Cermec: all’economia circolare servono impianti moderni e in grado di recuperare materia ed energia. Produrre Css? non è nei piani di regione e di Ato ed è una soluzione obsoleta e diseconomica
[31 Marzo 2022]
Abbiamo letto con stupore l’intervento di un ex amministratore di Cermec e ErreErre che ritiene inutile (e lo definisce “faraonico”) il progetto di ammodernamento che si trova in fase di progettazione definitiva e si basa sulla riqualificazione degli impianti aziendali, migliorando le attività di compostaggio e introducendo la sezione di digestione anaerobica per produrre biometano.
L’autore dell’intervento ritiene che sarebbe più utile “riattivare ErreErre e produrre CSS” dimenticando – e questo stupisce ancor di più – alcuni semplici dati di fatto. Lo sviluppo delle raccolte differenziate sta facendo diminuire il rifiuto indifferenziato, residuo, e sta facendo crescere le matrici “separate”, prima fra tutti la frazione organica, per la quale c’è bisogno di impianti di nuova generazione in grado di recuperare sia la materia (con la produzione di compost di qualità) sia l’energia (con l’estrazione del biogas e la sua raffinazione a biometano, da immettere nella rete di distribuzione).
L’autore dimentica poi che vi sono livelli di pianificazione, regionale e di ambito, che prevedono la chiusura dei vecchi stabilimenti di TMB e la realizzazione invece di nuovi impianti (anche per le raccolte “secche”: carta, cartone, plastica, metalli) più efficienti, necessari al nostro contesto e con possibilità di sviluppo.
L’ultima dimenticanza, poi, riguarda l’utilizzo del CSS, combustibile solido secondario: non esiste, infatti, un “mercato” che utilizzi questi rifiuti trasformati e quindi riattivare ErreErre significherebbe investire su un’impresa che oltre ad essere diventata di fatto obsoleta, non risolverebbe alcunché nel ciclo dei rifiuti e sarebbe, oltretutto, economicamente “in perdita”. Che senso avrebbe, poi, investire in un’impiantistica di questo tipo senza essere in grado di valorizzare adeguatamente le crescenti raccolte differenziate? Sarebbe una imperdonabile perdita di occasioni per questo territorio.
Non è il caso di scendere nel dettaglio delle vicende giudiziarie che hanno portato al fallimento di ErreErre (per questo rinviamo ad una sintetica scheda, a parte, NdR) ma va qui ricordato che questo fallimento è stato dichiarato perché quella società era in forti perdite, non aveva pagato molti dei creditori, era stata nel frattempo sottoposta ad un procedimento giudiziario per vari reati (dalla corruzione alla concussione, dalla truffa ai danni dell’Unione europea all’abuso di ufficio) conclusosi con la dichiarazione di prescrizione per la maggior parte dei reati e dei relativi imputati. Come non va dimenticato che la crisi di ErreErre ha avuto – e continua ancora ad avere – pesanti conseguenze su Cermec che proprio dal socio privato aveva ricevuto e accettato, fatture false cedute alle banche, e un impegno fideiussorio per 15 milioni a favore dell’istituto di credito che aveva concesso l’anticipazione sui finanziamenti europei.
Non è dunque “un caso” se le aste fallimentari, ripetute dal curatore, sono andate costantemente deserte, facendo scendere la base d’asta fino agli attuali 1,3 milioni: evidentemente non c’è nessun imprenditore serio disposto ad investire su impianto malconcio, obsoleto, inadeguato alle esigenze odierne e vecchio – forse? – nellasua concezione fin dalla sua nascita.
Cermec ha voltato pagina, rispetto agli anni 2000, e dopo aver risanato i propri bilanci oggi vuole essere un attore dell’economia circolare. Che qualcuno voglia ancora oggi guardare a quel remoto passato, alla luce di un nuovo Piano industriale che può finalmente rilanciare industrialmente ed ecologicamente l’azienda, risulta veramente tragicomico.
SCHEDA
LE VICENDE GIUDIZIARIE DI ERREERRE
La società ErreErre spa fu costituita nel 2003 da Cermec spa (al 51%) con un partner privato e divenne “operativa” nel 2008. La crisi societaria della controllata si aprì quando il nuovo management, rinnovato nel 2010, commissionò unadue diligence sui conti aziendali di Cermec che portarono alla luce un “buco” di quasi 25 milioni di euro. Questa cattiva gestione si rivelò caratterizzata anche per la commissione di reati tributari – rispetto ai quali è stata pronunciata sentenza dalla Corte d’Appello di Genova, passata in giudicato, di condanna dei precedenti presidenti del Cda fra il 2005 e il 2009 – perché Cermec aveva accettato nel corso degli anni fatture false per circa 28 milioni (11 milioni dei quali ceduti oltretutto alle banche), da un fornitore che altri non era chelo stesso socio privato di ErreErre.
Le conseguenze sui bilanci di Cermec portarono quindi alla richiesta di concordato preventivo in continuità, onorato dall’azienda, e ad ulteriori verifiche sui bilanci di ErreErre. Parallelamente gli amministratori della controllata furono indagati e rinviati a giudizio per vari reati (il cosiddetto processo Ri-Pantalone) che per la lunghezza dei tempi processuali si è concluso con la maggior parte dei reati più gravi prescritti. È nell’ambito di tale indagine che l’impianto, prima ancora della dichiarazione di fallimento, fu posto sotto sequestro nel marzo 2011 dalla Procura.
Da segnalare anche che nel luglio 2011, quando l’impianto era appunto ormai “fermo” da mesi, senza alimentazione a gas né elettrica, lo stabile fu interessato da un incendio la cui origine non è mai stata chiarita.
Il fallimento di ErreErre, in ogni caso, nasceva non solo dalla malagestio, ma anche dall’insostenibilità del suo piano industriale: l’impianto non aveva una fornitura diretta di metano (necessario per produrre il calore che serviva alla produzione di CSS o CDR) e l’approvvigionamento avveniva a prezzi esorbitanti con carri bombolai; ErreErre non vendeva il combustibile prodotto ma pagava i cementifici perché lo utilizzassero; la stessa società non aveva fatto fronte agli impegni con i fornitori (motivo per il quale furono pignorati e poi venduti all’asta – prima della dichiarazione di fallimento – i trituratori e gli essiccatori).
Le sentenze di assoluzione del 2018, a cui è stato fatto riferimento, riguarda un procedimento parallelo ma distinto, per reati societaria fra i quali la bancarotta fraudolenta, ma non hanno ovviamente messo in discussione le sentenze di condanna per i reati tributari.