A Roma la mostra fotografica immersiva di WeWorld “Africa Blues. Mozambico nel 2100: proiezioni della crisi climatica sui volti di chi la vive ogni giorno”
[17 Marzo 2023]
Sensibilizzare le persone sugli effetti dei cambiamenti climatici attraverso i volti di chi subisce ogni giorno la profonda trasformazione dei territori. È questo l’obiettivo di “Africa Blues. Mozambico nel 2100: proiezioni della crisi climatica sui volti di chi la vive ogni giorno”, il progetto fotografico realizzato da WeWorld – organizzazione impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi, tra cui l’Italia, e nota anche per il suo impegno sul tema dei cambiamenti climatici. Le fotografie sono esposte a Roma per la prima volta, dal 17 marzo al 2 aprile presso la serra espositiva dell’Orto Botanico, spazio dell’Università la Sapienza di Roma, partner dei progetti di WeWorld in Mozambico, Paese particolarmente segnato dagli effetti del cambiamento climatico.
All’inaugurazione della mostra hanno partecipato: Sabrina Alfonsi, Assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti del Comune di Roma; Edoardo Zanchini, Direttore ufficio Clima del Comune di Roma; i fotografi Giulia Piermartiri e Edoardo Delille; Margherita Romanelli, Coordinatrice Policy & Advocacy Internazionale di WeWorld; Alcinda da Costa Salvado, Ambasciata della Repubblica del Mozambico in Italia; Fabio Attorre, Polo museale la Sapienza e Orto Botanico di Roma.
Focus dell’esposizione sono gli scatti fotografici realizzati in Mozambico lo scorso novembre, dai fotografi Giulia Piermartiri e Edoardo Delille nell’ambito dei progetti che WeWorld porta avanti nel Paese. Le foto scattate sono state realizzate con una tecnica innovativa, capace di far immergere il visitatore in un futuro possibile. In un gioco di sovrapposizioni, infatti, si possono osservare scene di vita quotidiana mescolate alle diapositive che mostrano quegli stessi luoghi drasticamente modificati dalla crisi climatica. Un’immagine che ci proietta in un futuro che non sembra più così distante. Una metamorfosi lenta, ma progressiva, destinata a intensificarsi, se non verranno messi in atto degli interventi efficaci.
“Con il nostro lavoro sul campo cerchiamo di mitigare e prevenire gli effetti devastanti del cambiamento climatico. Non è però mai abbastanza – spiega Margherita Romanelli, Coordinatrice Policy & Advocacy Internazionale di WeWorld – . Solo con una reale transizione ecologica e un drastico abbassamento delle emissioni nel nord del mondo possiamo davvero migliorare la nostra vita e di chi contribuisce meno al riscaldamento globale, ma ne subisce quotidianamente le conseguenze. Un processo che deve necessariamente passare da scelte politiche coraggiose e non più rimandabili, ad esempio sganciarsi finalmente dalle fonti energetiche fossili verso energie pulite, o ancora sensibilizzare i cittadini affinché siano pronti, non solo a cambiare stile di vita come nei cibi che scelgono al supermercato o ad un uso sempre più massiccio dei mezzi di trasporto pubblico, ma anche ad unirsi e far sentire la propria voce nelle richieste di politiche innovative. Sappiamo che non è un percorso facile, proprio per questo abbiamo voluto fortemente al nostro fianco Giulia Piermartiri ed Edoardo Delille che grazie ai loro scatti sapranno coinvolgere i visitatori in una mostra immersiva che non potrà lasciare indifferenti”.
Le fotografie sono state realizzate all’interno della campagna #ClimateOfChange, nata per raccontare il legame tra il cambiamento climatico e le migrazioni, e vanno ad arricchire un lavoro più corale dal titolo “Atlas of the New World” che i due fotografi portano avanti da anni, immaginando le possibili trasformazioni di Maldive, Monte Bianco e California del Nord.
La scelta di WeWorld è ricaduta proprio sul Mozambico perché è al terzo posto nella classifica dei Paesi africani, per calamità ambientali. Pur contribuendo solo al 4% delle emissioni inquinanti, l’Africa è il continente che paga il prezzo più alto del cambiamento climatico in atto. Solo nel 2019, alluvioni, siccità e carestie hanno generato 2,5 milioni di profughi. Ogni anno le calamità naturali colpiscono e distruggono interi villaggi e compromettendo il raccolto agricolo. Il Mozambico, in particolare, soprattutto lungo la sua costa di quasi 2.500 km, è uno dei Paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico. Sono soprattutto le comunità più povere e vulnerabili, che vivono dell’agricoltura, a pagarne il prezzo.
WeWorld opera nel Paese da oltre 20 anni, con progetti sia di sviluppo sia legati all’emergenza. In particolare, nel 2019, l’organizzazione si è attivata subito per far fronte alle due emergenze causate dai cicloni Idai e Kenneth, attraverso un aiuto diretto verso chi necessitava di tutto: acqua pulita, salute, assistenza e servizi igienico sanitari. Dopo l’emergenza, WeWorld ha anche attivato dei programmi per ripristinare le risorse economiche in modo che le comunità potessero agire autonomamente attraverso la distribuzione di semenze e kit agricoli.