Dal laboratorio Ref ricerche un nuovo position paper

Economia circolare, a che punto sono le riforme previste dal Pnrr?

«Occorrono iniziative di (in)formazione e sensibilizzazione per cittadini e istituzioni, per maturare una consapevolezza oggettiva e scientifica nei confronti dell’economia circolare»

[25 Gennaio 2022]

La “rivoluzione verde” dell’economia circolare, nel Pnrr approvato dal Governo Draghi, è appeso molto più alle riforme – su tutte la Strategia nazionale per l’economia circolare e il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti – che alle risorse economiche effettivamente stanziate.

Come ricorda l’ultimo position paper sfornato dal laboratorio Ref ricerche, a fronte di un totale ascrivibile al Pnrr di 191,5 miliardi di euro, le risorse direttamente destinate al ciclo dei rifiuti ammontano a 2,1 miliardi, così suddivisi: 1,5 miliardi di euro volti alla “Realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti”; 600 milioni di euro per “Progetti ‘faro’ di economia circolare”.

Poco, com’è evidente: a maggior ragione l’attesa è molto alta sul percorso di riforma normativa, che dovrebbe essere traguardato entro la metà di quest’anno. Per fare cosa?

Secondo l’analisi del Ref ricerche, in primo luogo c’è forte necessità di definire tempi certi e percorsi semplificati per tutto l’insieme di procedure autorizzative legate al settore dei rifiuti, dato che – come mostra da ultimo l’analisi della Corte dei conti – gli impianti anche quando programmati non si fanno, con conseguenti impatti anche sulla Tari pagata dai cittadini.

Sotto questo profilo risulta particolarmente urgente riannodare il filo della fiducia nel tessuto sociale italiano, dilaniato dalle sindromi Nimby e Nimto che frenano ogni aspirazione di guidare la re-industrializzazione italiana verso orizzonti più sostenibili.

«In questo senso – argomentano dal Ref – occorrono iniziative di (in)formazione e sensibilizzazione capillari, rivolte sia ai cittadini sia alle istituzioni pubbliche, così che possa maturare una consapevolezza oggettiva e scientifica nei confronti dell’economia circolare. Del resto, il settore necessita di un concreto piano di azione e da un pacchetto di proposte normative che conduca in tempi rapidi alla semplificazione e alla piena digitalizzazione degli adempimenti, consentendo di efficientare i processi e di ridurre l’onere amministrativo».

Tra i principali compiti di (in)formazione spicca la necessità di riorientare il pubblico dibattito sui rifiuti, facendo in modo che non restino fuori i rifiuti speciali (che pesano per oltre l’80% del totale ma sono costantemente ignorati con conseguenti problematiche sul lato impiantistico, come testimonia anche l’ultimo report Ispra in materia.

È altrettanto urgente potenziare alcuni istituti giuridici fondamentali per l’economia circolare, in primis l’End of waste (accelerando l’approvazione dei nuovi decreti), il sottoprodotto (con cui si favorisce il reimpiego di sostanze o scarti altrimenti e spesso erroneamente considerati rifiuti), il Green public procurement (in forte ritardo) e il sistema dei Criteri ambientali minimi (da rendere automaticamente applicabile, oltre che efficace)

La bussola per guidare l’intero pacchetto di riforme resta la gerarchia europea per la corretta gestione dei rifiuti, ben lungi dall’essere effettiva nel nostro Paese, e sui sistemi Epr che sono tenuti a prevedere misure che incoraggiano “lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti e componenti dei prodotti adatti all’uso multiplo, contenenti materiali riciclati, tecnicamente durevoli e facilmente riparabili e che, dopo essere diventati rifiuti, sono adatti a essere preparati per il riutilizzo e riciclati per favorire la corretta attuazione della gerarchia dei rifiuti”.

In tal senso, secondo il Ref ricerche la Strategia sarebbe la cornice più adatta per l’introduzione di due strumenti economici che sostanzino il principio della gerarchia dei rifiuti: l’indicazione di uno strumento concreto, come quello dei Certificati del Riciclo (CdR), per la creazione di un mercato robusto per le materie prime seconde (mps), e una riforma dell’ecotassa (il c.d. “tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti”), per rendere lo smaltimento in discarica effettivamente sconveniente.

«Allo scopo di stimolare la domanda di prodotti riciclati, agli strumenti di mercato sarebbe opportuno affiancare incentivi fiscali per materiali e prodotti “circolari”, che svolgano la funzione di rendere più convenienti le mps rispetto ai prodotti vergini», concludono dal Ref ricerche.

L. A.