Terna, dalle rinnovabili richieste di connessione per +300 GW ma solo +2 GW in esercizio
Il caso dell’eolico offshore: entro l’anno rilasciate soluzioni di connessione per 95 GW, ma in funzione c’è solo l’impianto di Taranto da 30 MW
[23 Novembre 2022]
Nel corso del workshop nazionale Energie rinnovabili – Offshore 2022 organizzato da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, è emerso un trend in forte crescita per le richieste circa l’installazione di nuovi impianti rinnovabili, ma la quasi totalità di questi non è entrata in esercizio.
«A ottobre – spiegano da Terna – le richieste di connessione alla rete di trasmissione nazionale di nuovi impianti green hanno raggiunto il valore complessivo di circa 300 GW di potenza (di cui il 36% da fonte solare e il 74% da fonte eolica onshore e offshore). Un dato significativo, pari a oltre 4 volte il fabbisogno di 70 GW di nuova capacità rinnovabile necessario per raggiungere i target climatici definiti dal nuovo pacchetto legislativo Ue ‘Fit-for-55’ al 2030», che peraltro diventano 85 GW per rispettare le indicazioni in arrivo dall’iniziativa RePowerEu.
Evidentemente non è necessario che tutti gli impianti in attesa entrino in funzione, ma è altrettanto vero che già oggi secondo Terna l’obiettivo dei +70 GW «appare raggiungibile sia dal punto di vista tecnico che della maturità del mercato».
Eppure, a fronte di richieste di autorizzazione per 300 GW, dall’inizio di quest’anno a fine settembre è sempre Terna a certificare che «la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 2.011 MW. Tale valore è superiore di 1.173 MW (+140%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente», ma resta sempre abbondantemente in ritardo rispetto alla tabella di marcia indicata dagli obiettivi europei RePowerEu, per rispettare i quali dovremmo installare circa 10 GW l’anno (target non distante dagli impianti installati in Italia nell’anno di picco, il 2011) da qui al 2030.
L’enorme distanza tra i 2 GW di impianti rinnovabili effettivamente entrati in esercizio quest’anno e le domande di connessione alla rete per 300 GW si annida nell’accidentato percorso autorizzativo che questi impianti devono attraversare, prima di arrivare all’ok finale. Di per sé, il rilascio del benestare all’allaccio alla rete da parte di Terna non testimonia dunque l’entrata in funzione degli impianti. Anzi, è dopo questo step che iniziano i problemi, perché c’è da superare lo scoglio dell’iter autorizzativo.
Mentre l’Europa punta ad accelerare l’iter di approvazione degli impianti rinnovabili, concludendo l’intero percorso in 9-18 mesi, in Italia il permitting si allunga a 7 anni in media.
A certificarlo è lo stesso ministero dell’Ambiente, quando spiega che «i motivi del rallentamento degli investimenti in rinnovabili sono da ricercarsi prevalentemente negli ostacoli di natura autorizzativa», e che «se si considera la totalità delle richieste di autorizzazione presentate fino a oggi, il 50 per cento riguarda impianti che non sono mai stati realizzati, mentre il rimanente 50 per cento delle richieste ha impiegato in media sei anni in più rispetto al limite di un anno fissato per legge per essere approvate. La competenza concorrente tra Stato e Regioni si traduce inoltre nella diffusione di regimi autorizzativi eterogenei sul territorio, con riflessi sulle tempistiche».
Si prenda ad esempio il caso dell’eolico offshore, sul quale si è concentrato il workshop di ieri: solo su questo fronte, a fine ottobre le richieste di allaccio ricevute da Terna hanno raggiunto 95 GW (oltre il 200% in più rispetto a quelle pervenute a dicembre 2021), per circa l’80% localizzati su sud e isole (24 GW in Sardegna, 19 GW in Sicilia e 4 GW in Calabria)
«Dopo un’attenta fase di valutazione, nei mesi scorsi Terna – spiega Francesco Del Pizzo, responsabile delle Strategie di sviluppo rete e dispacciamento – ha provveduto a rilasciare la soluzione di connessione a circa 22 GW di nuove iniziative di eolico offshore che hanno fatto richiesta di allaccio alla nostra rete di alta e altissima tensione, formulando una soluzione tecnica minima generale di connessione condivisa con tutti i soggetti proponenti. Entro la fine dell’anno, grazie alla stretta sinergia con il Mase e l’Arera, avremo rilasciato anche i rimanenti 73 GW, per un totale di 95 GW».
Eppure lungo le coste italiane ad oggi c’è solo un impianto eolico offshore in esercizio, davanti al porto di Taranto: dieci pale per una capacità complessiva di 30 MW, installate dopo un iter autorizzativo di 14 anni. Un ritmo incompatibile con le esigenze di decarbonizzazione e di autosufficienza energetica imposte dalle molteplici crisi – climatica, energetica ed economica – in corso.