Goletta Verde: in Calabria depurazione in affanno. Il 70% dei campionamenti inquinati
[23 Luglio 2013]
Anche quest’anno i risultati dei campionamenti di Goletta Verde nel mare calabrese non sono confortanti: «In 17 casi sui 24 punti monitorati lungo la costa calabrese, il 70% sul totale, le analisi hanno evidenziato una carica batterica più alta di quella consentita dalla legge. Per 14 di questi punti il giudizio è di “fortemente inquinato”. La situazione più critica è quella registrata nelle province di Crotone e Vibo Valentia, dove tutti i campionamenti sono risultati con valori di batteri oltre i limiti consentito dalla legge».
Questa volta la fotografia scattata dai tecnici di Goletta Verde è davvero a tinte fosche e ancora una volta dipende dal fatto che le istituzioni non affrontano la sfida della depurazione per tutelare l’ambiente e le risorse marine calabresi. Una cosa che Legambiente denuncia da anni inascoltata, anche attraverso puntuali dossier con dati e proposte. Per questo oggi gli ambientalisti hanno lanciato un appello alla Regione e ai sindaci, sia dei comuni costieri che dell’entroterra, perché «si mettano finalmente in moto le procedure per adeguare il sistema depurativo alla normativa europea, visto che i fondi a disposizione ci sono ma ancora non sono stati fatti interventi risolutivi».
La situazione della depurazione in Calabria non è certo un’invenzione degli ambientalisti, è descritta dai dati del 2008 dell’ultimo censimento Istat: «La Calabria è la penultima regione italiana con appena il 49,9% di popolazione servita da un servizio di depurazione efficiente (ovvero con trattamento almeno secondario), inferiore alla già modesta media nazionale del 76% e sotto la media delle regioni del mezzogiorno, che si attesta intorno al 66%. La provincia che ha la copertura peggiore del servizio di depurazione è quella di Vibo Valentia con solo il 40,9% di abitanti equivalenti serviti da un sistema di depurazione di tipo secondario o terziario, segue Cosenza con il 44,3% e Reggio Calabria con il 48,2%».
Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, pur ribadendo che quella scattata da Goletta Verde è un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali, ma sottolineare le criticità di alcune zone, ribadisce che «i risultati della Calabria ci danno un chiaro segnale di una crisi depurativa che colpisce tutte le provincie, cosa che purtroppo non ci sorprende. Lo abbiamo ripetuto più volte: la depurazione dei reflui, dai comuni dell’entroterra a quelli costieri, deve diventare una priorità nell’agenda dell’amministrazione regionale. Non a caso, già durante la primavera abbiamo presentato uno studio sulla depurazione e le proposte concrete alla Regione per stimolare la risoluzione delle problematica prima della stagione balneare ma ci sembra che non si sia ancora intrapresa la strada giusta».
Come si è visto sono fuorilegge tutti gli 8 prelievi nelle province di Crotone e Vibo Valentia, 6 su 8 di quelli in provincia di Reggio Calabria, 3 su 4 di quelli in provincia di Cosenza, mentre le cose vanno molto meglio per il mare di Catanzaro, dove sono risultatri nella norma tutti e 4 i prelievi.
Maria Caterina Gattuso, segreteria di Legambiente Calabria, ricorda che «la Calabria è una regione di straordinaria bellezza ma che non ha ancora intrapreso con convinzione la strada della qualità e della tutela dell’ambiente e del mare. È necessario uno scatto di orgoglio, soprattutto da parte delle Istituzioni, a partire dai comuni che devono impegnarsi a mettere a regime la gestione e la manutenzione dei depuratori, intervenendo anche sugli scarichi abusivi. Non è possibile, infatti, continuare a fare affidamento sulle seppur notevoli capacità di autodepurazione del nostro mare. Alla Regione chiediamo un impegno più deciso rispetto a quanto fatto finora per far si che i fondi messi a disposizione vengano realmente spesi per la realizzazione e il completamento degli impianti, cosa che al momento non è avvenuta, nemmeno per i comuni in procedura di infrazione dell’Unione europea. Inoltre, dal 2000 le risorse economiche stanziate per colmare le gravi lacune del sistema depurativo calabrese ammontano a oltre 700 milioni di euro, ma non si sono ancora tradotte in risultati significativi. A questo proposito, chiediamo che si rendano note le responsabilità e le reali difficoltà per cui i progetti non sono stati ad oggi realizzati efficacemente, nell’interesse dei cittadini calabresi, ma anche degli stessi enti locali, mettendo in luce i problemi e individuando le giuste soluzioni per superarli».
Franco Saragò,della segreteria regionale di Legambiente, conclude: «Anche se si registra una maggiore attenzione da parte delle amministrazioni pubbliche e alcuni segnali di lieve ripresa le condizioni della depurazione calabrese rimangono sostanzialmente stazionarie, con punte di grave criticità. Sono ancora molti gli scarichi abusivi che sversano nelle fiumare e rimane ancora elevata la parte di territorio non servita da un sistema di depurazione efficiente. Nonostante le discussioni che animano, da anni, le estati calabresi, risultano ancora molti i centri abitati privi di impianti di depurazione mentre diversi impianti attivi risultano essere sotto sequestro giudiziario per la loro inefficienza o addirittura privi di autorizzazioni allo scarico delle acque. A testimonianza del perdurare della situazione vi sono i risultati del campionamento delle acque marine che, da anni, evidenziano negli stessi luoghi, le medesime criticità. Crediamo che, al di la della volontà di archiviare il deficit depurativo, ci sia bisogno di sinergia e pragmatismo da parte delle istituzioni e parliamo non soltanto dei comuni costieri ma anche di tutti i comuni dell’entroterra. Un impegno corale che ripulisca anche le coste dagli ecomostri che, unitamente al deficit depurativo, oltre a deturpare un territorio di incommensurabile bellezza, danneggiano l’economia turistica».