Migliore monitoraggio di inquinanti chimici, inclusi PFAS, agenti patogeni e resistenza antimicrobica
Entro il 2035 dovranno essere depurate tutte le acque reflue urbane degli agglomerati oltre i 1.000 abitanti equivalenti
Riutilizzo più ampio delle acque reflue urbane trattate per prevenire la scarsità idrica
[11 Aprile 2024]
Nell’ottobre 2022 la Commissione europea ha presentato una proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, allineandola agli obiettivi politici dell’Ue in materia di azione per il clima, economia circolare e riduzione dell’inquinamento. La legislazione è una delle iniziative chiave nell’ambito del piano d’azione Ue sull’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo. Ieri, con 481 voti favorevoli, 79 contrari e 26 astensioni, il Parlamento ha adottato l’accordo provvisorio raggiunto con il Consiglio lo scorso gennaio sulla revisione delle norme Ue. Prima che la legge possa entrare in vigore, il testo dovrà essere approvato formalmente anche dal Consiglio.
Secondo il relatore, il liberale finlandese Nils Torvalds dello Svenska folkpartiet (Renew), «La legislazione migliorerà significativamente le norme in materia di gestione delle acque e di trattamento delle acque reflue in Europa, in particolare con nuove norme sull’eliminazione dei microinquinanti provenienti da medicinali e prodotti per la cura della persona. Stiamo facendo in modo che l’impatto delle norme sull’accessibilità economica dei medicinali non sia sproporzionato e che le sostanze chimiche nocive come gli PFAS siano monitorate e trattate meglio in futuro».
In una nota l’Europarlamento spiega che la nuova direttiva prevede che, «Entro il 2035, le acque reflue urbane saranno sottoposte a trattamento secondario (cioè la rimozione di materia organica biodegradabile), prima di essere scaricate nell’ambiente, in tutti gli agglomerati delle dimensioni di 1.000 abitanti equivalenti (ad esempio, unità di misura standard che descrive l’inquinamento medio rilasciato da una persona al giorno) o più. Entro il 2039, il trattamento terziario (ossia l’eliminazione dell’azoto e del fosforo) sarà applicato in tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue che coprono 150.000 abitanti e quivalenti (a.e.) e oltre, ed entro il 2045 in quelli che coprono 10.000 a.e. e oltre. Un trattamento aggiuntivo che elimina un ampio spettro di microinquinanti (“trattamento quaternario”) sarà obbligatorio per tutti gli impianti superiori a 150,000 a.e. (e oltre 10,000 a.e. sulla base di una valutazione del rischio) entro il 2045. Il monitoraggio di vari parametri di salute pubblica (come virus noti e agenti patogeni emergenti), inquinanti chimici, comprese le cosiddette “sostanze chimiche eterne” (sostanze per- e polifluoroalchiliche o PFAS), microplastiche e resistenza antimicrobica sarà rigorosamente monitorato».
Inoltre, la legge introduce la responsabilità estesa del produttore (extended producer responsability – EPR) per i medicinali per uso umano e i prodotti cosmetici, che dovrà cosi coprire i costi del trattamento quaternario (per rimuovere i micro-inquinanti dalle acque reflue urbane). Almeno l’80% dei costi sarà coperto dai produttori, integrati da finanziamenti nazionali.
I Paesi Ue saranno tenuti a promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate provenienti da tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, in particolare nelle zone soggette a stress idrico.
Una bella sfida per un Paese come l’Italia perennemente sotto procedura di infrazione europea gia con l’attuale legislazione sulla depurazione delle acque reflue.