Rinnovabili in calo e CO2 in crescita nel 2022, l’Italia si allontana dalla decarbonizzazione

Enea: «È ora necessario che nei prossimi otto anni si registri una riduzione media annua delle emissioni di oltre il 5%, un tasso quasi triplo di quello che era necessario nel 2019»

[6 Aprile 2023]

Anche nel corso dell’ultimo anno sono cresciute le emissioni italiane di CO2, contribuendo così ad accelerare la crisi climatica in corso, ma l’incremento è meno peggiore del previsto.

Nella sua ultima Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, che guarda all’intero 2022, l’Enea stima infatti un incremento delle emissioni di CO2 su base annua pari a +0,5%, contro il +2% stimato a dicembre; l’Italia ha comunque fatto peggio della media dell’area euro, dove le emissioni sono state in calo di poco meno dell’1%.

Anche la contrazione dei consumi energetici italiani nel 2022 è stata di oltre il 3%, di poco inferiore alla media europea (-4%). «Come nel resto dell’Eurozona il crollo dei consumi energetici dell’ultimo trimestre è stato causato da contrazione della domanda e azioni di adattamento nell’industria, clima eccezionalmente mite a inizio stagione 2022-2023 dei riscaldamenti e misure di contenimento dei consumi», spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che coordina l’Analisi.

A livello di prezzi medi 2022 rispetto al 2021, quello dell’elettricità è cresciuto di oltre il 100%, mentre quello del gas è aumentato del 57%. «Alla crisi dei prezzi – aggiunge Gracceva – non si è sommata una crisi di disponibilità fisica delle risorse, grazie alle importazioni record di gas naturale liquefatto in Europa e al calo dei consumi, oltre che al clima mite di fine 2022. A partire dagli ultimi mesi dell’anno, tutto ciò ha determinato un deciso ridimensionamento dei prezzi del gas, e a ruota di quelli dell’elettricità, ma l’equilibrio del mercato del gas resta fragile. Al di là del breve periodo, gli alti prezzi restano una grave minaccia alla competitività dell’industria europea, basti pensare come nei due principali paesi manifatturieri dell’Ue, Germania e Italia, la produzione industriale dei beni più energivori sia stata fortemente negativa nel 2022».

Per combattere gli alti prezzi energetici, l’unica soluzione strutturale passa da un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili in sostituzione di quelle fossili. Ma in Italia continua invece a peggiorare il trend di decarbonizzazione: a livello di fonti primarie, il calo dei consumi è il risultato di un minor impiego di gas (-10%) e fonti rinnovabili (-12%), anche a fronte di un maggior ricorso a petrolio (+5,5%) e carbone (+29%).

E se le rinnovabili sono arrivate a coprire un modesto 20% dei consumi finali di energia – dovranno arrivare almeno al 42,5% al 2030, secondo i nuovi obiettivi Ue –, il dato è stato raggiunto solo per il calo dei consumi stessi.

Basti osservare l’andamento dell’indice Ispred (-54%) elaborato da Enea per misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, emissioni e sicurezza. «Gli indicatori relativi alla dimensione decarbonizzazione dell’Ispred hanno subito una caduta verticale e sono ora di gran lunga sul valore minimo della serie storica – argomenta l’Analisi dell’Agenzia nazionale –  L’aumento delle emissioni ha infatti ha allontanato ancor più il sistema dalla traiettoria coerente con gli obiettivi 2030: con l’innalzamento dell’asticella deciso in sede Ue (-55% entro il 2030) è ora necessario che nei prossimi otto anni si registri una riduzione media annua di oltre il 5%, un tasso quasi triplo di quello che era necessario nel 2019 per raggiungere l’obiettivo allora fissato nel Pniec», il Piano che l’Ue chiede di aggiornare entro giugno.

Alcuni segnali positivi emergono infine sul fronte delle tecnologie low-carbon, in particolare per la mobilità elettrica: i dati più aggiornati sui brevetti per accumulatori e sistemi di ricarica mostrano per l’Italia un lieve recupero dello svantaggio accumulato rispetto ai più rilevanti Paesi europei, con un miglioramento anche nell’interscambio commerciale dei veicoli elettrici.

Anche in questo caso, però, l’Analisi Enea documenta che nel complesso il deficit commerciale nel comparto low-carbon è aumentato del 14% nel 2022, sfiorando il valore di 3 miliardi e 700 milioni (0,32% del Pil). A pesare maggiormente sono state le importazioni di pannelli fotovoltaici e veicoli ibridi plug-in, ma soprattutto di accumulatori agli ioni di litio che da soli rappresentano il 56% del disavanzo nel settore low-carbon.