
[29/04/2013] News
Il nucleare cinese davanti alle coste a rischio tsunami, e sul continente colpito da terremoti a raffica
Il disastro di Fukushima Daiichi del 2011 sembra già un ricordo sbiadito, visto che alla vigilia dell'anniversario della catastrofe nucleare di Chernobyl Djomart Aliev, direttore generale di Rusatom Overseas, ha pensato bene di celebralo annunciando che la Cina ha proposto alla Russia di creare una joint venture per costruire e sfruttare le centrali nucleari galleggianti. «Abbiamo ricevuto un progetto di messa in opera di una joint venture russo-cinese che beneficerà di investimenti dei due Paesi - ha detto Aliev - Questa società produrrebbe e gestirebbe una flotta speciale. Si tratta di una joint venture di produzione e sfruttamento delle centrali nucleari galleggianti. I nostri colleghi cinesi hanno fatto questa proposta e noi non la abbiamo respinta. L'idea è buona dal punto di vista commerciale».
Ma pessima dal punto di vista della sicurezza, visto che il mare tra la Russia e la Cina è uno tra i più sismicamente attivi del pianeta e a fortissimo rischio tsunami, come dimostra proprio il dramma di Fukushima Daiichi. Sembra incredibile che nessuno si chieda quale effetto avrebbe un maremoto come quello giapponese su una centrale nucleare galleggiante ancorata al largo di una grande metropoli costiera cinese.
Comunque i russi, che pensavano di piazzare questi pericolosi attrezzi nucleari galleggianti a qualche Paese africano e sudamericano con smanie nucleariste, dal 2010 si sono trovati di fronte all'interesse di un mercato molto più ricco e con molto più potenziale: la Cina, che deve sfamare a qualsiasi costo di energia la sua crescita. Nel novembre 2011, il Nuclear power institute of China (Npic) e il monopolista pubblico del nucleare russo, Rosatom, si sono incontrate a Chengdu, in Cina, per iniziare mettere a punto la cooperazione sino-russa per costruire centrali nucleari galleggianti che possono funzionare a ciclo chiuso senza bisogno di infrastrutture sulla costa e quindi essere ancorate di fronte a regioni di difficile accesso o essere utilizzate nel quadro di grandi progetti che richiedano un approvvigionamento energetico autonomo e "affidabile" in assenza di strutture energetiche già esistenti o non adeguate.
Come sanno i lettori di greenreport.it, i cantieri navali del Baltico di San Pietroburgo dal 2008 hanno iniziato a costruire la prima centrale nucleare galleggiante del mondo, che sarà dotata di due reattori KLT-40C da 70 megawatt. Si tratta dell'unico progetto di questo tipo autorizzato dall'International atomic enegy agency, ed entro il 9 settembre 2016 la centrale nucleare galleggiante Akademik Lomonossov (nella foto lo scafo) dovrebbe essere rimorchiata in Kamchatka, uno dei luoghi più sismici e a rischio eruzioni vulcaniche del pianeta.
Ma la Cina non si ferma alla joint venture del nucleare offshore con i russi, e ha detto di aver concluso la progettazione preliminare dell'ACP1000, un reattore nucleare ad acqua pressurizzata «Di livello avanzato» completamente made in China.
A progettare il reattore è stata la China national nuclear corporation (Cnnc), che assicura che «L'indice tecnologico e di sicurezza de l'ACP1000 è allo stesso livello di quelli di terza generazione dei reattori nucleari mondiali. Questo reattore può essere integralmente progettato e costruito in Cina. Abbiamo terminato il rapporto preliminare di analisi della sicurezza e stiamo lavorando alla fase di progettazione preliminare alla costruzione al fine di rispettare entro la fine dell'anno le condizioni per avviare i lavori».
La Cnnc ha brevettato l'ACP1000 per il quale prevede «Un tasso di localizzazione dell'85% ed una durata di vita di ben 60 anni», inoltre avrebbe già firmato accodi per esportare il nuovo reattore made in China che sarebbe «In grado di rispettare le norme più elevate perché l'impresa ha appreso dei concetti avanzati della terza generazione mondiale delle centrali nucleari ed ha tratto le lezioni dagli incidenti avvenuti durante lo tsunami devastatore che ha colpito la centrale giapponese di Fukushima».
Tutto questo mentre sul continente la Cina si sta ancora leccando le ferite dell'ennesimo grande terremoto, e mentre pensa di mettere centrali nucleari galleggianti ancorate davanti a coste a rischio tsunami.