Servono sementi per i contadini e assistenza umanitaria continuata per consolidare i progressi della sicurezza alimentare
La Siria senza pace: verso una nuova carestia?
Fao e Wfp: piogge irregolari e il persistere del conflitto lasciano il segno sulla produzione agricola
[10 Ottobre 2018]
Molti climatologi ed esperti di d geopolitica dicono che il cambiamento climatico e la siccità – oltre alla dittatura e alle intromissioni straniere – sono stati una delle cause scatenanti del conflitto siriano che ha portato all’ondata di profughi che ha sommerso i Paesi confinanti ed è arrivata fino in Europa.
Mentre il regime di Bashir al-Assad ha riconquistato quasi tutto il Paese, dalla Fao e dal Programma Alimentare Mondiale (Wfp) arriva un nuovo e preoccupante allarme: «Condizioni climatiche estreme durante il settimo anno di conflitto in Siria hanno spinto bruscamente al ribasso la produzione cerealicola del Paese».
Secondo il rapporto speciale della Crop and Food Security Assessment Mission (Cfsam) condotta in Siria dalle due agenzie Onu, «La produzione di grano quest’anno è calata al suo minimo da 29 anni – 1,2 milioni di tonnellate – , circa due terzi dei livelli del 2017. La causa è da rintracciare soprattutto in un prolungato periodo di siccità all’inizio della stagione, seguito da pesanti piogge fuori stagione. Il conflitto in Siria ha inoltre danneggiato vaste zone agricole nel paese, causato lo sfollamento di migliaia di contadini e spinto alle stelle i costi degli input agricoli».
Fao e Wfp sottolineano che «Nonostante molti sfollati stiano tornando a casa e il numero di persone in zone difficili da raggiungere sia calato di due terzi, il rapporto stima che 5,5 milioni di siriani rimangano in condizioni di insicurezza alimentare e richiedono una qualche forma di assistenza – un calo del 20 percento rispetto ai valori dell’anno scorso. Inoltre, circa tra le 500 e le 800 mila persone nel governatorato settentrionale di Idleb potrebbero essere a colpiti da insicurezza alimentare».
Corinne Fleischer, direttrice nazionale e Rappresentante del Wfp in Siria, aggiunge: «Siamo incoraggiati da alcuni miglioramenti nella sicurezza alimentare quest’anno. Tuttavia, il conflitto ha eroso drasticamente i mezzi di sussistenza e portato ad una diffusa disoccupazione. L’assistenza umanitaria continua e su scala è fondamentale per evitare che i più vulnerabili scivolino nuovamente nella povertà e nella fame profonde. Nel frattempo, il Wfp collabora a stretto contatto con la Fao per implementare programmi per creare opportunità di lavoro e di sostentamento per aiutare i siriani a riprendersi e a ricostruire le loro vite e il loro paese».
Mike Robson, rappresentante della Fao in Siria, aggiunge: «Il recupero del settore agricolo è fondamentale per la Siria oggi ed in futuro. La Fao si è adoprata per evitare che la produzione agricola collassasse durante il conflitto ed è ora concentrata su una serie di attività volte a promuovere l’irrigazione, la vaccinazione del bestiame, la nutrizione delle famiglie e per creare attività imprenditoriali tra gli sfollati».
Il rapporto constata la vittoria sul campo del regime di Assad e dei suoi alleati russi e iraniani e di un lento ritorno alla “normalità”, infatti vi si legge che «Il migliorare della sicurezza e della stabilità, oltre alla riapertura delle vie di approvvigionamento hanno portato ad un calo del 40% dei prezzi alimentari rispetto all’anno scorso, che però rimangono quasi sette volte superiori ai livelli pre-crisi. Con il tasso di disoccupazione che tocca il 60%, le famiglie si confrontano con un potere d’acquisto seriamente ridotto che limita la capacità di coprire i bisogni alimentari di base».
A questo scenario post-bellico in un Paese dove la guerra civile non è ancora finita e dove scorrazzano ancora l’esercito turco e quel che resta dei suoi alleati jihadisti e dello Stato Islamico/Daesh, «Condizioni meteorologiche avverse hanno permesso di raccogliere solamente il 38% del raccolto di grano nelle aree irrigate a pioggia quest’anno – dicono Fao e Wfp – Nella regione settentrionale di Al-Hasakeh, che solitamente produce quasi la metà del grano del Paese, i contadini parlano del raccolto peggiore a memoria d’uomo. All’orzo, un cereale più tollerante alla siccità, è andata meglio, ma la produzione è comunque al suo livello più basso dal 2008».
