Palla al Centro per il lavoro minimo garantito
La Toscana lancia il suo esperimento: 1 milione di euro per 1 anno. Poco, ma meglio di niente
[22 Luglio 2015]
Per affrontare la mancanza di lavoro e le dilanianti disuguaglianze economiche, il governo centrale si conferma più attento e attivo di quanto non sia quello nazionale. Ieri la conferma è tornata ad essere toscana, con l’approvazione in Giunta regionale di una «misura sperimentale – ha dichiarato il presidente Enrico Rossi –, il primo passo di un percorso che potrà portare ad una sorta di reddito minimo di cittadinanza».
Si tratta di una delibera – riassume la Regione – con cui si delineano gli obiettivi specifici e le modalità di attuazione di impieghi, temporanei ed in lavori straordinari, destinati a coloro che sono disoccupati o che hanno esaurito il periodo di copertura degli ammortizzatori sociali e sono sprovvisti di pensione. Spetterà alle amministrazioni pubbliche presentare alla Regione entro il 31 agosto progetti da un minimo di 50.000 euro fino a 300.000 – da realizzarsi in partenariato con cooperative, associazioni o anche privati –, volti ad assumere cittadini senza lavoro per un massimo di 1 anno a 20 ore la settimana. La Regione, da parte sua, si incaricherà di un cofinanziamento per ciascun lavoratore coinvolto nel progetto pari all’80% del costo del lavoro, riferito ad una retribuzione lorda non superiore a 8.000 euro annui. Ad esempio un contratto a tempo determinato di 20 ore settimanali, della durata di 12 mesi, corrispondente a un costo aziendale (comprensivo di contribuzione previdenziale, tredicesima Tfr e Irap) di circa 13.000 euro. In questo caso il finanziamento regionale sarà di circa 10.000 euro.
«L’idea è quella – precisa ancora il presidente Rossi che ha portato in approvazione la delibera in quanto titolare della delega al lavoro – di offrire un aiuto a persone che si trovano in grande difficoltà economica e di chiedere loro in cambio di svolgere lavori di pubblica utilità. Abbiamo anche previsto di concedere un punteggio aggiuntivo ai progetti che riguardano le aree di crisi. Si tratta di un altro modo per aiutare le zone di Piombino, Livorno e Massa Carrara».
Che si tratti di un esperimento lo si intuisce già dalla confusione sui termini per la presentazione (reddito minimo garantito e reddito di cittadinanza sono infatti misure ben distinte tra loro), dai tempi e dalle cifre in gioco. Un reddito minimo degno di tale nome non può infatti esaurirsi dopo 1 solo anno, e la cifra al momento stanziata dalla Regione per “l’esperimento” – ossia 1 milione di euro – appare irrisoria rispetto alle difficoltà da affrontare sul territorio; riprendendo l’esempio portato prima proprio dalla Regione, contando un cofinanziamento pari a 10mila euro per lavoratore, la platea di possibili beneficiari si restringe a soli 100 soggetti. Davvero poco rispetto alle decine e decine di migliaia di inoccupati toscani.
I dubbi rimangono poi non solo sulle quantità – modeste, come si è visto –, ma anche sulla qualità chiamata in gioco. La Regione precisa infatti che i settori in cui possono essere impiegate queste particolari categorie di cittadini sono quello ambientale (si va dalla tutela degli assetti idrogeologici, alla bonifica delle aree industriali dismesse), culturale (si va dall’allestimento alla custodia di mostre alla riordino di archivi), sociale (con attività ausiliarie) e di valorizzazione del patrimonio pubblico urbano extraurbano e rurale, anche attraverso manutenzioni straordinarie. Per avere un’idea più precisa di cosa davvero rappresenteranno tali lavori, e che competenze valorizzeranno, sarà necessario vederli in atto.
Nonostante tutto, quello della Regione Toscana è dichiaratamente un primo esperimento (che ha precedenti già collaudati, come in Trentino), e la speranza è che possa avere pieno successo ed essere esteso finché ce ne sarà bisogno. Dal governo nazionale continuano ad arrivare segnali davvero magri sul fronte dal lavoro, mentre l’esecutivo preferisce inseguire politiche fiscali improntate alla disuguaglianza – come il taglio orizzontale della Tasi sulla prima casa. Alcuni governi locali cercano di offrire soluzioni alternative, come in questo caso la Toscana, ma anche l’Emilia-Romagna che ha appena approvato un Patto per il lavoro: 15 miliardi di euro in 5 anni, con l’obiettivo di dimezzare il tasso di disoccupazione e coinvolgendo nell’impresa le istituzioni locali, le università, le parti sociali datoriali e sindacali, il forum del terzo settore. Esperienze che dimostrano come affrontare la crisi incentrando politiche in difesa dell’occupazione sia ancora possibile, con alle spalle la cultura adatta a perseguire l’obiettivo, come quella che stanno cercando di continuare a esprimere regioni del Centro Italia quali la Toscana e l’Emilia: è di un lavoro minimo garantito che c’è bisogno, e sarebbe l’ora di tornare a parlarne lungo tutto lo Stivale.