Commissione Ue, poco coraggio contro la crisi energetica: il price cap sul gas resta a metà
von der Leyen: «Investire di più e più rapidamente nella transizione verso l'energia pulita è la nostra risposta strutturale a questa crisi energetica»
[19 Ottobre 2022]
La Commissione europea ha presentato ieri ulteriori proposte contro la crisi energetica in corso, l’ennesimo intervento a partire dal pacchetto di misure sui prezzi dell’energia adottato nell’ottobre 2021, ben prima che le difficoltà legate ai colli di bottiglia creati dalla pandemia venissero esacerbati dalla crisi climatica (la siccità ha ridotto in primis la produzione idroelettrica e quella da nucleare) e infine dall’invasione russa dell’Ucraina.
L’attesa per le decisioni comunitarie – insieme agli stoccaggi di gas europei pressoché pieni (92%), e ad un autunno estremamente mite – ha di per sé contribuito a far scendere il prezzo del gas sul mercato Ttf (tornato a 114€/MWh), ma la crisi è ben lontana dal chiudersi. Anche perché, di fatto, da Bruxelles continuano ad arrivare proposte troppo timide in quanto segnate dal disaccordo tra Stati membri.
«Per il prossimo inverno – sintetizza la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – introdurremo un meccanismo temporaneo per limitare i prezzi eccessivi, nel frattempo metteremo a punto un nuovo parametro di riferimento in modo che il Gnl sia scambiato a un prezzo più equo. Forniamo strumenti giuridici per l’acquisto congiunto di gas da parte dell’Ue, garantiamo solidarietà nella sicurezza dell’approvvigionamento per tutti gli Stati membri e negoziamo con i nostri fornitori affidabili per garantire il gas a prezzi accessibili. Ma dobbiamo anche accelerare gli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle infrastrutture. Investire di più e più rapidamente nella transizione verso l’energia pulita è la nostra risposta strutturale a questa crisi energetica».
Più nel dettaglio, dalla Commissione sono arrivate tre proposte che prevedono l’aggregazione della domanda Ue tramite l’acquisto in comune di gas per negoziare prezzi migliori; creare un nuovo valore di riferimento per il prezzo del Gnl entro marzo 2023 e, più a breve termine, individuare un price cap «dinamico» sulla borsa del gas Ttf insieme a un «corridoio temporaneo dei prezzi» per evitare impennate estreme nei mercati dei derivati; nuove norme di solidarietà fra Stati membri in caso di carenze di approvvigionamento.
In concreto, da una parte si propone una partecipazione obbligatoria delle imprese degli Stati membri all’aggregazione della domanda dell’Ue per soddisfare almeno il 15% dei rispettivi obiettivi di stoccaggio. Il meccanismo da attivare «in caso di necessità» sul Ttf permetterebbe invece di impedire operazioni di mercato a un prezzo superiore al limite dinamico del prezzo: di fatto una versione molto edulcorata del price cap suggerito a suo tempo dal Governo Draghi, sulla quale peraltro non c’è ancora accordo in merito ai meccanismi di concreta applicazione.
Va un po’ meglio su un fronte essenziale per il contenimento dei prezzi, ovvero la riduzione della domanda di gas. Da un’analisi preliminare basata sulle relazioni degli Stati membri, emerge infatti che in agosto e settembre il consumo di gas dell’Ue sarebbe inferiore di circa il 15% alla media dei 5 anni precedenti.
«Sforzi analoghi saranno necessari ogni mese fino a marzo per conformarsi al regolamento del Consiglio», spiegano dalla Commissione Ue, ma ancora il target per la riduzione della domanda non è obbligatorio. E se la domanda di gas non cala, difficilmente lo faranno i prezzi.
Per rafforzare la preparazione a eventuali emergenze, la Commissione si è limitata ieri a proporre «misure che consentano agli Stati membri di ridurre ulteriormente i consumi non essenziali per garantire la fornitura di gas ai servizi e alle industrie essenziali e di estendere la protezione della solidarietà a volumi critici di gas per la produzione di energia elettrica. Ciò non dovrebbe in ogni caso incidere sul consumo delle famiglie che sono clienti vulnerabili».
Per ridistribuire più equamente gli impatti della crisi energetica, sostenendo le fasce sociali più deboli senza gravare eccessivamente sui bilanci pubblici, sarebbe però necessaria un’altrettanto equa redistribuzione di reddito e ricchezza – ad esempio tramite tasse patrimoniali o aliquote più progressive sui redditi – che restano però fuori dal perimetro del dibattito.
«I prossimi inverni saranno difficili, ma il pacchetto odierno (di ieri, ndr) aiuta a riscaldare le famiglie europee e a far funzionare l’industria – commenta il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans – In risposta all’estrema volatilità dei prezzi causata dall’uso dell’energia come arma da parte di Putin, la Commissione si sta adoperando anche per ripristinare la stabilità del mercato dell’energia. Ma i combustibili fossili a basso costo saranno eliminati e dobbiamo quindi accelerare la transizione verso le energie rinnovabili. Per questo dobbiamo riflettere su come finanziare ulteriori investimenti nella transizione energetica verde dell’Europa attraverso RePowerEu».
Nel frattempo, nel corso del mese la Commissione proseguirà i lavori in altri settori, fra l’altro rivedendo il quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato ed elaborando ulteriori modalità per limitare l’impatto dei prezzi elevati del gas sui prezzi dell’energia elettrica: potrebbe essere un’apertura al disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità generata a partire dal gas e quella proveniente da altre fonti, in primis le più economiche energie rinnovabili.