Dissalatore dell’Elba, Galletti (M5S): «Le alternative esistono e sono migliori»

Lettera all’assessora Monni per riaprire la discussione sull'acqua con i sindaci dell'Elba e della Val di Cornia

[17 Marzo 2022]

Secondo la presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle in Regione Toscana, Irene Galletti,. «La questione del dissalatore di Mola è emblematica di un problema di sistema legato alla gestione della risorsa idrica in Toscana, e che riguarda non solo l’isola d’Elba ma tutta la Val di Cornia».

La Galletti ha anche annunciato l’invio di «Una lettera indirizzata all’assessora all’Ambiente Monia Monni per condividere alcune riflessioni sulla vicenda e allargare geograficamente il raggio di attenzione e intervento alla costa prospiciente all’isola. Credo sia poi necessario dare una risposta alle questioni ambientali poste dalle associazioni, e si apra al dibattito pubblico come richiesto dai sindaci dei comuni coinvolti».

L’esponente pentastellata, ripropone (anche con dati e cifre non corrispondenti alla reale situazione e già confutati dall’Autorità idrica della Toscana) le tesi del comitato anti-dissalatore elbano e fa balenare la possibilità di realizzare un dissalatore alternativo in Val di Cornia, ipotesi molto più costosa, con maggiore impatto ambientale e già respinta da Legambiente.

La Galletti ricorda che «In dieci punti sostanziali, già comunicati anche alla Regione via pec, l’associazione Italia Nostra ha sollevato diverse problematiche legate al progetto del dissalatore di Mola. Paesaggisticamente impattante in una zona di pregio naturalistico, caratterizzata da un flusso turistico importante, il dissalatore apparirebbe persino insufficiente a coprire il reale fabbisogno idrico dell’isola, con una ricaduta in termini di costi ambientali ancora da chiarire». In realtà ASA non ha mai detto che il dissalatore avrebbe coperto gli interi consumi idrici elbani che in estate decuplicano.
Secondo la Capogruppo M5S, «Il progetto del dissalatore, con un costo previsto di 14,56 milioni e finanziato solo in parte, graverà per un 40% in bolletta. Sarà quindi a carico dei cittadini, ma non risolverà definitivamente il problema idrico dell’Elba. Quello potrebbe rimanere o addirittura accompagnarsi a nuovi e forse ben più rilevanti questioni. Eppure potrebbero esserci altre e più ragionevoli vie. Come è noto, ad oggi l’isola è alimentata per circa un terzo del suo fabbisogno da una condotta sottomarina (in realtà molto di più e quasi totalmente in estate, ndr) che, a causa del deterioramento prodotto dal tempo, perde gran parte dell’acqua trasportata. Inevitabile non ricordare in prima battuta che se tali condotte fossero riparate si otterrebbe un risultato migliore rispetto a quello prodotto dal dissalatore. Proseguendo nel ragionamento, il resto dell’acqua proviene da pozzi locali, in quanto l’Elba ha una litologia tale da avere sempre consentito accumuli idrici di rilevante entità nel sottosuolo. Quello che oggettivamente viene da chiedersi è se non sarebbe meglio rendere l’isola autosufficiente da un punto di vista idropotabile, affidandosi esclusivamente a falde acquifere locali e immagazzinando una parte dell’acqua che ruscella dopo ogni pioggia? La Regione e ASA hanno esplorato questa via?». Esistono fior di studi su questo, anche recenti, ma evidentemente non sono stati letti.

La Galletti ha invece parzialmente ragione quando dice che «Inoltre, ed è un aspetto assolutamente non secondario, il dissalatore per funzionare richiederà molta energia: una quantità estremamente rilevante rispetto al totale attualmente consumato dall’isola», cosa difficile visto che l’Elba è collegata energeticamente da un cavo sottomarino che l’estate, durante la punta dei consumi, fornisce energia anche a 200.000 persone.  Ma la consigliera regionale M5S attualizza il problema energetico (sollevato anche da Legambiente) «In funzione anche dei recenti avvenimenti che hanno portato i prezzi del gas e dell’energia alle stelle, oltre ai necessari costi ambientali da assorbire, siamo veramente certi che la soluzione del dissalatore sia ancora economicamente sostenibile?»

La Galletti conclude: «Tutti questi aspetti, incluso quello collegato all’iter amministrativo che ha portato alla scelta di tale impianto, che non richiamiamo per questioni di brevità ma che è stato dettagliatamente riportato dagli organi di stampa, sottolineano che la questione è tutt’altro che chiusa, e richiede anzi un più ampio e aperto confronto politico e istituzionale con i sindaci dei territori e con il Consiglio regionale. Poco tempo fa ho anticipato all’assessora Monni l’invio di questa lettera, che vuole essere un contributo attivo e propositivo per la ricerca della soluzione migliore da mettere in campo. Sono sicura che la accoglierà in questo senso, e la ringrazio per il confronto e il dialogo con i quali mi ha sempre manifestato totale disponibilità ogni volta che è stato necessario».