Goletta Verde: in Abruzzo 2 punti fuori dai limiti di legge su 8 risultati delle analisi
Cantieri della giusta transizione e ecologica: sì all’eolico offshore a Vasto, no al gasdotto Snam
[31 Luglio 2023]
In Abruzzo, su 8 punti campionati dai dai volontari e le volontarie di Goletta Verde di Legambiente il 17 luglio, 6 sono stati presi in foce di fiumi o canali e 2 a mare e 2 sono quelli giudicati fuori dai limiti di legge e si trovano entrambi in provincia di Chieti. Uno è stato giudicato come “fortemente inquinato”, quello preso alla foce del fiume Alento, a Francavilla al Mare, l’altro è risultato “inquinato” ed è quello alla foce del fiume Feltrino, presso la Marina di San Vito Chietino. Entrambi i punti risultano fuori dai limiti alle analisi della Goletta Verde negli ultimi 6 e 7 anni. Confortanti, invece i dati sugli altri campionamenti effettuati nelle zone limitrofe, in provincia di Teramo e Pescara, tutti risultati entro i limiti di legge insieme ad un altro punto in provincia di Chieti.
I punti monitorati risultati entro i limiti di legge: In provincia di Teramo la foce del fiume Vibrata, al confine tra Martinsicuro e Alba Adriatica, rientrato entro i limiti dopo diversi anni, in cui era stato rilevato inquinamento fecale; la foce del fiume Tordino tra Giulianova e Roseto degli Abruzzi e la foce del Vomano, tra Roseto degli Abruzzi e Pineto, entrambi campionati per la prima volta quest’anno.
In provincia di Pescara sono stati prelevati campioni in spiaggia, presso la traversa IV a 100 metri a sud del fiume Saline, a Montesilvano, e presso la spiaggia della Madonnina a Pescara, anche quest’ultimo punto monitorato per la prima volta quest’anno. Infine, entro i limiti anche il terzo punto del chietino, quello alla foce del fiume Sinello presso il lido di Casalbordino.
Assenti i cartelli, obbligatori per legge, sulla qualità delle acque di balneazione su tutti i punti visitati dai tecnici della Goletta, mentre i cartelli di divieto di balneazione sono stati trovati solo sul Vibrata e sul Tordino, in provincia di Teramo.
Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo, ha commentato: «Il fatto che almeno due punti su tre nella stessa provincia, quella di Chieti, hanno ricevuto un giudizio negativo, non può far altro che alzare ancor di più l’asticella dell’attenzione sullo stato dei mari che bagnano le nostre coste In particolare occorre migliorare il livello di depurazione dei reflui che dalle foci dei fiumi e dei torrenti sfociano in mare. Il mare e il turismo sono degli asset fondamentali per tutto l’Abruzzo e dobbiamo necessariamente accelerare sul miglioramento della depurazione e sistemazione dei nostri impianti in modo da fare il salto di qualità richiesto».
Mattia Lolli, portavoce di Goletta Verde e della segreteria Nazionale Legambiente, ha ricordato che «Il lavoro che facciamo ogni anno con Goletta Verde non vuole sostituirsi a quello delle autorità competenti ma denunciare una situazione di ritardo cronico del nostro Paese sul fronte della depurazione dei reflui. Il nostro mare è la principale vittima sacrificale della mancata depurazione sulla terra ferma, ossia di adeguati sistemi di trattamento dei reflui, sia urbani che industriali. Uno dei tanti mali italiani con conseguenze gravi soprattutto per lo stato di salute delle acque marine. L’Italia rimane sempre un Paese con grandi problemi di depurazione che, nella maggior delle volte come in questo caso, hanno conseguenze nei corpi fluviali. Luoghi troppo spesso abbandonati e sottovalutati per importanza sociale e ambientale. Fiumi e foci devono tornare a essere sicuri e balneabili, restituendo pezzi di territorio straordinari alla cittadinanza».
La tappa abruzzese di Goletta Verde è servita anche a organizzare a Vasto l’evento “I cantieri della transizione ecologica” per sottolineare l’importanza della diffusione delle rinnovabili, a partire dall’eolico offshore, e per ribadire il proprio no al gasdotto Snam Dorsale Adriatica, un progetto insensato in termini di politiche di decarbonizzazione ma anche da un punto di vista economico.
Legambiengte ha ricordato che «le rinnovabili in Abruzzo, come in Italia, possono dare la giusta accelerata alla transizione energetica, all’abbandono delle fonti fossili e dare anche un impulso allo sviluppo economico e all’innovazione. Tuttavia, nonostante il grande potenziale, la regione è ancora troppo legata alle sue centrali termoelettriche e ai pozzi di estrazione di idrocarburi. È fondamentale che l’Abruzzo inverta la rotta puntando e accelerando sulle rinnovabili che oggi, grazie ai 2.168 MW di potenza installata, distribuiti su oltre 29 mila impianti, hanno generato nel 2022 2.615,8 GWh pari al 44% del totale dell’energia elettrica prodotta sul territorio regionale. Interessanti a tal proposito i 149 Comuni che possiamo definire 100% rinnovabili elettrici. Numeri importanti, ai quali bisogna affiancare i 5 progetti di parco eolico che in questa regione sono, però, ancora in attesa di valutazione statale ai quali si si aggiungono le 48 pratiche di richieste di connessione a Terna per una possibile potenza di 4,3 GW, di cui almeno 2,35 GW di eolico offshore».
