Secondo anniversario della strage del Rana Plaza: il vero costo della moda (VIDEO)
CCC: «La responsabilità di Benetton vale molto più di 1 milione di dollari»
[24 Aprile 2015]
Il 24 aprile 2013 a Dakha, la capitale del Bangladesh, perdevano la vita 1.138 lavoratori e più di 2.500 venivano feriti nel crollo del Rana Plaza, un palazzo fabbricato su un terreno paludoso e diventato una trappola mortale per le operaie delle 5 fabbriche tessili che lavoravano per i grandi marchi multinazionali della moda pronta, compresi gli italiani Benetton, Robe di Kappa, Manifattura Corona e Yes Zee.
Secondo la Campagna Abiti Puliti – Clean Clothes Campaign (CCC), coordinata in Italia da Fair, presente in 17 Paesi europei e che collabora con più di 250 sindacati e organizzazioni di base in tutto il mondo, «Il Rana Plaza rappresenta il capolinea di un sistema di produzione globale che non è più in grado di tutelare i diritti fondamentali delle persone, ridotte a pura merce scambiata per pochi spiccioli nel mercato internazionale del lavoro. Il vero volto di un capitalismo furioso e senza regole».
A CCC sono preoccupati per il recente annuncio di Benetton di voler versare nel Fondo per i risarcimenti per le vittime del Rana Plaza solo 1,1 milioni di dollari, l’organizzazione chiedeva che il marchio della moda italiano versasse risarcimenti per almeno 5 milioni di dollari, mentre un’altra Ong, Worldwide Responsible Accredited Production (Wrap), ha giudicato il risarcimento più che congruoe.
Campagna Abiti Puliti spiega che «Il contributo limitato di Benetton lascia le famiglie delle vittime ancora senza un adeguato risarcimento, confermando la crisi finanziaria del Fondo, a cui mancano ancora 6 milioni di dollari per raggiungere il totale previsto. È evidente che Benetton ha cercato di legittimare il suo contributo assumendo la PwC per determinare la cifra da versare. Restano però forti dubbi sulla reale esperienza e competenza di questa società in tema di diritti umani tali da dirimere una questione così complicata»
La PricewaterhouseCoopers (PwC) è un network presente in 158 Paesi con più di 195.000 professionisti, che fornisce servizi professionali di revisione di bilancio, advisory e consulenza legale e fiscale e dice che il suo rapporto si basa sulle valutazioni dell’International Labour Organization che prevederebbero un totale di 30 milioni di dollari di risarcimenti per i risarcimenti del Rana Plaza Trust e che, secondo il rapporto commerciale con il Rana Plaza, Benetton Group dovrebbe versare addirittura solo 550.000 dollari.
Il presidente del Wrap, Avedis Seferian, è d’accordo ed ha detto che «Con una tragedia di questa portata, nessun risarcimento monetario potrà mai essere sufficiente, ma accogliamo con favore la decisione di Benetton di corrispondere un importo ben superiore alla sua quota, basata sul rapporto pubblicato da PwC. Se tutti quanti adottassero lo stesso approccio di Benetton, l’intero fondo potrebbe superare considerevolmente gli obiettivi indicati».
Marco Airoldi, Amministratore Delegato di Benetton Group ha detto: «Accogliamo con favore il rapporto di PwC e le raccomandazioni di Wrap, e abbiamo deciso di andare oltre per dimostrare molto chiaramente quanto sia profondo il nostro impegno. Sebbene non possa esistere alcun vero risarcimento per la tragica perdita di vite umane, ci auguriamo che questo meccanismo chiaro ed efficace per il calcolo dell’indennizzo venga utilizzato più ampiamente. Per questo abbiamo voluto mettere a disposizione il report di PwC a tutti gli stakeholder. Benetton vanta con orgoglio una tradizione d’impegno sociale. Siamo convinti che, lavorando a stretto contatto con i fornitori, possiamo contribuire a migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche, in Bangladesh e in molte altre parti del mondo».
