Bioplastiche, alcune rappresentano ancora una «criticità» per gli impianti di compostaggio
Menghetti (Sienambiente): «Riteniamo ci sia ampio margine di miglioramento in termini di grado di compostabilità da parte dei produttori»
[4 Dicembre 2020]
Le bioplastiche rappresentano un’importante innovazione tecnologica – e una filiera industriale che vede l’Italia tra i leader a livello globale – che permette di sostituire, in alcuni casi, plastica da fonti fossili con plastica da fonti rinnovabili. Ma è bene sapere che neanche queste rappresentano una bacchetta magica per l’economia circolare, semplicemente perché una panacea in questo campo non esiste: «Affrontare qualsiasi argomento contrapponendo (presunte) verità assolute e dogmatiche produce solo una semplificazione della realtà, che in verità è sempre complessa», dichiarano da Sienambiente, società che coi suoi impianti garantisce l’autosufficienza in termini di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti alla provincia di Siena.
Il sasso nello stagno è stato lanciato per la prima volta oltre un anno fa dal gestore dell’Ato Toscana centro, Alia, e ancora oggi rappresenta un nervo scoperto. A maggior ragione perché l’utilizzo di bioplastiche sta crescendo a vista d’occhio – nell’ultimo anno sono più che raddoppiati i volumi per gli articoli monouso, in aumento del +120% a livello nazionale – senza che però sia stato risolto il problema della gestione post-consumo. Un problema che da par suo Sienambiente conosce da vicino: questi materiali che sempre troviamo più spesso sugli scaffali dei supermercati e nelle nostre case, una volta diventati rifiuti e raccolti attraverso la raccolta differenziata dell’organico, arrivano nell’impianto di compostaggio delle Cortine (Asciano, SI). Impianto su cui peraltro l’azienda ha previsto di investire 20 milioni di euro in modo da ammodernarlo e garantire un miglior servizio all’economia circolare, in primis implementando la tecnologia di biodigestione anaerobica che permetterà di produrre biometano.
Il problema delle bioplastiche è che per le loro caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità vanno conferite all’interno dei contenitori deputati alla raccolta della frazione organica, ma di fatto per essere correttamente trattate richiedono impianti con caratteristiche molto diverse (in termini di condizioni di temperatura, umidità, tempo di trattamento, etc) rispetto a quelle necessarie per gli altri rifiuti organici. Soprattutto se si parla di plastiche rigide, come quelle di piatti e bicchieri, anziché degli shopper.
«Alcune tipologie di plastiche compostabili, non tutte quelle in commercio, rappresentano una criticità per i nostri impianti di compostaggio – spiega a Green &blue Fabio Menghetti, direttore tecnico di Sienambiente, gestore rifiuti toscano – e data la forte crescita, è importante trovare il modo di trasformarli in ammendanti riducendo al minimo la produzione di scarti. Riteniamo ci sia amplio margine di miglioramento in termini di grado di compostabilità da parte dei produttori. Allo stesso tempo anche l’ottimizzazione dei parametri di processo e l’utilizzo di particolari pretrattamenti può dare importanti benefici in termini di recupero».
Per Sienambiente, le plastiche compostabili sono dunque un’opportunità ecologica ma ne deve essere migliorata, nella fase di produzione dell’imballaggio, il grado di compostabilità. Inoltre, per il loro corretto trattamento e ridurre al minimo gli scarti non è da escludere, prima di essere avviati nel processo di compostaggio, un pretrattamento.
L. A.