Geotermia e salute, entro fine anno i risultati dell’indagine InVetta. Ecco cosa sappiamo finora

Due anni per la raccolta dati, oltre 2mila cittadini coinvolti sull’Amiata. Voller: «Ora inizia la fase di analisi, che richiederà diversi mesi di lavoro»

[7 Giugno 2019]

Ci sono voluti esattamente due anni per concludere la fase di raccolta dati dell’indagine InVetta, il progetto voluto dalla Regione Toscana per approfondire lo stato di salute e i fattori di rischio degli amiatini: circa 2060 cittadini sono stati coinvolti, indagando a fondo le loro singole storie di residenza, di malattia e l’esposizione all’acido solfidrico (H2S) – caratteristico delle aree geotermiche – come agli altri inquinanti emessi dalle centrali geotermiche storicamente presenti sul territorio, per capire davvero e non a lume di naso se ci sono o meno riflessi sulla salute.

Il lavoro condotto dall’Ars Toscana (ovvero un organismo terzo e pubblico, l’Agenzia regionale di sanità) per portare avanti l’Indagine di biomonitoraggio e valutazioni epidemiologiche a tutela della salute nei territori dell’Amiata è stato lungo e meticoloso. Da maggio 2017 a oggi sono stati raccolti campioni di sangue e urine per determinare la presenza di metalli pesanti (arsenico, mercurio, cromo, tallio e tanti altri) e per effettuare alcuni esami di laboratorio come glicemia, colesterolo, transaminasi etc. Inoltre ai partecipanti è stata fatta una visita per misurare la pressione, rilevare peso e altezza ed eseguire una spirometria per valutare la loro salute respiratoria. Infine è stato loro somministrato un questionario approfondito su abitudini, ambiente di vita e di lavoro, storia clinica personale e percezione del rischio. Si è trattato di una quantità considerevole di analisi e controlli, tutti gratuiti per i cittadini, che adesso andranno esaminati a fondo.

«InVetta è un progetto voluminoso e importante – spiega Fabio Voller, coordinatore dell’Osservatorio di epidemiologia dell’Ars – che ha richiesto un impiego considerevole di risorse. Vogliamo innanzitutto ringraziare tutti i cittadini che con la loro partecipazione hanno reso possibile lo studio, e poi tutti i professionisti della Asl Sud-est, medici, infermieri amministrativi, tecnici di laboratorio, medici di famiglia e tutti gli operatori che in questi due anni hanno svolto un lavoro davvero importante. Ora inizia la fase di analisi dei dati, anch’essa voluminosa, che richiederà diversi mesi di lavoro».

La restituzione dei risultati è infatti prevista entro la fine del 2019. Il più recente punto della situazione offerto dall’Ars in materia risale invece all’autunno scorso, grazie ad un’assemblea pubblica svoltasi nel Comune di Arcidosso. Dai risultati preliminari dello studio non emerse alcuna relazione tra aumento delle concentrazioni di H2S e rischio di mortalità per cause naturali e tumori, anzi gli esposti a concentrazioni più alte di H2S mostrano un rischio di mortalità e ricovero per tumori più basso dei non esposti, soprattutto nelle donne. Per quanto riguarda in particolare l’aggiornamento degli indicatori di mortalità aggregati a livello comunale, il dato più interessante riguarda l’andamento storico degli eccessi di mortalità generale dei comuni amiatini: dopo i picchi del 13-14% registrati nel periodo 2000-2006, che erano presenti nel report del Cnr del 2010, negli ultimi anni disponibili dal 2009 al 2015, l’eccesso di mortalità generale negli uomini si è notevolmente ridotto al 3,3%. Persiste invece l’eccesso di mortalità per tumori, sempre nei maschi e non nelle donne, che nel periodo 2009-2015 si assesta al 13%, dopo i picchi del 20% registrati negli anni precedenti (2000-2006).

Dagli esiti del monitoraggio InVetta si potrà avere un quadro più preciso. Più in generale è comunque possibile notare – in ogni caso senza evidenze di causalità, in un senso come nell’altro – che da una parte i tassi di mortalità nell’area geotermica toscana sono costantemente in calo dagli anni ’70, mentre la produzione di energia elettrica da geotermia è costantemente in crescita.