L’energia scorre sull’acqua: rischio crisi idrica elevato per Usa, Cina e Medio Oriente
[8 Novembre 2013]
Il nuovo rapporto “Troubled waters ahead? Rising water risks on the global energy industry” di Wood Mackenzie, che si avvale dei dati dell’Aqueduct Water Risk Atlas del World resources institure (Wri), sottolinea che «Quasi tutte le forme di produzione di energia e di generazione di energia dipendono dall’ acqua. Anche se l’agricoltura utilizza i due terzi delle riserve di acqua dolce a livello mondiale, l’energia è di gran lunga il più grande utilizzatore industriale (con più del 15% ed in crescita). Dato che l’Onu prevede un deficit del 40% di acqua dolce entro il 2030, l’industria energetica è sempre più sotto controllo da parte dei governi e dell’opinione pubblica su come si utilizza riserve di acqua dolce».
Il rapporto si chiede quali rischi determinati dall’acqua potrebbero essere all’orizzonte per l’industria energetica globale, visto che la dipendenza dall’acqua crea forti rischi operativi per i produttori di energia nelle regioni a stress idrico. Il rapporto Wood Mackenzie ha trovato un rischio eccezionale per l’acqua in tre regioni forti produttrici di energia: il 50% per cento delle riserve di gas di scisto negli Usa mostrano uno stress idrico basale da medio ad estremamente elevato; il 70% della produzione di carbone e dell’energia prodotta dal carbone in Cina è stress idrico basale in media estremamente elevato; il 93% delle riserve petrolifere onshore in Medio Oriente sono esposte ad un rischio complessivo da medio estremamente elevato di acqua.
Tara Schmidt, una nota analista di Wood Mackenzie, dice che «L’energia scorre sull’acqua. In effetti, tra le industrie, il settore energetico mondiale è il più grande consumatore d’acqua al mondo . Quasi tutte le forme di produzione di energia e di generazione di energia dipendono dall’acqua per le loro operazioni . Questa tensione è causa di stress sia nel mondo dell’energia che in quello dell’acqua. I tre quarti de i produttori di energia intervistati nel 2012 CDP Global Water Survey hanno confermato di aver sperimentato i rischi operativi legati all’acqua, mentre la metà ha sperimentato impatti negativi sul business legati all’acqua negli ultimi cinque anni.
Dal rapporto viene fuori tutta la fragilità del boom del fracking negli Usa: il 50% delle riserve di shale e tight gas sono imprigionate in rocce particolarmente dure e non permeabili che si trovano in aree caratterizzate da stress idrico. La concorrenza per l’acqua tra estrazione di gas e consumo umano sta diventando sempre più evidente. La Schmidt spiega che «I trivellatori di Shale e tight gas Scisto utilizzano una piccola percentuale di acqua rispetto ad altri utenti industriali negli Stati Uniti, ma i singoli pozzi necessitano di grandi volumi di acqua durante brevi periodi di tempo per la fratturazione idraulica. Queste richieste brevi ma intense si sommano e possono minacciare di sostituire gli altri utenti dell’acqua. Nel corso del tempo, la disponibilità di acqua dolce nelle aree di sviluppo dello shale potrebbe diminuire in quanto la domanda di case e fattorie inizia a competere con le operazioni di fratturazione idraulica». Si tratta di preoccupazioni che non riguardano solo gli Usa: nei 10 Paesi con le più grandi riserve di shale e tight gas, il 60% delle riserve si trovano in aree soggette a stress idrico basale che va da medio ad estremamente elevato. «Le compagnie energetiche che operano in questi settori ad alta richiesta ed a limitata offerta, nei prossimi anni vedranno probabilmente aumentare insieme inquinamento e concorrenza correlati all’aumento dello stress – dice la Schmidt – Alcune aziende energetiche hanno già iniziato a programmare le strategie di attenuazione del rischio ed a rappresentare la potenziale scarsità , anche se sono costose. Antero Resources Inc, pianifica di spendere più di 500 milioni di dollari per una pipeline di 80 miglia, solo per garantire l’approvvigionamento di acqua per lo sfruttamento del suo shale. A meno che tutti gli stakeholders non lavorino insieme per proteggere le risorse idriche condivise, i rischi avranno un costante incremento».
Le miniere di carbone e le centrali elettriche a carbone cinesi operano già con notevole stress idrico e secondo il rapporto potrebbero affrontare rischi crescenti se, come si sta facendo, si espanderà la produzione di energia da carbone nelle province settentrionali e occidentali dove la scarsità di acqua è cronica. Nel 2012, quasi il 70% dell’energia elettrica della Cina proveniva dal carbone e la maggior parte delle miniere di carbone cinesi e si trovano già in aree soggette a stress idrico basale che va da medio ad estremamente elevato. Inoltre, più del 60% delle centrali elettriche a carbone previste in Cina sono nelle sei province del nord che rappresentano solo il 5% delle risorse idriche totali del Paese.
«Di conseguenza – sottolinea la Schmidt – è probabile che le coal companies facciano aumentare l’incertezza normativa mentre il governo aggiorna le sue leggi per proteggere le forniture a rischio. Gli operatori interessati ad accedere ai permessi ed alle potenziali chiusure di impianti devono dare la priorità all’acqua nelle loro strategie di mitigazione del rischio aziendale. Shenhua Group, per esempio, ha recentemente rinnovato il sistema di trattamento delle acque reflue per i suoi impianti coal-to-liquids ad Ordos, nella Mongolia interna, per migliorare l’efficienza dell’uso dell’acqua». Bisogna dire che Shenhua lo ha fatto solo dopo che ci sono state forti proteste della minoranza mongola per il sovrasfruttamento delle risorse idriche già carenti della regione autonome.
Anche la produzione di petrolio in Medio Oriente, una delle poiù aride del mondo, deve affrontare una serie di crescentui rischi idrici. In ggiunta a queste preoccupazioni di approvvigionamento di acqua, le imprese energetiche del Medio Oriente devono affrontare due rischi principali: la desalinizzazione inadeguata o altre infrastrutture idriche possono interrompere i progetti in corso, ritardando la trivellazione di greggio, la produzione e il processamento del greggio; la desalinizzazione domestico consuma risorse petrolifere che sarebbero stati esportati in tutto il mondo . In Arabia Saudita , per esempio , il petrolio è venduto per produrre energia negli mpianti di desalinizzazione a circa 4 dollari al barile, ma può essere esportato a circa 100 dollari al barile .
La Schmidt conclude con una nota di ottimismo: «L’acqua rappresenta una varietà di business risks per il settore energetico, in particolare in quanto le forniture di acqua diventano più scarse. Comunque, esistono le soluzioni. Con la giusta tecnologia, la trasparenza e l’impegno i rischi idrici possono essere gestiti in modo efficace . Le companies possono ridurre con successo i loro rischi idrici attraverso una migliore comprensione i propri bisogni di acqua, l’identificazione dei loro specifici water-driven business risks, e lo sviluppo di chiare strategie di gestione delle acque. Il futuro della produzione di energia dipende dal fatto che tutti i soggetti che lavorino insieme per garantire un futuro ad acqua sicura».