Economia circolare, in Ue l’uso di materiali da riciclo è fermo al palo da un decennio

L'Italia è addirittura in retromarcia, eppure dovrebbe raddoppiare entro il 2030: dall’Agenzia europea dell’ambiente una strategia in tre punti

[19 Maggio 2023]

Secondo l’ultimo briefing prodotto sull’economia circolare dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), l’Ue «utilizza quantità insostenibili di materiali» per mandare avanti la propria economia, attingendo troppo poco dal riciclo.

Il tasso di utilizzo di materia prima proveniente dal riciclo (Cmur) nel 2021 si è fermato infatti all’11,7%: ciò significa che, delle 7,2 miliardi di tonnellate di materiali utilizzati nell’economia europea, l’11,7% è costituito da rifiuti riciclati.

Il piano d’azione Ue per l’economia circolare, presentato nel 2020, impone di raddoppiare il Cmur entro il 2030, arrivando al 23,4% (il Cmur del 2020 è stato infatti ricalcolato dall’Eurostat all’11,7%, sebbene una prima analisi lo indicasse all’11,2%).

Ma l’obiettivo resterà irraggiungibile, se i progressi continueranno a questo ritmo. Raddoppiare il Cmur significa un aumento medio dell’1,3% ogni anno, ma di fatto il tasso è cresciuto solo dello 0,4% annuo nel periodo 2004-2010 e ancora meno (0,1% annuo) nell’ultimo decennio (era al 10,8% nel 2010).

Un problema che riguarda da vicino anche l’Italia. Il  tasso di utilizzo di materia prima proveniente dal riciclo nel nostro Paese resta superiore alla media Ue, ma è in retromarcia: il dato 2021 è tornato infatti a quello del 2017 (18,4%).

Come migliorare? Investire in ecodesign per la circolarità può contribuire sia a ridurre l’uso di materiale vergine sia ad aumentare il riciclaggio, e può quindi aumentare il Cmur. Ma la Eea è molto netta nell’affermare che neanche incrementare il solo riciclo sarebbe sufficiente.

Occorre piuttosto una strategia in tre mosse, a livello Ue: aumentare il riciclo di tutti i rifiuti (urbani e speciali) dal 40 al 70%; ridurre del 15% l’input di materia nel metabolismo economico; ridurre di un terzo l’uso dei combustibili fossili.

In questo modo, il Cmur al 2030 salirebbe al 22%, un risultato onorevole rispetto pur non traguardando comunque il 23,4%.

«Gli sforzi – argomenta la Eea – dovrebbero concentrarsi in particolare sulla riduzione dell’uso e sull’aumento del riciclo di minerali non metallici, come i materiali da costruzione, poiché questi rappresentano circa la metà di tutti i materiali utilizzati. Non tutti i materiali utilizzati nella nostra economia hanno gli stessi impatti ambientali. I combustibili fossili e la biomassa rappresentano la quota più elevata dell’impronta ambientale materiale e sono i maggiori contributori al degrado ambientale, seguiti da metalli e minerali non metallici. Le misure dovrebbero quindi concentrarsi anche sulla riduzione del consumo di combustibili fossili e sul rendere più sostenibile la produzione di biomassa».