Acqua, Spagna condannata dall’Ue: non si è adeguata alla direttiva
[25 Ottobre 2013]
Spagna condannata dalla Corte di Giustizia europea per non aver adottato tutte le misure necessarie ai fini della trasposizione di alcune disposizioni della direttiva acqua (2000/60), relative ai bacini idrografici intracomunitari situati fuori dalla Catalogna.
La vicenda ha inizio nel 2009 con la lettera di diffida della Commissione. Secondo la Commissione la Spagna non ha adempiuto agli obblighi incombenti: ha effettuato una trasposizione non corretta e un’erronea applicazione della direttiva sulle acque nell’ordinamento giuridico spagnolo.
Alla lettera di diffida ha seguito un parere motivato, perché secondo la Commissione le risposte dello Stato non hanno consentito di concludere nel senso dell’integrale trasposizione della direttiva.
La direttiva quadro sulle acque (2000/60) istituisce un quadro per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee. E definisce che cosa si debba intendere per “bacino idrografico”. Ossia il territorio nel quale scorrono tutte le acque superficiali attraverso una serie di torrenti, fiumi ed eventualmente laghi per sfociare al mare in un’unica foce, a estuario o delta. Nel caso dei bacini idrografici intracomunitari della Spagna, tutte queste acque si trovano all’interno di un’unica comunità autonoma. E a quanto risulta, le competenze legislative per la trasposizione della direttiva quadro sulle acque in relazione a questi bacini spettano alle singole comunità autonome interessate.
Comunque la direttiva del 2000 per impedire un ulteriore deterioramento, cerca di proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici, terrestri e delle zone umide. Cerca di agevolare l’utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili. E cerca di ridurre gradualmente gli scarichi, le emissioni e le perdite di sostanze prioritarie. Cercare inoltre di assicurare la graduale riduzione dell’inquinamento delle acque sotterranee, delle inondazioni e della siccità.
Le diverse condizioni ed esigenze riscontrabili all’interno della Comunità richiedono l’adozione di soluzioni specifiche. Elementi che al momento della programmazione e dell’esecuzione di misure necessarie per la protezione e per utilizzo sostenibile delle acque nell’ambito del bacino idrografico devono essere prese in considerazione. Per questo le decisioni dovranno essere adottate al livello più vicino possibile ai luoghi di utilizzo effettivo o di degrado delle acque. Tanto da privilegiare le azioni che rientrino fra le competenze degli Stati membri, attraverso programmi di misure adeguati alle condizioni regionali e locali.
Non si può pensare infatti a una efficace e coerente politica delle acque senza tenere di conto della fragilità degli ecosistemi acquatici vicini alla costa o alle foci di fiumi, o in golfi o mari relativamente chiusi, in quanto il loro equilibrio è molto influenzato dalla qualità delle acque interne che ricevono. E non si può neanche pensare che senza una tutela dello stato delle acque in un bacino idrografico si possa arrivare a vantaggi economici perché la tutela contribuisce alla protezione delle popolazioni ittiche, anche costiere.