Ci sono risorse stanziate per la prevenzione ferme da 4 anni

#DissestoItalia, un viaggio di 100 anni nell’Italia che crolla e affoga

In 1 secolo 12.600 tra morti, dispersi o feriti e oltre 700mila sfollati

[6 Febbraio 2014]

Oggi un’insolita ma sempre più collaborativa alleanza, fatta dai costruttori dell’Ance, dal Consiglio nazionale degli architetti, dai pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnapcc), dal Consiglio nazionale dei geologi e da Legambiente, ha presentato  #DissestoItalia, la prima grande inchiesta multimediale sul dissesto idrogeologico che sta annegando e sommergendo di fango il nostro Bel Paese. Un Paese che non sembra più in grado di reggere a un inverno piovoso.

Dall’inchiesta realizzata dal gruppo di giornalisti indipendenti di Next New Media viene fuori la foto mossa di un’Italia dove frane e alluvioni continuano ad aumentare: «Da poco più di 100 eventi l’anno tra il 2002 e il 2006 siamo gradualmente arrivati ai 351 del 2013 e ai 110 solo nei primi 20 giorni del 2014».  E mentre l’Italia si lecca le ferite fangose di un inverno che sembra un eterno autunno e si prepara ad una nuova andata di maltempo, imprenditori, geologi, architetti e ambientalisti sottolineano insieme che «senza prevenzione e politiche efficaci di mitigazione del rischio idrogeologico questi numeri sono destinati a peggiorare. Ad essere in gioco non è solo la salute del nostro territorio ma la vita dei cittadini: negli ultimi 12 anni hanno perso la vita 328 persone».

#DissestoItalia nasce con il dichiarato obiettivo di «fare luce su cause e dimensioni del fenomeno in Italia ma soprattutto di proporre soluzioni concrete e condivise». Per questo imprenditori, professionisti e ambientalisti hanno collaborato per tre mesi realizzando un reportage fatto di analisi, immagini, dati e testimonianze,  che ripercorre i  luoghi simbolo del dissesto.  Il tutto è stato raccolto  in un webdoc (www.dissestoitalia.it)  che punta a sensibilizzare politica, istituzioni e opinione pubblica.

Il presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili, Paolo Buzzetti, ha detto: «Non possiamo continuare ad aspettare che siano le cronache dei giornali ad accendere i riflettori sul problema del dissesto idrogeologico. Ci sono risorse stanziate per la prevenzione ferme da 4 anni. Facciamo appello alle istituzioni perché vengano immediatamente sbloccate. Occorre, inoltre, mettere fine al paradosso che permette di spendere le risorse dopo i disastri mentre il Patto di Stabilità non consente ai Comuni di intervenire prima che questi avvengano»

Un paradosso che è letale per  un territorio dove il rischio idrogeologico riguarda l’82% dei Comuni, con oltre 5 milioni e 700mila i cittadini che vivono in aree pericolose. Secondo il rapporto Ance-Cresme presentato oggi, a causa del dissesto  territoriale, in Italia, in poco più di 100 anni ci sono stati 12.600 tra morti, dispersi o feriti e oltre 700mila sfollati. Le cifre di una guerra contro un nemico che nessun governo finora è sembrato voler combattere davvero e al quale invece si forniscono sempre più munizioni, visto che tra il 2002 e il 2014 si sono contati 293 morti, 24 solo nel 2013. Quindi, dice il rapporto, «Dal 2002 ad oggi si sono verificati quasi 2.000 episodi di dissesto e ancora più sconcertante è il dato del gennaio 2014: in soli 23 giorni (data dell’ultima rilevazione) si sono registrati 110 episodi in tutto il territorio italiano».

Noi di greenreport.it siamo da sempre convinti di quello che oggi ha ribadito Leopoldo Freyrie, presidente del Cnapcc: «Il Paese ha bisogno di quella grande infrastruttura chiamata manutenzione del territorio da realizzare attraverso un  piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico: anche volano per sviluppare occupazione, green economy, nuove tecnologie e per proteggere il nostro immenso – e immensamente importante – patrimonio paesaggistico».

Anche  per Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, «Non è pensabile affrontare una questione così complessa come il dissesto idrogeologico senza prima conoscerla almeno nelle sue componenti essenziali. L’informazione che si vuol dare ai cittadini attraverso questo documentario assume una funzione strategica, perché contribuirà a renderli più consapevoli del fenomeno ed a pretendere una reale azione di difesa del suolo, che purtroppo ancora manca nel programma politico italiano».

Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ha concluso: «Parole ne sono state dette troppe, spesso accompagnate da lacrime di coccodrillo ora subito tre misure: impedire che i fondi per la riparazione vengano impiegati per ricostruire le stesse opere che hanno causato le situazioni di rischio destinandole invece alla loro delocalizzazione, avviare un piano d’informazione alla cittadinanza, stabilire un piano finanziario consistente sulla base di un adeguamento tecnico-scientifico dei piani di bacino».