Ancora oggi circa metà delle scuole italiane è priva di un certificato di agibilità
Scuola, la povertà pesa sui banchi: circa 1/3 degli adolescenti senza competenze minime
Save the Children, disagio economico ed educativo si alimentano reciprocamente e si trasmettono
[14 Settembre 2015]
Oggi quasi 9 milioni di studenti italiani tornano tra i banchi di scuola, e molti altri seguiranno domani. Di tutti loro, come sappiamo, un terzo non finirà le superiori, alimentando un inquietante tasso di abbandono scolastico, fenomeno che pare in crescita nel nostro Paese (stime precedenti parlano di 2 abbandoni su 10). E per quelli che restano? Secondo il nuovo rapporto Illuminiamo il futuro 2030 di Save the Children, quasi il 25% dei quindicenni è sotto la soglia minima di competenze in matematica e quasi 1 su 5 in lettura, una percentuale che raggiunge rispettivamente il 36% e il 29% fra gli adolescenti che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico e culturale.
Circa la metà delle scuole italiane è inoltre, ancora oggi, priva di un certificato di agibilità e/o abitabilità (45%), il 54% degli edifici non è in regola con la normativa anti-incendio e il 32% non rispetta le norme anti sismiche, configurando una reale condizione di pericolo dato che il 40% degli edifici si trova in zone a rischio sismico (la metà dei quali al Sud) e il 10% in aree a rischio idrogeologico. Non va meglio sul fronte dell’accrescimento culturale in ambito extrascolastico: in particolare, il 48,4% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nell’anno precedente, il 69,4% non ha visitato un sito archeologico e il 55,2% un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva. Quanto all’abitudine di leggere libri, il 48% dei ragazzi che hanno meno di 10 libri a casa non raggiunge i livelli minimi in matematica e il 42% in lettura, percentuale quasi doppia rispetto a chi può fare affidamento su più di 25 libri (26% e 22%).
«I dati che emergono dalle nostre elaborazioni rivelano un fenomeno allarmante – sottolinea Valerio Neri, direttore generale di Save the Children in Italia – una parte troppo ampia degli adolescenti è priva di quelle competenze necessarie per crescere e farsi strada nella vita», rimarcando che «la povertà educativa risulta più intensa nelle fasce di popolazione più disagiate».
A Sud e nelle isole, aree economicamente svantaggiate rispetto al resto del Paese, la percentuale di adolescenti che non consegue le competenze minime in matematica e lettura raggiunge rispettivamente il 44,2% e il 42%. Da questo punto di vista, le percentuali del problema sono più alte tra ragazze e ragazzi del sud che non tra quelli migranti, comunque svantaggiati. Altro fattore rilevante della povertà educativa è difatti l’origine migrante dei genitori: tra i ragazzi migranti di prima generazione il 41% non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica e lettura, incidenza che cala al 31% in matematica e al 29% in lettura per i quelli di seconda generazione. Una condizione che sarà sempre meno trascurabile negli anni a venire, dati i flussi di migranti che interessano già oggi il Paese.
Save the Children, nell’ambito della Campagna “Illuminiamo il Futuro” – partita nel 2014 per sensibilizzare le istituzioni e contrastare la povertà educativa – lancia 3 obiettivi «ambiziosi ma realistici» per l’Italia: 1. Tutti i minori devono poter apprendere, sperimentare, sviluppare capacità, talenti e aspirazioni; 2. Tutti i minori devono poter avere accesso all’offerta educativa di qualità; 3.Eliminare la povertà minorile per favorire la crescita educativa. «La povertà educativa – sottolinea Raffaela Milano, direttore programmi Italia-Europa Save the Children – non può essere un destino ineluttabile e non è accettabile che il futuro dei ragazzi sia determinato dalla loro provenienza sociale, geografica o di genere».
Ogni obiettivo è declinato attraverso l’individuazione di target specifici e obiettivi intermedi, per i quali Save the Children invita a un’azione immediata tutti gli attori e istituzioni impegnati nella tutela dell’infanzia nel nostro paese. Su tutte le strategie adottabili, però, aleggia una sorta di macro obiettivo da colpire: quello della povertà.
«Povertà economica e povertà educativa – sottolineano infatti dalla Ong –, si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione». E come recentemente testimoniato l’Unicef, in Italia 1 bambino su 3 vive in povertà, con oltre 600.000 bambini poveri in più rispetto al 2008. Il 16% è in condizioni di grave deprivazione materiale, e in Italia, la percentuale di ragazzi tra 15 e 24 anni che non studia, non lavora e non segue corsi di formazione è aumentata di quasi 6 punti dal 2008, raggiungendo il 22,2%: il tasso più alto dell’Unione europea. Eppure, nonostante questi dati allarmanti, è bene qui ricordare come il problema della povertà educativa riguardi in primo luogo gli adulti italiani – per il 70% analfabeti funzionali – e non i bambini. Un mix micidiale.
Rivendicando la bontà della Buona scuola e augurando buon anno scolastico a tutti, il premier Renzi dovrebbe ricordare che la scuola si rende davvero buona a partire dal promuovere uno sviluppo equo e sostenibile per tutti. Un circolo virtuoso che si auto rinforza, da qualsiasi punto di vista lo si osservi: «L’educazione – dichiara oggi Maria Antonietta Quadrelli, responsabile Educazione Wwf Italia – è un elemento fondamentale della risposta al cambiamento climatico e ai problemi che minacciano il futuro dell’umanità. I giovani sono coloro che subiranno gli effetti di quel che facciamo oggi, ma sono anche i decisori di domani. L’educazione non aiuta solo la comprensione dei fenomeni ambientali ma stimola all’azione, incoraggia il cambiamento di attitudini e comportamenti delle giovani generazioni».