[22/05/2013] News toscana

Furto da un oleodotto a San Miniato: l'Italia come la Nigeria?

L'Ansa oggi dà la notizia che un  furto di carburante da un oleodotto Eni, lungo la strada Firenze-Pisa-Livorno e la linea ferroviaria, «Ha provocato lo sversamento di liquido oleoso in una zona di campagna a San Miniato, fermando anche la circolazione dei treni tra Empoli e Pontedera, poi ripresa alle 10,25. Le Ferrovie hanno predisposto il servizio di bus navetta tra le due località». Lo sversamento dovuto al furto di carburante è stato segnalato al  comando dei vigili del fuoco di Castelfranco di Sotto da un cittadino stanotte verso le 4.

Se non si trattasse della civile ed ancora benestante provincia di Pisa sembrerebbe di essere in un qualche Stato nigeriano del Delta del Niger, dove i disperati forano gli oleodotti per rubare il carburante delle multinazionali (Eni compresa) che passa sotto il loro naso, inquina e avvelena la loro acqua e le loro terre, ma che non resta nemmeno per una goccia nelle loro tasche.

Anche lo sversamento ricorda per pericolosità i rischi (leggi l'intervento di Arpat) di quegli stessi furti, con esplosioni improvvise che, come ha raccontato qualche volta anche greenreport.it,  bruciano in un soffio interi villaggi e carbonizzano decine di persone, spesso donne e bambini, affaccendate ad attingere agli oleodotti con ogni cosa, dalle bagnarole alle taniche, fino  ai camion organizzati dalle bande armate.

Bisognerà capire cosa è successo a San Miniato ma certo è un sintomo preoccupante di un malessere diffuso, di una povertà che diventa rischio, come dimostrano anche i furti di rame ed altri materiali da infrastrutture pubbliche che poi vengono ritrovati nei magazzini di insospettabili ricettatori.  

Se anche si trattasse di criminalità la cosa (anche questa con risvolti "nigeriani"), non sarebbe meno preoccupante perché significherebbe un abbassamento/innalzamento di livello che punta direttamente alle materie prime e che ha evidentemente alla spalle una clientela senza scrupoli, pronta a tutto e a non chiedere nulla sulla provenienza di materiali e carburanti che hanno una filiera controllata.

E' l'economia nera, come la chiamiamo noi, "informale", come la chiamano gli africani che a volte non ne conoscono altra, che emerge tracima ed inquina nei buchi nelle pipeline del Delta del Niger ed ora anche in Toscana.

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