Il Cigno Verde ha confermato il suo «sì all’eolico offshore perché per Legambiente la giusta transizione energetica passa anche dal mare attraverso progetti che puntano davvero sulle rinnovabili. E l’Abruzzo ha un grande potenziale».
Il tavolo di lavoro si è aperto con la firma dell’accordo tra Inwit e Legambiente per includere la riserva naturale di Punta Aderci nel progetto per il monitoraggio ambientale e della biodiversità, presentato la scorsa settimana a Pescara. Un’iniziativa che interessa i sei comuni montani dell’Appennino centrale – Pescasseroli (AQ), Picinisco (FR), Caramanico Terme (PE), Roccaraso (AQ), Cappadocia (AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), i due parchi nazionali (Parco Nazionale Abruzzo Lazio e Molise e Parco Nazionale della Maiella), le due riserve naturali (Riserva Naturale Zompo lo Schioppo e Riserva Naturale Regionale Monte Genzana Alto Gizio).
Secondo Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, «Puntare sulle fonti rinnovabili per garantire sviluppo, qualità della vita e posti di lavoro è particolarmente importante soprattutto in Regioni come l’Abruzzo, al centro non solo della politica fossile del Governo, che vuole trasformare l’Italia in hub del gas, rafforzando la strategicità del gasdotto Snam Dorsale Adriatica anche nel nuovo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, ma anche del sistema energetico italiano incentrato e fortemente dipendente dal gas fossile. Non è possibile che ancora oggi, di fronte a quanto sta accadendo nei nostri territori e nel Mondo, si punti su tecnologie vecchie, obsolete e climalteranti, ma anche avere dubbi ed essere negazionisti del cambiamento climatico».
Di Marco ha aggiunto: «La sfida dei cantieri della transizione ecologica sta nel costruire quel giusto percorso che tenga al centro la sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei nostri territori come risposta all’emergenza climatica in atto. La tappa di Goletta Verde su Vasto si propone di raccogliere questa sfida alla luce delle progettazioni presenti, dalla ZES verde all’eolico off-shore e alle Green Community».
Legambiente Abruzzo denuncia che «purtroppo, però, sono decine i siti di produzione di idrocarburi ospitati dalla Regione. In particolare, parliamo di 12 concessioni di coltivazione, di cui 6 su mare, che hanno permesso nel 2022 di estrarre 9.436.808 smc di gas fossile da terra ferma, 564.189.004 smc di gas fossile dai pozzi marini e 205.650.890 kg di olio greggio (dati riferititi all’intera Zona B). Dati che evidenziano bene il ruolo dell’Abruzzo nel contesto energetico nazionale; infatti, questa porzione di mare rappresenta il 16,5% della produzione di gas fossile».
E il Cigno Verde spiega: «Un ruolo, quello dell’Abruzzo, che sembra destinato a consolidarsi. Infatti, nei prossimi anni la regione potrebbe essere territorio di transito di una delle infrastrutture del gas più imponenti in Italia, la Dorsale Adriatica Snam – ovvero un gasdotto di 689 km che partirebbe da Massafra in Puglia, per arrivare a Minerbio in Emilia-Romagna – e pensato per interconnettere nord e sud della penisola con il ruolo di trasportare il gas d’importazione estera. Un’infrastruttura che interessa l’Abruzzo nel tratto Sulmona-Foligno per una lunghezza di 167,7 km, e che prevede la realizzazione di una Centrale di Compressione a Sulmona, che avrà la funzione di “spingere” il gas nella rete e che, secondo Snam, distribuirà circa 25 milioni di metri cubi standard al giorno, quasi 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno, un sesto, circa, degli attuali consumi nazionali. Un’infrastruttura insensata non solo in termini di politiche di decarbonizzazione, ma anche da un punto di vista economico, se si pensa che la vita media di un gasdotto è di circa 40 anni, tempo necessario a coprire gli investimenti sostenuti. Inoltre, la scadenza degli obiettivi climatici che impongono l’uscita dalle fonti fossili, fissata al 2050. Eppure, parliamo di una Regione dai consumi finali lordi di energia elettrica estremamente contenuti e pari al 2% di quelli nazionali. Numeri che raccontano bene come le rinnovabili possano giocare un ruolo importante in questo contesto. Invece, nel 2022 sono stati consumati circa 1,7 miliardi di metri cubi standard di gas dei quali 0,55 miliardi utilizzati per la produzione di energia elettrica, 0,42 nel settore industriale e la restante parte è immessa nelle reti di distribuzione. In definitiva, nel 2022 dalle fonti fossili è arrivato il 44% della produzione totale di energia elettrica, pari a 5,5 TWh».