Acqua, Wwf: l’Italia tra i Paesi più a rischio per il cambiamento climatico
Siccità rischio costante. Urgenti politiche di adattamento
[21 Marzo 2024]
Alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo, il Ww rilancia l’allarme: «L’Europa (e l’Italia) non sono preparate al rischio climatico e l’acqua è tra i principali protagonisti (in negativo) di questo rischio. Dopo il VI rapporto IPCC e i numerosi studi, anche italiani, la Valutazione del Rischio Climatico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, pubblicata pochi giorni fa, conferma che le ondate di calore e le siccità prolungate sono in aumento in Europa con il cambiamento climatico, particolarmente nei Paesi del Mediterraneo. Questo può portare a incendi diffusi, guasti alle infrastrutture critiche, blackout e gravi impatti sanitari ed economici. L’Europa intera registra un rischio crescente di siccità eccezionali che potrebbero interessare regioni vaste, provocando ingenti danni economici in molti settori: l’agricoltura, l’industria, le centrali elettriche, il trasporto fluviale e il benessere degli ecosistemi».
Il Panda ricorda che «Già più di 20 anni fa l’Autorità di bacino del Po evidenziava come le concessioni idriche superavano le disponibilità medie e che bastava poco per mandare il sistema in crisi. Dopo le varie “straordinarie siccità” di questi ultimi 25 anni e soprattutto dopo il 2022 è chiaro a tutti che la situazione è molto diversa dal passato, anche recente, il cambiamento climatico è ormai una realtà ed è necessario affrontare seriamente la questione.L’agricoltura è il comparto che necessita di più acqua con percentuali di utilizzo che oscillano tra il 50 e il 60%, seguito dal comparto industriale, molto spesso sottostimato, incluso quello energetico fossile, il secondo settore per uso d’acqua dopo l’agricoltura; infine c’è quello civile. Durante i sempre più frequenti periodi di siccità i diversi comparti entrano spesso in competizione semplicemente perché i consumi sono aumentati e la disponibilità si è ridotta e di conseguenza non c’è acqua per tutti. Occorre garantire una distribuzione e un uso equo dell’acqua, assicurando al contempo che il benessere degli ecosistemi venga garantito».
Grazie ai dati dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del CNR IRPI-CNR, in connessione e coordinamento con le altre strutture scientifiche nazionali ed europee, sappiamo che «Le piogge dell’ultimo periodo hanno certamente migliorato la situazione», ma il Wwf sottolinea che «Comunque l’Italia resta in una situazione di deficit di umidità a profondità meno superficiali (100 metri), importante soprattutto per Sicilia Sud Orientale e Sardegna orientale. Importantissimo quindi assumere misure strutturali, invece di aspettare sempre le situazioni di emergenza».
Per l’associazione ambientalista «E’ indispensabile cambiare rotta completamente e urgentemente. Rimettere al centro della pianificazione e della programmazione strategica del governo delle acque le Autorità di bacino, applicando fino in fondo le direttive europee (Acque 2000/60/CE e Alluvioni 2007/60/CE). È necessaria una visione spaziale e temporale unitaria. Il bacino idrografico è l’area più consona per un corretto governo delle acque e per garantirne un uso sostenibile in funzione delle sue reali disponibilità, per un’adeguata gestione del territorio che tenda a tutelarne i servizi ecosistemici e per la realizzazione di una diffusa azione di rinaturazione e di Nature Based Solutions volte a ridurre la vulnerabilità del nostro territorio che abbiamo finora solo aumentato. Per questo è indispensabile realizzare e/o aggiornare i bilanci idrici da parte delle Autorità di bacino per conoscere la reale disponibilità idrica e verificare le numerose concessioni d’uso e per garantire il deflusso ecologico nei corsi d’acqua. Le concessioni in agricoltura, per l’idroelettrico, per l’industria devono essere coerenti con la disponibilità reale. Va assicurata la disponibilità di una risorsa indispensabile per la vita, assicurando equità e trasparenza. Ogni comparto deve avviare politiche di risparmio dell’acqua, di riduzione degli sprechi e di promozione di usi virtuosi, privilegiando ad esempio colture e attività a minor fabbisogno idrico. La riduzione degli sprechi deve avvenire attraverso la diffusione dei metodi più efficienti di irrigazione in agricoltura, l’ammodernamento della rete di distribuzione idrica per usi civili che ad oggi registra perdite fin oltre il 50% (una perdita “fisiologica” non dovrebbe superare il 12/15%). Inoltre, prima di pensare a realizzare nuovi invasi è indispensabile recuperare la capacità di quelli esistenti, che è gigantesca (oltre 8 miliardi di metri cubi), garantendone, innanzitutto, la corretta manutenzione fino ad ora mancata».
La parola d’ordine del Wwf è adattamento: «E’ indispensabile fermare il consumo di suolo, che amplifica le conseguenze delle precipitazioni più intense e avviare un’azione diffusa di rinaturazione, che dovrebbe essere favorita anche dalla Nature Restoration Law, la legge sul ripristino della natura, che dopo l’approvazione del Parlamento Europeo, deve avere il via libera degli Stati. Questa legge, infatti, dovrebbe fissare l’obiettivo per l’UE per ripristinare almeno il 20% delle sue aree terrestri e marittime entro il 2030, con l’impegno a riqualificare tutti gli ecosistemi bisognosi entro il 2050. Progetti come “la rinaturazione del Po”, proposto da Wwf e ANEPLA e inserito nel PNRR per 357 milioni di euro per ripristinate lanche, rami laterali e boschi ripariali lungo il nostro più grande fiume, dovrebbero essere promossi e realizzati lungo tutti i più importanti fiumi italiani per ridar loro spazio e ridurre il rischio idrogeologico, ma anche per favorire il recupero della loro capacità autodepurativa, la tutela della biodiversità, la ricarica delle falde e i numerosi altri servizi ecosistemici».
Mentre il governo sembra avere un passo troppo lento e indeciso, il Wwf fa notare che «Gli strumenti e le leggi per realizzare questi interventi ci sono: da anni c’è la possibilità di realizzare “interventi integrati per ridurre il rischio idrogeologico e per il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, promuovendo in via prioritaria gli interventi a tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità” (L. 133/2014). Sono interventi fondamentali per l’adattamento al cambiamento climatico che le Regioni avrebbero potuto e dovuto avviare da tempo; purtroppo, ad oggi si contano sul palmo di una mano gli interventi messi in cantiere».
Il Panda italiano conclude ribadendo che «E’ anche importante un diffuso utilizzo di Nature Based Solutions (NBS) anche in aree urbanizzate; ad esempio è importante, come già si sta facendo in molte città europee e, timidamente, si inizia anche in Italia, avviare Piani di drenaggio urbano sostenibile in tutti i centri urbani, favorendo i “tetti verdi”, le aiuole drenanti o tanti altri interventi per contribuire a una gestione più sostenibile della risorsa idrica».