Earth overshoot day, l’Italia consuma il 380% delle proprie risorse naturali
«La sostenibilità richiede che ognuno viva bene, all'interno delle possibilità del nostro unico pianeta»
[13 Agosto 2015]
L’appuntamento con l’Earth overshoot day arriva in anticipo, da troppi anni a questa parte. Per il 2015 è oggi, 13 agosto. Nel 2014 era il 19 agosto, e solo nel 2000 cadeva a inizio ottobre. In appena un anno ci siamo bruciati sei giorni: secondo i dati del Global footprint network, un centro studi internazionale sulla sostenibilità guidato da Mathis Wackernagel (che interviene oggi sulle nostre pagine, qui: http://goo.gl/l5tMeM), in meno di otto mesi, l’umanità ha consumato completamente il suo budget di natura per l’intero anno.
Il Global gootprint network monitora infatti l’andamento delle esigenze dell’umanità nei confronti delle risorse del pianeta (la cosiddetta impronta ecologica, co-ideata dallo stesso Wackernagel) rispetto alla capacità della natura di far fronte a quelle esigenze (la biocapacità). L’Earth overshoot day è il giorno in cui la domanda annuale di risorse dell’umanità supera ciò che la Terra può rigenerare in quell’anno. Ovviamente, questo non significa che da qui al 31 dicembre sono azzerate le nostre possibilità di attingere alle risorse naturali o di usufruire dei servizi ecosistemici; continueremo a farlo, ma andando a intaccare il capitale anziché attingere al reddito, e riducendo la possibilità di usufruirne in futuro. La declinazione pratica della metafora “tagliare il ramo su cu siamo seduti”.
In questa rapace corsa a consumare le risorse del pianeta sulle quali basiamo il nostro metabolismo economico, un ruolo assai rilevante è quello esercitato dalle emissioni climalteranti. L’impronta da carbonio è inscindibilmente connessa alle altre componenti dell’impronta ecologica, come le aree coltivate, i pascoli, le foreste e le aree biologicamente produttive coperti da edifici e strade: il riassorbimento delle emissioni di carbonio costituisce oggi più della metà della nostra “domanda alla natura”. «La sola impronta ecologica da carbonio dell’umanità è più che raddoppiata tra il 1961 e il 1973, e per ora resta la componente che aumenta più velocemente nel crescente divario tra l’impronta ecologica e la biocapacità del pianeta – spiega Mathis Wackernagel – L’accordo globale per abbandonare gradualmente i combustibili fossili che è in discussione a livello mondiale in vista del summit del clima di Parigi (dicembre 2015) potrebbe significativamente aiutare a frenare la consistente crescita dell’impronta ecologica ed eventualmente a ridurla».
Se tutto continuasse invece come sempre (lo scenario business as usual) nel 2030 utilizzeremmo l’equivalente di due pianeti, con l’Overshoot day che cadrebbe alla fine di giugno. Alla base di questa proiezione c’è l’ipotesi che gli andamenti della biocapacità, della crescita della popolazione e dei consumi rimangano quelli attualmente previsti, ma potrebbe andare anche peggio: a oggi non è chiaro se un livello sostenuto di sovraconsumo sia possibile senza danneggiare la biocapacità di lungo termine, con conseguente effetti sul consumo e sulla crescita della popolazione.
Per sostenere i consumi globali senza ridurre il capitale naturale, oggi avremmo bisogno di 1,6 pianeti come la Terra. Solo l’anno scorso la quota era un pianeta e mezzo. Nonostante questo trend complessivamente crescente, a causa della crisi ma anche del crescente impegno nell’economia verde in molti paesi del primo mondo la quota è però rimasta stabile o si è già ridotta: nel 2014 servivano 4,4 “Italie” per soddisfare i nostri consumi, oggi sono 3,8. La Svizzera è passata da 4,3 a 3,5, la Francia da 1,6 a 1,4, e gli Usa sono inchiodati a quota 1,9.
La spinta maggiore – com’è naturale – arriva dai paesi in via di sviluppo, ma rimane il fatto che oggi servano 2,7 “Cine” per supportare i consumi dei cinesi, o 2 “Indie” per i rispettivi cittadini. Molto meno, in proporzione, dell’Italia. Eppure nel lungo periodo avremmo grandi vantaggi, anche economici, nel ridurre il nostro consumo di risorse naturali – e non solo quelle ricomprese nella biocapacità, ma anche risorse non rinnovabili come quelle minerali. Un assunto doppiamente valido per un Paese manifatturiero come il nostro.
«La sostenibilità – chiosa Wackernagel – richiede che ognuno viva bene, all’interno delle possibilità del nostro unico pianeta. Questo può essere raggiunto solo mantenendo la nostra impronta ecologica entro le capacità della Terra». Lista civica italiana, che si occupa della diffusione entro i nostri confini dell’iniziativa del Global footprint network, coglie la palla al balzo per chiedere ancora una volta al governo «di promuovere urgentemente politiche economiche con il principale obiettivo di creare lavoro in ambiti sostenibili e di diminuire il fabbisogno di natura». L’Earth overshoot day non ha a che vedere (solo) con la difesa del pianeta, ma con quella del nostro benessere: un’evidenza finora del tutto ignorata, per scelta politica.