Pesca illegale: cartellino giallo Ue per la Thailandia. Migliorano Filippine e Corea del sud

Nella lista nera dell’Ue Guinea, Cambogia e Sri Lanka

[21 Aprile 2015]

Oggi la Commissione europea  ha ufficialmente accusato la Thailandia di non aver preso iniziative in grado di contrastare la pesca illecita (Iuu) a livello internazionale.

Dopo un’analisi approfondita ed una serie di incontro con le autorità thailandesi che durano ormai dal 2011, la Commissione Ue ha denunciato le lacune del Paese asiatico per quanto riguarda i sistemi di sorveglianza, di controllo e di sanzioni ed ha concluso che «Gli sforzi della Thailandia non sono sufficienti».

Il commissario europeo all’ambiente ed agli affari marittimi e alla pesca, Karmenu Vella, ha detto che  «La politica stringente dell’Ue riguardo a pratiche nefaste quali la pesca illecita, coniugata alla sua reale capacità di azione, porta i suoi frutti. Prego la Thaïlandia di unirsi istantaneamente all’Unione europea nella lotta a favore della pesca sostenibile. Se non verranno prese iniziative forti per lottare contro la pesca illecita, ne subirà le conseguenze».

La procedura avviata oggi impegna l’Ue ad un dialogo formale coil governo thailandese per giungere a prendere le misure correttive indicate dall’Ue contro la pesca illegale. Bangkok ha 6 mesi di tempo per mettere in atto un piano di misure correttive e, se la situazione non migliorerà, l’Ue avverte che «potrebbe ricorrere ad un divieto di importazione dei prodotti della pesca di provenienza dalla Thailandia».

Ogni anno vengono illecitamente pescati tra gli 11 e i 26 milioni di tonnellate di pesce, cioè almeno il 15% di tutto il pescato a livello mondiale, per un valore che va dagli  8 ai 19 miliardi di euro. L’Ue è il primo importatore mondiale di pesce, ma non intende essere complice né accettare che prodotti Iuu arrivino sul suo mercato, anche se questo accade spesso e volentieri.

Il regolamenti Iuu entrato in vigore nel 2010 autorizza l’ingresso sul mercato Ue solo di prodotti della pesca che sino certificati come conformi  alla bandiera di stato che sventola sui pescherecci. Se gli Stati non sono in grado di certificare i loro prodotti, la Commissione Ue avvia un processo di cooperazione ed assistenza per aiutarli a migliorare il loro quadro giuridico, che di solito inizia proprio con il cartellino giallo sventolato oggi alla Thailandia  e può finire con un cartellino verde, come avvenuto sempre oggi per Corea del sud e Filippine, o rosso che significa divieto di commercializzare il pescato.

Alla fine, nel 2014, anche Figi, Panama e Togo e Vanuatu hanno ricevuto un cartellino verde, mentre colloqui sono ancora in corso con Ghana e Curaçao, che hanno ricevuto avvertimenti formali nel  novembre 2013. La Papuasia Nuova Guinea è stata ammonita dall’Ue nel giugno  2014 e Isole Salomone, Tuvalu, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine nel dicembre 2014. La maggior parte di questi paesi sta collaborando costruttivamente con la commissione ed hanno fatto progressi considerevoli nella gestione della pesca per lottare contro le attività Iuu.

Fino al 2014 nella lista nera dei Paesi dai quali è vietato importare pesce nell’Ue  c’erano solo Guinea, Cambogia e Sri Lanka. Nel 2014 sono state vietate anche le importazioni di pesce dal Belize, ma il piccolo Paese centroamericano ha subito attuato le riforme richieste e le importazioni verso l’Ue sono state di nuovo sbloccate nel dicembre 2014.

Migliorano le cose per la Corea del sud e le Filippine che secondo la Commissione Ue «Hanno proceduto a delle riforme appropriate dei loro sistemi giuridici ed attualmente dispongono dei mezzi necessari per lottare contro la pesca illecita».  Quindi l’Ue ha deciso di ritirare il cartellino giallo di ammonimento e le procedure di indagine che aveva avviato contro la Corea del sud nel novembre 2013 e contro le Filippine nel giugno 2014. Vella è soddisfatto: «Facendo uso del suo peso sul mercato, l’Unione è riuscita a riallineare protagonisti importanti. La Corea e le Filippine hanno entrambe preso delle misure responsabili, modificato i loro sistemi giuridici e sono passate ad un approccio proattivo  in materia di lotta alla pesca illecita».

Infatti, dopo aver ricevuto gli avvertimenti dell’Ue, Corea del sud e Filippine hanno avviato una serie di riforme per modernizzare la governance della loro industria della pesca ed ora i loro sistemi giuridici sono conformi al diritto internazionale. Bisogna vedere, aggiungiamo noi, se anche le pratiche in mare – soprattutto all’estero – sono altrettanto conformi…