Confindustria: bene la differenziata a oltre il 70%, ma «occorre fare i conti col fattore tempo da un lato, con la forte rimanenza di residui non riciclabili dall’altro»
Case Passerini, cosa sta succedendo? Il punto a una settimana dalla sentenza del Consiglio di Stato
Ieri Rossi, Nardella e Biffoni si sono incontrati per discutere delle «azioni da intraprendere al fine di evitare il manifestarsi di una situazione emergenziale nella gestione dei rifiuti»
[30 Maggio 2018]
Il Consiglio direttivo di Ato Toscana Centro ha «preso atto della sentenza del Consiglio di Stato sulla questione termovalorizzatore di Case Passerini» e – come riassumono dalla Città metropolitana di Firenze – ha verificato come tale sentenza abbia evidenziato la correttezza di tutti gli atti amministrativi, esclusa la parte legata agli interventi di mitigazione ambientale previsti nella Piana fiorentina (Boschi della Piana): da qui la decisione di dare «mandato al direttore di Ato Toscana Centro di dare ottemperanza a tale sentenza, sollecitando l’ente competente – che è la Regione Toscana – ad adottare la modifica dell’autorizzazione annullata, inserendo la prescrizione suddetta», in modo che l’iter per la costruzione del termovalorizzatore possa ripartire.
Una posizione letta con «stupore» dal sindaco di Sesto fiorentino Lorenzo Falchi, storicamente contrario all’impianto, che pur riconosce «un problema nella gestione dei rifiuti che va affrontato con serietà nelle sedi politiche e amministrative, e va fatto immediatamente. Si convochi velocemente un tavolo Comuni-Ato-Regione – ha dichiarato ieri Falchi – per dare un contributo alla definizione del Piano regionale dei rifiuti che punti come indicato dal presidente Rossi sulle buone pratiche e sui principi dell’economia circolare».
Un primo passaggio propedeutico si è intanto chiuso proprio ieri sera nella sede della presidenza della Regione, dove il presidente Rossi e i sindaci di Firenze e Prato (rispettivamente Dario Nardella e Matteo Biffoni) si sono incontrati per discutere delle «azioni da intraprendere al fine di evitare il manifestarsi di una situazione emergenziale nella gestione dei rifiuti di Ato Toscana Centro e della Toscana».
Intanto dopo la sentenza su Case Passerini, in queste fasi caratterizzate da incertezza sulla gestione dei rifiuti prodotti ogni giorno dalle imprese e dai cittadini toscani, si registra una profonda inquietudine da parte del mondo industriale, tanto che Confindustria Toscana nord esprime non poche perplessità.
«La Regione Toscana – argomentano dall’Associazione del mondo produttivo – intende incentrare la gestione degli scarti civili e industriali sul riuso e sul riciclo, portando la raccolta differenziata (che peraltro non significa sempre riciclabile e recuperabile) a oltre il 70%: obiettivo condivisibile anche se occorrerebbero politiche di incentivazione per il consumo dei prodotti riciclati, che faticano ad affermarsi sui mercati. Con obiettivi così ambiziosi occorre fare i conti col fattore tempo da un lato, con la forte rimanenza di residui non riciclabili dall’altro», adombrando accanto a quest’evidenza un esempio locale: «Considerando l’area Firenze-Prato-Pistoia, se anche tutte raggiungessero la quota di differenziata più elevata, che è quella di Prato con il 70%, rimarrebbero almeno 250.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani da smaltire ogni anno, alle quali sono da sommare 50.000 tonnellate di rifiuti tessili e ulteriori volumi di altri settori (in Toscana la produzione di rifiuti speciali è circa il quadruplo di quella dei rifiuti urbani, ndr). Una mole imponente».
Da qui le due domande rivolte da Confindustria direttamente al presidente Rossi: «Come intende gestire i rifiuti del tessile, della carta, del manifatturiero in genere, da domani a quando il suo piano porterà risultati? Quali soluzioni propone per il 30% di rifiuti solidi urbani che rimarrebbero comunque da smaltire, più i rifiuti delle imprese?».
L. A.