Anbi, i capoluoghi della Toscana modello per la manutenzione di fiumi e torrenti

Bottino: «I Consorzi di bonifica toscani concorrono dentro e fuori dai centri abitati, mettendo in campo risorse economiche ingenti e sicure»

[22 Gennaio 2024]

I Consorzi di bonifica italiani, riuniti nell’associazione di settore (Anbi) hanno deciso di mettersi a disposizione delle Regioni per coadiuvare le manutenzioni di fiumi e torrenti, seguendo un modello già diffuso nei capoluoghi toscani.

«È il valore dell’autogoverno e le positive esperienze di manutenzione dei fiumi in ambito urbano a Firenze, Milano e Pisa, che ci convincono a candidarci a ulteriori responsabilità nell’interesse collettivo, consci dell’impegno, che ci assumiamo come sistema – dichiara Francesco Vincenzi, presidente di Anbi – Di fronte alla crisi climatica è necessario cambiare paradigma, valorizzando la prevenzione e snellendo gli iter procedurali».

«Siamo orgogliosi di essere presi a esempio per la manutenzione del reticolo idrografico di acque pubbliche anche negli ambiti urbani, come facciamo ormai dal 2014 anche a Firenze – commenta Marco Bottino, presidente di Anbi Toscana – Qui, come in tutte le altre città capoluogo di provincia della nostra Regione, i Consorzi di bonifica toscani concorrono alla manutenzione di fiumi e torrenti dentro e fuori dai centri abitati, mettendo in campo risorse economiche ingenti e sicure, poco meno di 100 milioni di euro l’anno, derivanti dalla raccolta dei contributi di bonifica sui territori».

È comunque evidente la necessità di investire ancora più risorse nella mitigazione della crisi climatica quanto nella resilienza dei territori, come mostra drammaticamente la cronaca dell’alluvione che ha colpito proprio la Toscana lo scorso 2 novembre provocando 8 morti e danni per 2 miliardi di euro.

«Le terribili immagini dell’alluvione di Campi Bisenzio e Prato dei mesi scorsi ci scuotono ancora – commenta nel merito il sindaco di Firenze, Dario Nardella – e ci mostrano drammaticamente come la manutenzione dei nostri corsi d’acqua e la conseguente sicurezza idraulica del territorio siano fondamentali per prevenire disastri di questo tipo. In questi anni è stato fatto un lavoro enorme per la sicurezza dell’Arno e del reticolo minore e se oggi il fiume non ci fa più paura si deve alle tante opere di mitigazione del rischio portate avanti con successo e lungimiranza».

Nel frattempo, sul finire della scorso settimana si sono chiusi i termini per presentare le domande di rimborso legate ai danni provocati dall’alluvione; si stimano 11 mila domande di rimborso presentate da cittadini e famiglie per i danni alle case, e circa 2500 quelle da parte delle imprese. Si tratta peraltro di una frazione del totale, dato che la Regione Toscana stima siano state 10mila le imprese colpite dall’alluvione, e 30mila le famiglie.

Di fronte a questi numeri, appare già oggi evidente che non tutti i danni saranno ristorati. Nonostante si tratti di un’emergenza nazionale la Regione Toscana ha messo finora in campo 37 mln di euro per i ristori, mentre su questo specifico fronte dal Governo Meloni le risorse statali «ancora non sono arrivate», dichiara il presidente Giani.