori catalani e spagnoli. «A livello globale, la priorità dovrebbe essere data alle aree che sono state sottoposte a una maggiore pressione di deforestazione negli ultimi decenni, dove gli investimenti saranno più efficaci, come i tropici, e tenendo sempre presente che il ripristino delle foreste non può sostituire la riduzione delle emissioni dirette di serra gas, l’azione prioritaria e più efficace per combattere il cambiamento climatico».