Il Consiglio regionale: «Non oltre settembre 2017 il documento preliminare al nuovo Prb»
Rifiuti, volano ancora gli stracci in Toscana
Nuova inchiesta, ma le imprese locali non sanno dove smaltire i propri scarti tessili
[27 Aprile 2017]
In Toscana, terra d’elezione dell’economia circolare, alla costante presenza delle singole eccellenze industriali di settore si alternano inchieste al sapor di scandalo nell’ambito della gestione dei rifiuti. Rifiuti speciali, soprattutto: ovvero le circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti derivanti da attività produttive, commerciali, di servizi che ogni anno vengono prodotte dalle aziende presenti nella nostra Regione, e che necessitano di essere adeguatamente gestite. Un quantitativo enorme, costantemente fuori dalle cronache e dal dibattito pubblico. Inchieste a parte.
L’ultima – ripercorrendo fatti a partire dal 2009 – è stata documentata ieri dall’Agi, e diffusamente rilanciata dai quotidiani locali. «Materie plastiche e stracci da Prato a Hong Kong – attacca il lancio d’agenzia –, con guadagni milionari per i clan cinesi ed italiani. Un affare milionario tra organizzazioni criminali, con la Camorra in prima fila che suscitava gli appetiti dei clan con i quali la criminalità del Dragone ha solidi contatti».
Prato, da sempre capitale mondiale per il recupero degli stracci, si trova così invischiata in pesanti ipotesi di reato. Com’è stato possibile? In attesa che l’inchiesta in corso arrivi a conclusione, per rispondere al difficile quesito è utile osservare come viene portata avanti la gestione sana degli scarti tessili, alla luce del sole e secondo la vigente normativa italiana.
A descrivere efficacemente la situazione, appena tre giorni fa, è il più diffuso quotidiano locale nell’area La Nazione: «Prato invasa dagli scarti tessili. È entrata in vigore la deassimilazione dei rifiuti, ma a tre mesi di distanza dalla sua introduzione il meccanismo di recupero e smaltimento si è già fermato, con conseguenze a dir poco pesanti. A dare il colpo di grazia al sistema è stata la chiusura della discarica del Cassero di Pistoia (in seguito a un incendio), attualmente sotto sequestro della procura. Un polmone che riceveva gran parte delle lavorazioni tessili pratesi. Così le aziende private che si occupano del recupero e dello smaltimento degli stracci (compresa Programma Ambiente, la partecipata di Alia) sono dovute ricorrere a soluzioni alternative o peggio ancora hanno smesso di ritirare i rifiuti. Il risultato? Artigiani e imprenditori costretti a pagare lo smaltimento a peso d’oro oppure costretti a convivere con quintali di scarti tessili in azienda». Maggiori dettagli sono forniti direttamente dal presidente di ‘Programma Ambiente’ Roberto Pagliocca: «Le discariche della Toscana sono tutte occupate e così siamo costretti a portare i rifiuti nel Nord Italia con notevoli costi aggiuntivi. Abbiamo dovuto ritoccare le tariffe, accollandoci comunque gran parte delle spese per il trasporto dei rifiuti fuori regione […] I rifiuti tessili hanno un alto potere calorico e non possono finire negli inceneritori. È per questo che dobbiamo ricorrere alle discariche, ma in questo momento non ci sono spazi disponibili e quelli che ci sono vengono venduti caro prezzo».
In altre parole, in Toscana mancano gli impianti necessari per gestire i rifiuti prodotti dalle aziende toscane, e il perenne caos nella normativa nazionale di settore ha acutizzato il problema. Una lacuna evidente in termini sia di danni ambientali (i rifiuti, comunque prodotti, devono essere trasportati altrove tipicamente su camion) sia di competitività economica (le aziende toscane devono sopportare costi maggiori rispetto alla concorrenza). Al contempo, è evidente come una situazione di costante emergenza presti più facilmente il fianco a infiltrazioni malavitose.
Come risponde la politica alle esigenze del territorio? Se del caos normativo nazionale abbiamo già detto, a preoccupare sono anche alcuni indirizzi che sembrano emergere dall’amministrazione toscana. Ieri il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza la mozione presentata dal Gruppo Sì-Toscana a sinistra, chiedendo di «redigere celermente, e comunque non oltre settembre 2017, il documento preliminare al nuovo Prb», ovvero il Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati approvato nel 2014 e già in fase di modifica. «Solo sposando i nuovi indirizzi europei sull’economia circolare – motivano i consiglieri di Sì Fattori e Sarti – volti a dare la priorità alla prevenzione, al riutilizzo, alla raccolta differenziata e al riciclaggio, si potrà finalmente cambiare decisamente rotta, archiviando per sempre lo smaltimento in discarica e i vecchi inceneritori». Paradosso vuole che proprio gli “indirizzi europei” sottolineino l’importanza di un approccio olistico (pur occupandosi quasi esclusivamente dei soli rifiuti urbani, sic), dove anche l’incenerimento con recupero energetico – dunque, la termovalorizzazione – è ben presente, e utile per quanto non può essere altrimenti recuperato. Compresi gli scarti che a sua volta derivano dalle operazioni di riciclo, come da qualunque altro processo industriale.