Il focus di Elettricità futura e Anie federazione
L’Italia accumula ritardi sulle rinnovabili, ora servono +12 GW l’anno per gli obiettivi Ue
Ma il potenziale resta elevato, col nostro Paese come terzo mercato potenziale al mondo per l’eolico offshore
[19 Settembre 2023]
L’Europarlamento ha approvato la nuova direttiva Red III, che al 2030 obbliga a soddisfare almeno il 42,5% della domanda europea di energia da fonti rinnovabili; per l’Italia significa più che raddoppiare la penetrazione attuale (19%) ma i nuovi impianti avanzano col contagocce.
In coerenza con l’iniziativa europea RePowerEu, il piano al 2030 del settore elettrico – elaborato dalla confindustriale Elettricità futura, che rappresenta il 70% del mercato italiano – prevede l’installazione di 85 GW di nuovi impianti a fonte rinnovabile nel periodo 2022-2030 (di cui 25 GW eolico) per portare la potenza totale rinnovabile installata in Italia a 143 GW.
Secondo dati Terna, a fine 2021 la potenza totale rinnovabile in Italia era pari a 58 GW. Nel 2022 sono stati installati 3 GW di rinnovabili in Italia, 11 in Germania, 6 in Spagna e 5 in Francia; per il 2023, invece, sempre Elettricità futura e la confindustriale Anie federazione stimano che in Italia vengano aggiunti altri 6 GW (da inizio anno, ad oggi siamo a 3 GW). Sono dunque 76 i GW di rinnovabili da installare in Italia dal 2024 al 2030 per centrare l’obiettivo.
«Considerando che circa 8 GW degli impianti esistenti dovranno essere sostituiti perché obsoleti – sottolineano da Elettricità futura e Anie – per raggiungere i 143 GW al 2030 sarà necessario realizzare oltre 12 GW all’anno (dai 10 ipotizzati in partenza, ndr), con notevoli vantaggi per l’economia e l’occupazione nazionale. Si tratta di un percorso che permetterà di creare in Italia 360 miliardi di euro benefici economici e 540.000 nuovi posti di lavoro al 2030».
In questo contesto l’eolico offshore potrebbe rappresentare un’importante leva per la decarbonizzazione, come evidenziato ieri nel seminario sul tema organizzato da Elettricità futura e Anie.
«L’eolico offshore flottante in Italia è la tecnologia più giovane e secondo gli studi del Politecnico di Torino ha un potenziale di 207,3 GW, pari a 3,4 volte la potenza rinnovabile totale installata al 2022. Secondo il Global wind energy council, l’Italia è il terzo mercato a livello mondiale per potenziale di sviluppo dell’eolico galleggiante, con l’Europa area geografica leader per le tecnologie eoliche offshore», spiegano i due attori.
Non a caso ‘interesse degli operatori è in crescita, con le richieste di connessione di impianti eolici offshore che ammontano a circa 100 GW. Ma di fatto ad oggi ci sono appena 10 pale eoliche in esercizio lungo le coste nazionali; installate di fronte al porto di Taranto dopo un iter autorizzativo lungo 14 anni, valgono 30 MW.
«I fondali del Mediterraneo – argoment Filippo Girardi, presidente Anie federazione non consentono l’ancoraggio sul fondale marino e richiedono, invece, i sistemi galleggianti che non sono così diffusi a livello globale. L’Europa ha oggi un ruolo di leadership su queste tecnologie. Il fattore tempo è fondamentale per raggiungere gli obiettivi entro il 2030; determinante sarà la sinergia tra i vari attori della filiera e il sincronismo dei loro investimenti in un quadro normativo che agevoli e acceleri le iniziative, unitamente ai sistemi di accumulo».
Il richiamo al quadro normativo non è casuale, dato che su questo fronte sono molti i fattori che bloccano l’avanzata dell’eolico offshore in Italia: dalla lunghezza elefantiaca dei processi autorizzativi all’assenza del Piano di gestione degli spazi marittimi. Così, mentre altri Stati come Malta si stanno dando da fare per sfruttare l’energia del vento in mare, l’Italia rischia di rimanere indietro.
«Bisogna lavorare per rendere competitivo l’eolico offshore flottante – conclude Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità utura – Inizialmente anche il solare comportava costi più elevati che nel giro di pochi anni sono drasticamente calati. Disporre di un quadro autorizzativo efficace aiuterà certamente anche questo settore innovativo. Lo sviluppo dell’eolico offshore galleggiante promette importanti sinergie tra la filiera nazionale dell’eolico e il comparto manufatturiero italiano, due eccellenze del Mmade in Italy competitive a livello mondiale. Possiamo sviluppare la filiera nazionale facendo leva sui primati industriali raggiunti dall’Italia a livello europeo nei settori del ferro e dell’acciaio e nella produzione di piattaforme galleggianti».