Secondo il rapporto, che si basa su osservazioni sul campo, interviste e osservazioni satellitari, «Gli agricoltori hanno segnalato la disponibilità sporadica di acqua, alto costo del carburante per far funzionare le pompe idriche e mancanza di attrezzatura per arare. Man mano che il governo riguadagna controllo del territorio e delle stazioni di pompaggio, riparte il lavoro per ripristinare il trattamento delle acque e i canali di irrigazione. Tuttavia potrebbero servire anni per completarli».
Le agenzie Onu evidenziano che «Il conflitto in Siria ha avuto un impatto notevole sul settore agricolo, come evidenziato dalla mancanza di accesso a sementi: un problema “grave” per l’anno che verrà, Molti contadini utilizzano granaglie risparmiate dalle proprie scorte. Vista la scarsità del raccolto, la qualità dei semi per la più avanti nel mese sarà con ogni probabilità di bassa, con effetti che si ripercuoteranno sul raccolto dell’anno prossimo. Altri input e attrezzi agricoli importanti – fertilizzanti, sussidi per i carburanti, trattori funzionanti, silos, impianti di macinazione e stoccaggio – sono molto scarsi. Il numero di capi di bestiame, seppur dimezzato rispetto ai valori del 2011, si è stabilizzato rispetto all’anno scorso, ma lo scarso raccolto porterà probabilmente a degli abbattimenti dovuti all’aumentare dei prezzi dei mangimi».
La valutazione sulla sicurezza alimentare in Siria condotta da Fao e Wfp indica «un leggero miglioramento nel corso di quest’anno, legato al migliorare delle condizioni di sicurezza e di accesso ai mercati. Tuttavia, rimangono serie preoccupazioni per aree dove il perdurare del conflitto sta costringendo le persone ad abbandonare le proprie case. L’assistenza alimentare è stata fondamentale per le famiglie toccate dal conflitto in tutto il paese e continuerà ad essere necessaria mentre le famiglie lentamente rientrano nelle loro case, Circa un quarto delle famiglie ha accesso a pochi alimenti con scarse possibilità di consumare micronutrienti chiave: i più colpiti sono le famiglie sfollate, chi è appena rientrato e le famiglie guidate da sole donne. Il calo dell’assistenza esterna potrebbe mettere a serio rischio i miglioramenti della sicurezza alimentare fin qui ottenuti, a meno che non si verifichi un recupero economico ed una crescita sostanziali – afferma il rapporto.
Attualmente il Wfp sta fornendo assistenza alimentare a circa 3 milioni di perone e pensa di cambiare gradualmente il tipo dei suoi interventi, «passando dalla fornitura di razioni a quella di programmi incentrati sui mercati, qualora questi tornassero a funzionare, così come le vie di approvvigionamento. Questo avrebbe il beneficio aggiuntivo di stimolare la crescita dei mercati locali. Nei prossimi due anni è essenziale esplorare opzioni per rafforzare il recupero e lo sviluppo delle reti sociali nazionali, concentrandosi sulle comunità più vulnerabili, investendo in programmi di alimentazione scolastica e riprendendo le operazioni per la costruzione della resilienza dei mezzi di sostentamento».
I programmi della Fao hanno aiutato i contadini siriani a coltivare nel 2017 abbastanza cibo per sfamare circa 1,7 milioni di persone e per mantenere il bestiame sano e oggi stanno contribuendo alla ricostruzione delle infrastrutture agricole e delle opportunità per generare guadagno, oltre a sostenere la creazione di migro-orti e iniziative di produzione su piccola scala tra i rifugiati siriani nei Paesi confinanti.
Il rapporto che «I prossimi due anni saranno cruciali per la ricostruzione della vita e delle attività agricole in tutto il Paese».
Vedremo se chi ha investito miliardi di dollari, petrodollari euro e rubli per armare le fazioni siriane e massacrare i popoli di quello sfortunato Paese spenderà almeno altrettanto per rispondere all’appello delle agenzie Onu e ridare ai siriani almeno il cibo di cui hanno bisogno. Vedremo se chi grida contro l’invasione dei profughi li aiuterà davvero a ritornare indietro, li aiuterà in casa loro. Ma ne dubitiamo: difficilmente i carriarmati si trasformano in aratri e gli slogan semplicistici si traducono in fatti.