Rischio estinzione da cambiamento climatico per i pinguini imperatore (VIDEO)
Se non agiamo ora per ridurre le emissioni di gas serra, le popolazioni di pinguini imperatore diminuiranno di quattro quinti entro il 2060 e si estingueranno entro la fine di questo secolo
[5 Agosto 2021]
Il 3 agosto, l’United State Fish and Wildlife Service (USFWS) ha pubblicato una proposta per elencare il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) come specie minacciata ai sensi dell’Endangered Species Act (ESA), Una proposta che si basa sullo studio “The call of the emperor penguin: Legal responses to species threatened by climate change”, apperna pubblicato su Global Change Biology da un team internazionale di ricercatori guidato dalla biologa Stephanie Jenouvrier della Woods Hole Oceanographic Institution.
Lo studio fornisce nuovi preziosi dati che evidenziano come «Il rischio di estinzione dei pinguini imperatore sia aumentato a causa del rapido cambiamento climatico e dell’aumento di eventi climatici estremi, come il distacco dei ghiacciai e la perdita di ghiaccio marino».
La Jenouvrier sottolinea che «Gli scienziati hanno la responsabilità di rendere le persone consapevoli della necessità di un cambiamento attraverso prove oggettive. Con l’aiuto di un team dedicato, abbiamo messo insieme questo documento per l’USFWS per fornire ulteriori analisi delle proiezioni future per aiutare a informare la politica e la protezione della specie».
Lo studio presenta le dinamiche previste di tutte le colonie di pinguini imperatore conosciute in base ai diversi scenari di emissione di gas serra, utilizzando un modello di meta-popolazione dipendente dal clima che include per la prima volta gli effetti di eventi climatici estremi basati sull’osservazione satellitare delle colonie.
Un’altra autrice dello studio, Shaye Wolfe del Center for Biological Diversity, è convinta che «La protezione delle specie attraverso quadri legali dovrebbe facilitare le azioni di conservazione che a loro volta dovrebbero aiutare a mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici».
La coautrice Judy Che-Castaldo, dell’Alexander Center for Applied Population Biology, aggiunge: «Lo studio è inquadrato nel contesto dell’Endangered Species Act statunitense, uno degli atti legislativi più progressisti in relazione alla protezione delle specie».
Lo studio dimostra che «Gli eventi estremi influiscono sulla resilienza, la ridondanza e la rappresentazione (3R) dei pinguini imperatore. La resilienza è la capacità di resistere a disturbi stocastici (o casuali), che possono essere misurati attraverso la dimensione della popolazione, il tasso di crescita e la connettività tra le popolazioni. La ridondanza è la capacità di resistere a eventi catastrofici e considera il numero, la distribuzione, la resilienza e la connettività delle popolazioni. La rappresentazione è la capacità di adattarsi alle mutevoli condizioni ambientali ed è correlata alla cattura della variazione geografica, genetica e della life history esistente nell’ambiente ecologico della specie. Insieme, le 3R comprendono aspetti che contribuiscono alla persistenza delle specie (ad esempio demografia, distribuzione spaziale, diversità) e sono importanti per valutare le minacce climatiche nel prossimo futuro».
Un altro autore dello studio, Peter Fretwell, del British Antarctic Survey, spiega ancora: «Più apprendiamo sui pinguini imperatore, più ci rendiamo conto di quanto siano dipendenti dal ghiaccio marino. I nostri nuovi modelli di dinamica della popolazione aggiungono l’effetto degli eventi estremi, che abbiamo visto avere un impatto sulle colonie di pinguini negli ultimi anni. I modelli prevedono che se non agiamo ora per ridurre le emissioni di gas serra, le popolazioni di pinguini imperatore diminuiranno di quattro quinti entro il 2060 e si estingueranno virtualmente entro la fine di questo secolo. Se le emissioni globali continuano ad aumentare, come hanno fatto negli ultimi due decenni, il futuro per i pinguini imperatore sembra tetro. Ma questo studio non riguarda solo i pinguini imperatore. Usiamo gli imperatori come esempio di una specie per la quale possiamo fare un’analisi diretta basata su stress ambientali noti, in questo caso la mancanza di ghiaccio marino, per prevedere futuri cali. Per molte specie, il legame tra cambiamento climatico e popolazioni è meno ovvio e più difficile da modellare, ma comunque molto reale. Il declino dell’imperatore potrebbe essere visto come un avvertimento sul possibile futuro di molte specie, se non agiamo per frenare il cambiamento climatico».
I nuovi risultati dello studio hanno anche importanti implicazioni per la valutazione dei rischi del cambiamento climatico per altre specie. Secondo gli autori, «Il rapido cambiamento climatico sta aumentando lo stress su specie ed ecosistemi e, con il continuo riscaldamento globale, il rischio di estinzione accelererà».
I pinguini imperatori vivono nelle gelide regioni costiere dell’Antartide, ma gli attuali modelli climatici prevedono riduzioni significative del ghiaccio marino antartico al quale è strettamente legato il ciclo di vita dei pinguini imperatore. Lo studio rafforza «La necessità di un riconoscimento giuridico e di una gestione precauzionale rafforzata, soprattutto in considerazione del continuo aumento delle emissioni di gas serra. Data la dipendenza della specie dal ghiaccio marino per la riproduzione, la muta e l’alimentazione, la minaccia più importante per i pinguini imperatore è il cambiamento climatico».
Phil Trathan, capo Conservation Biology al British Antarctic e coautore dello studio, che lavora sui pinguini antartici da oltre 30 anni, fa notare che «Le decisioni politiche globali a breve termine nell’ambito degli obiettivi dell’Accordo di Parigi mirano a limitare l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2° C. Questo garantirebbe luoghi sicuri per il pinguino imperatore, arrestandone il drammatico declino della popolazione globale. In quanto tale, il futuro dei pinguini imperatore dipende in ultima analisi dalle decisioni prese oggi. L’azione più importante è ridurre le emissioni di gas serra per limitare un ulteriore riscaldamento. Facciamo eco al presidente Biden e speriamo che la società globale ascolterà la scienza e affronterà il momento. La protezione di questi sistemi richiede quadri legali che devono essere adeguatamente fondati e basati sulle migliori prove scientifiche disponibili. Fondamentale bisognerà costruire un quadro internazionale, ma nel frattempo gli sforzi immediati dovrebbero concentrarsi su quegli strumenti già in atto, come l’ESA».
La Jenouvrier concorda: «Questo studio fornisce la migliore scienza disponibile per proiettare le popolazioni di pinguini imperatore nel contesto del futuro cambiamento climatico e informa i responsabili politici sul fatto che il pinguino imperatore meriti di essere inserito nell’elenco dell’ESA. Il futuro di questa specie iconica dipende da azioni immediate per decarbonizzare la società e da maggiori protezioni per le specie minacciate dai cambiamenti climatici».
Trathan conclude: «Il team internazionale che ha condotto lo studio ha evidenziato come questo lavoro attraversi i confini tra le diverse discipline scientifiche e come tale scienza interdisciplinare sia stata la chiave per svelare il futuro di questa specie iconica. Perché proiettare gli impatti del cambiamento climatico per le specie è tecnicamente impegnativo e solo lavorando insieme si possono fare progressi».