2,1 miliardi di persone non hanno acqua potabile in casa, più di 4 miliardi senza servizi igienici sicuri
892 milioni di persone defecano all’aperto. Nell’Africa subsahariana solo il 15% può lavarsi le mani con acqua e sapone
[13 Luglio 2017]
Secondo il nuovo rapporto comune dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dell’Unicef, «Circa 2,1 miliardi di persone, cioè il 30% della popolazione mondiale, non hanno ancora accesso a dei servizi di rifornimento domestico di acqua potabile e e 4,5 miliardi, cioè il 60%, non dispone si servizi igienici gestiti in tutta sicurezza.
Il rapporto Joint monitoring programme (Jmp), “Progress on drinking water, sanitation and hygiene: 2017 update and Sustainable Development Goal baselines” presenta la prima valutazione mondiale dei servizi di rifornimento di acqua potabile e dei servizi igienici sicuri e conclude che «Un numero troppo grande di persone non ha ancora accesso a questi servizi, in particolare nelle zone rurali».
Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha sottolineato che «Aver accesso all’acqua salubre, ai servizi igienici e all’igiene a domicilio non dovrebbe essere un privilegio riservato esclusivamente ai ricchi che vivono in ambiente urbano. Si tratta di servizi fondamentali per la salute umana e spetta a tutti i Paesi garantire che ognuno possa accedervi»
Unicef e Oms fanno notare che se, a partire dal 2000, miliardi di persone beneficiano di un accesso a dei servizi elementari per l’approvvigionamento idrico e ai servizi igienici, questi servizi non forniscono necessariamente acqua e servizi igienici sicuri. Inoltre, numerose famiglie, centri sanitari e scuole non hanno ancora acqua e non attuano il lavaggio delle mani, una situazione che espone l’insieme delle persone che frequentano questui luoghi, soprattutto i bambini, al rischio di malattie come la diarrea».
Ogni anno muoiono di diarrea 361.000 bambini di meno di 5 anni e le pietose condizioni dei centri sanitari e l’acqua contaminata favoriscono anche la trasmissione di malattie come il colera, la dissenteria, l’epatite e il tifo.
Il direttore dell’Unicef, Anthony Lake, sottolinea: «Se l’acqua pulita e servizi igienici adeguati sono essenziali per preservare la salute di ogni bambino e comunità, e sono fondamentali per costruire società più forti, in salute e più eque, quando miglioriamo questi servizi nelle comunità più svantaggiate e per i bambini più emarginati, offriamo loro una possibilità più equa di un avvenire migliore».
Per ridurre le ineguaglianze nel mondo, i nuovi Sustainable Development Goal (Sdg) chiedono di mettere fine alla defecazione all’aperto e a garantire l’accesso universale ai servizi elementari entro il 2030.
Sui 2,1 miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua gestita in modo sicuro, 844 milioni non beneficiano nemmeno di un servizio di approvvigionamento elementare di acqua potabile. Tra questi, 263 milioni vivono a più di 30 minuti dal primo punto di attingimento dell’acqua e 159 milioni continuano a bere acqua di superficie dei fiumi, laghi e canali di irrigazione.
Inoltre, in 90 Paesi, i progressi nel settore dell’igiene sono troppo lenti per raggiungere il traguardo della copertura universale entro il 2030, previsto dal n. 6 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2016-2030.
Sui 4,5 miliardi di persone che non hanno accesso a servizi igienici gestiti in sicurezza, 2,3 miliardi non dispongono ancora di impianti igienici di base. Tra questi ultimi, 600 milioni di persone condividono toilettes o latrine con altre famiglie e 892 milioni – che in maggior parte vivono in aree rurali – defecano all’aperto, una pratica in aumento nell’Africa subsahariana e in Oceania a causa della crescita demografica.
L’Oms e l’Unicef ricordano che «Le buone pratiche in materia di igiene sono pertanto la maniera più semplice e più efficace per impedire la propagazione delle malattie».
Gli Sdg si occupano anche per la prima volta della percentuale di persone che dispongono di impianti che permettono loro di lavarsi le mani a casa con acqua e sapone e, secondo il nuovo rapporto del Jmp questo accesso all’acqua e al sapone varia considerevolmente nei 70 Paesi per i quali sono disponibili dei dati, oscillando tra il 15% nell’Africa subsahariana e il 76% nell’Asia occidentale e in Africa del nord.
Secondo le altre conclusioni del rapporto, numerosi Paesi non dispongono di dati sufficienti sulla qualità dei loro servizi idrici e igienici e Oms e Unicef hanno potuto fare stime solo per 96 Paesi per quanto riguarda l’acqua potabile gestita in sicurezza e per 84 per quanto riguarda la gestione di servizi igienici sicuri.
Nei Paesi in guerra o dove ci sono scontri armati, I bambini hanno 4 volte meno possibilità di accedere ai servizi elementari di approvvigionamento idrico 2 volte meno di poter beneficiare di servizi igienici di base dei bambini che vivono in altri Paesi.
Esistono notevoli disparità tra le zone rurali e urbane in materia di servizi: in ambiente urbano, 2 persone su 3 hanno accesso ad acqua potabile gestita in materia sicura e 3 su 5 dispongono di servizi igienici sicuri. Infine, sui 161 milioni di persone che fanno ricorso all’acqua non trattata di superficie di laghi, fiumi e canali di irrigazione, ben 150 milioni vivono in aree rurali».