Ma Clean Clothes Campaign ribatte che «La metodologia utilizzata dalla PwC per calcolare la cifra che Benetton deve versare nel Fondo è sbagliata. L’azienda ha tentato di eseguire il calcolo in base ai rapporti commerciali di Benetton con la fabbrica da cui si riforniva. Non crediamo sia un metodo corretto, ma anche se si volesse prenderlo per buono, bisogna essere precisi su una serie di altri fattori: L’ammontare totale della produzione di tutte e cinque le fabbriche del Rana Plaza nel periodo stabilito; Il totale della produzione di Benetton in quel periodo; La cifra totale necessaria per un pieno risarcimento; Gli altri marchi presenti in tutte le cinque fabbriche in quel periodo; Le percentuali di produzione per ciascuno di questi marchi (per garantire una piena copertura). A parte il totale necessario al pieno risarcimento, calcolato e sottoscritto attraverso il Rana Plaza Arrangement (un processo che ha coinvolto tutti gli attori rilevanti, compresi i rappresentanti dei marchi), tutte le informazioni relative agli altri fattori fornite dalla PwC si basano su congetture, ipotesi e dati incompleti, per stessa ammissione dell’azienda nelle prime pagine della sua relazione».
La Campagna Abiti Puliti – CCC, spiega che «PwC presuppone che l’impegno di Benetton nei confronti delle vittime sia strettamente legato alla sua quota di produzione nelle fabbriche dell’edificio, ignorando una serie di elementi che aumentano il livello di responsabilità di Benetton: Il fatto che Benetton abbia mentito pubblicamente sulle sue relazioni con il Rana Plaza nelle settimane successive al disastro, negando inizialmente qualsiasi legame con l’edificio e successivamente, dopo essere stata costretta ad ammettere che i suoi beni venivano prodotti anche li, sottostimando continuamente l’entità del suo rapporto con la più grande fabbrica dell’edifico – nonostante altri brand avessero già ammesso le proprie responsabilità; Il fatto che Benetton abbia trascinato per due anni questa storia del risarcimento contribuendo ad aggravare il ritardo nei pagamenti; Il fatto che Benetton, per sua stessa ammissione, abbia prodotto nel Rana Plaza più di un quarto di milione di pezzi, lavorando con la fabbrica per oltre otto mesi, senza mai compiere nessun passo per accertare la condizioni di sicurezza dei lavoratori, nonostante abbia condotto diverse visite di controllo della qualità della produzione; Il fatto che Benetton, la cui società madre registra un fatturato di 15 miliardi di dollari all’anno, possa permettersi di pagare molto di più di altri marchi coinvolti nel caso. Queste sono le ragioni per concludere che il livello di responsabilità di Benetton verso le vittime è molto più grande di quello di moli altri marchi, ma nessuna di queste viene riconosciuta, né tantomeno presa in considerazione, nella valutazione della PwC.
Ma per Clean Clothes Campaign il report della PwC è utile per un altro motivo: «Documenta, in maniera dettagliata, l’enorme relazione di Benetton con la New Wave Style, la più grande fabbrica del Rana Plaza, mostrando ancor più di prima quanto l’azienda si sia dimostrata sfacciata nelle settimane immediatamente successive al disastro». Secondo CCC il rapporto Pwc dimostrerebbe che «La New Wave Style ha prodotto numerosi ordini per la Benetton; questi ordini (e le 39 relative fatture) sono stati spediti direttamente dal Rana Plaza alla Benetton e Benetton ha pagato direttamente la New Wave Style tutte e 39 le volte; il personale di Benetton ha visitato diverse volte il Rana Plaza per controllare le attività della New Wave Style; i lavoratori del Rana Plaza hanno inviato un ordine alla Benetton appena 11 giorni prima del crollo. Alla luce di questo, l’affermazione di Benetton “nessuna delle aziende coinvolte è un fornitore dei nostri brand” può essere vista solo come una sfacciata e cinica menzogna di cui l’azienda, ad oggi, non si è ancora mai scusata».
Basandosi su queste motivazioni la Campagna Abiti Puliti chiede con forza a Benetton di «aumentare in maniera sostanziosa il suo contributo» e conclude: «È importante ribadire, e questo è un fatto, che nonostante il significativo rapporto con la fabbrica New Wave Style, Benetton non abbia applicato la dovuta diligenza per accertare la sicurezza dell’edificio: se l’avesse fatto il Rana Plaza non sarebbe crollato. Già solo per questo, Benetton è responsabile della morte e della mutilazione di migliaia di persone e deve aumentare il suo contributo prendendo anche in considerazione l’opportunità di versare gli altri 6 milioni di dollari che mancano nel Fondo».