Per l’Italia l’Earth overshoot day è già arrivato, siamo in debito col pianeta dal 14 maggio

A livello globale il Giorno del sovrasfruttamento cade domani: se tutta la popolazione mondiale volesse assumere il nostro stile di vita occorrerebbero 2,7 pianeti come la Terra

[21 Agosto 2020]

Esattamente sei mesi fa, il 21 febbraio, venne confermato in Italia il primo caso autoctono di Covid-19. Una data spartiacque: da allora c’è stato il lockdown, il crollo del Pil più grave mai registrato e soprattutto 256.118 contagiati insieme a 35.418 morti – numeri che continuano a crescere. In compenso la nostra pressione sull’ambiente si è ridotta in modo brusco come l’economia, tanto che nel primo semestre le nostre emissioni di CO2 sono crollate del 17%.

Ma anche dal punto di vista ambientale non c’è niente da festeggiare, sia perché si tratta solo di dati legati all’emergenza, sia perché l’impronta ecologica dell’Italia continua ad essere ben più pesante di quella media mondiale: se a livello globale l’Earth overshoot day cade domani, nel nostro Paese è arrivato con oltre tre mesi d’anticipo, il 14 maggio, come confermano dal Global footprint network che calcola ogni anno la data.

Questo significa che da allora e fino al 31 dicembre, vivremo (per quest’anno) in debito col pianeta: da un lato il consumo umano di risorse biologiche, dall’altra la capacità degli ecosistemi italiani di rigenerarle (o di assorbire i nostri scarti, in primis le emissioni di CO2).

A livello globale, l’umanità utilizza attualmente il 60% in più di quanto si possa rinnovare: è come se utilizzassimo le risorse di 1,6 pianeti Terra. Dall’Earth overshoot day fino alla fine dell’anno, l’umanità andrà dunque ad accrescere il proprio deficit ecologico con la Terra; un deficit che è aumentato pressoché costantemente da quando il sovrasfruttamento ecologico è iniziato a partire dai primi anni ’70. Ma la situazione italiana è ancora più drammatica.

Per soddisfare i nostri consumi di risorse biologiche in modo sostenibile l’Italia dovrebbe essere circa 4,7 volte più grande, e se tutta la popolazione mondiale volesse assumere il nostro stile di vita occorrerebbero 2,7 pianeti come la Terra. Tutto questo naturalmente è impossibile, e le conseguenze sono soltanto due. Da una parte continuiamo ad erodere il capitale naturale che abbiamo a disposizione, compromettendo ulteriormente la sua capacità degli ecosistemi italiani di donarci risorse in futuro; dall’altra consumiamo risorse sottraendole ad altri territori.

La fobia per persone migranti alimentata ad arte dal sovranismo è una piaga che ancora non si è risanata, in compenso accettiamo molto volentieri l’arrivo di materie prime che migrano qui da altri Paesi. L’economia del nostro Paese metabolizza circa 500 milioni di tonnellate all’anno di materia prime, ma per circa il 65% si tratta di risorse importate dall’estero; al contempo produciamo oltre 170 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti, che continuiamo ad esportare al ritmo di migliaia di tonnellate l’anno perché non possiamo – o meglio non vogliamo – occuparcene all’interno dei nostri confini. Ma se la pandemia arriverà ad insegnarci qualcosa, è proprio che il mondo è tutto attaccato e denso di connessioni, che ci piaccia o no.