Ecco come cinquant’anni di inquinamento hanno cambiato la chimica dei fiumi Usa
[27 Agosto 2013]
«Le attività antropiche stanno cambiando la chimica delle acque di molti torrenti e fiumi negli Stati Uniti orientali, con conseguenze per l’approvvigionamento di acqua e la vita acquatica»: è quanto emerge dal nuovo studio Increased River Alkalinization in the Eastern U.S., pubblicato su Environmental Science and Technology.
Un team di ricercatori di istituti scientifici e università statunitensi ha esaminato le tendenze a lungo termine dell’alcalinità in 97 torrenti e fiumi, dalla Florida a New Hampshire, in siti che andavano dai piccoli ruscelli ai più grandi fiumi degli Usa, ed ha scoperto che «Nel corso degli ultimi 25 – 60 anni, i due terzi sono diventati molto più alcalini».
L’alcalinità è una misura della capacità dell’acqua di neutralizzare l’acido, ma quando è in accesso può produrre ammoniaca e fioriture algali, alterando la qualità dell’acqua e danneggiando la vita acquatica. Un aumento dell’alcalinità indurisce l’acqua potabile, causando ostruzioni delle tubazioni e costosi problemi infrastrutturali, ma soprattutto aggrava la salinizzazione delle acque dolci.
Sono le attività antropiche a causare il problema: piogge acide, scorie minerari, rifiuti, e fertilizzanti agricoli accelerano l’immissione di calcare disciolto, intaccano le rocce carbonatiche e contribuiscono con la produzione di cemento a trasportare particelle alcaline nei torrenti e fiumi.
Lo studio, finanziato dal progetto Carbon Cycle & Ecosystems della Nasa, Long Term Ecological Research Program della National Science Foundation e dalla Andrew W. Mellon Foundation, ha rivelato che gli spartiacque geologici sono il più forte indicatore dell’alcalinizzazione ei fiumi, ma anche la topografia e l’inquinamento sono fattori scatenanti. I tassi più rapidi di alcalinizzazione sono stati trovati in siti di alta quota che sono stati cronicamente esposti all’inquinamento acido.
I ricercatori sottolineano che «Tra i fiumi interessati da maggiore alcalinità ci sono quelli che forniscono l’acqua a Washington DC, Philadelphia, Baltimora, Atlanta ed altre grandi città» e che «Questo è dovuto, in parte, all’esposizione alle piogge acide, all’urbanizzazione ed alla superficie di territorio coperta da cemento e calcestruzzo».
Sono anche influenzati fiumi che sfociano in corpi idrici già colpiti da imponenti fioriture algali, come Chesapeake Bay, dove si sta cercando di salvare pesci, ostriche e granchi dall’anossia e dalle tossine. Anche i torrenti montani degli Appalachi sono vulnerabili, sia per l’erosione dei suoli sottili e dei pendii di quelle montagne, sia per le attività minerarie che per le emissioni industriali.
Uno degli autori dello studio è Gene Likerns, fondatore e direttore del Cary Institute of Ecosystem Studies ed uno degli scopritori delle piogge acide, che ha detto: «L’entità della variazione dell’alcalinità nei torrenti e fiumi ha superato le mie aspettative: Questo è un altro esempio dei diffusi impatti antropici sui sistemi naturali. I politici e l’opinione pubblica pensano che il problema delle piogge acide si scomparso, ma non è così. La pioggia acida ha portato ad un aumento di fuoriuscite di alcalinità dagli spartiacque e contribuito, a lungo termine, ad una tendenza in crescita nei nostri fiumi. E questo dopo 20 che sono stati emanati i regolamenti federali per ridurre le sostanze inquinanti disperse nell’aria che causano le piogge acide».
Il principale degli autori, Sujay Kaushal, un ecologo acquatico dell’università del Maryland, conclude: «Quello che stiamo vedendo potrebbe essere un effetto dell’eredità di più di cinque decenni di inquinamento. Questi sistemi non hanno recuperato. Gli effetti in ritardo dell’alcalinizzazione dei fiumi si vedono in una grande regione degli Stati Uniti. Per quanti i decenni persisteranno? In realtà non conosciamo la risposta».