Il 22 dicembre attesi i risultati dello studio epidemiologico sull’Amiata

La geotermia guarda avanti in Toscana, tra studio InVetta e riutilizzo della CO2

Rossini: «Da gennaio partirà l’iter autorizzativo per la cattura e riutilizzo della CO2 in uscita dalla centrali 4 e 5 di Piancastagnaio, rendendola così disponibile per usi alimentari e altri impieghi industriali»

[13 Dicembre 2021]

La geotermia è una fonte rinnovabile che da anni è in forte crescita nel mondo, mentre in Italia e in Toscana nello specifico paga una fase di stallo che finalmente inizia adesso a dischiudersi.

Il workshop scientifico organizzato oggi da Enel a Larderello ha prodotto una visione chiara sulle emissioni climalteranti – ovvero CO2 e metano – legati alla naturale presenza di questa risorsa, chiarendo che le emissioni rilasciate dalle centrali non hanno alcun impatto negativo sul clima, essendo semplicemente sostitutive rispetto al degassamento naturale che comunque sarebbe arrivato dai suoli. Ma i nuovi progetti che la Toscana sta mettendo in campo puntano ad andare oltre, adottando i principi dell’economia circolare per ridurre ulteriormente anche quello che sarebbe l’impatto naturale.

«La geotermia non è solo elettricità, ma sostenibilità a tutto tondo – argomenta Luca Rossini, responsabile Geotermia di Enel green power Italia – si tratta di un’attività industriale che vuole favorire lo sviluppo del territorio a 360 gradi. Per questo, dopo due anni di studi di prefattibilità, da gennaio partirà l’iter autorizzativo per la cattura e riutilizzo della CO2 in uscita dalla centrali 4 e 5 di Piancastagnaio, rendendola così disponibili per usi alimentari e altri impieghi industriali. In questo modo sarà possibile recuperare il 20% della CO2 rilasciata dalle amiatine, con l’obiettivo di mettere in esercizio l’impianto nel giugno 2024».

Si tratta di un progresso molto importante, soprattutto considerando che – come dimostrato dalle ricerche internazionali presentate oggi a Larderello – nelle aree geotermiche le emissioni di gas serra (CO2 e CH4) non incrementano ma restano costanti ripartendosi tra emissioni naturali ed emissioni dagli impianti geotermici.

Proprio prendendo in considerazione quando emerso dai queste ricerche scientifiche, il concetto di emissioni sostitutive è stato recepito nello studio Lca (Life cycle assessment), effettuato da Rina consulting relativo alle centrali geotermiche italiane. Questo studio è l’aggiornamento di quanto già sviluppato su richiesta dell’Ue e riportato nel report dal titolo “Ernst & Young, RINA Consulting S.p.A., VITO, “Study on ‘Geothermal plants’ and applications’ emissions: overview and analysis’ – doi: 10.2777/755565 (April 2020)”. Sulla base di ciò si evidenzia che l’impatto serra delle centrali geotermiche italiane è del tutto trascurabile (valori di climate change prossimi a zero range 0 g/kWh di CO2eq), se si considerano sostitutive le emissioni di CO2 e CH4 dalle centrali.

Già nelle prossime settimane, invece, ci saranno importanti novità per quanto riguarda gli studi che permettono di mettere in relazione la salute dei cittadini dell’Amiata con l’attività geotermoelettrica. Come anticipato dall’assessora all’Ambiente Monia Monni, il 22 dicembre verranno infatti presentati i risultati – attesi dal 2019 – dello studio epidemiologico InVetta, condotto da un ente scientifico pubblico e super partes come l’Agenzia regionale di sanità: «Risultati – anticipa Monni – che sono particolarmente rassicuranti per la salute, anche rispetto alla scelta di potenziare in maniera sostanziale il comparto geotermico».