I dissalatori: soluzione per la crisi idrica e sfida ambientale per il Cile

Il nuovo governo di sinistra: «Andare avanti con la desalinizzazione, facendosi carico anche delle esternalità che genera»

[25 Marzo 2022]

Dopo 10 anni di siccità, la sete del Cile potrebbe essere placata dall’Oceano Pacifico. In Cile sono già funzionanti una ventina di dissalatori che forniscono acqua a comunità di pescatori e 3 più grandi che servono gli abitanti di diverse comunas (municipi). 8 grandi dissalatori forniscono acqua alle compagnie minerarie nell’arido nord del Cile.

Lo sviluppo e la disponibilità di energia solare ed eolica ha abbassato i costi operativi della dissalazione e purificazione dell’acqua di mare, rendendo possibile un approvvigionamento idrico stabile in questo Paese sy udamericano, lungo e stretto che si estende su 4.270 chilometri di costa. Quest’anno, 184 comunas (il 53%) sono soggetti a un decreto di carenza idrica che colpisce 8,2 dei 19,4 milioni di cileni.

Il rapporto “Radiografía del Agua: Brecha y Riesgo Hídrico de Chile” pubblicato 3 anni fa da Futuro Latinoamericano, Fundación Avina e Fundación Chile, avvertiva che «Le riserve di acqua dolce nei bacini si stanno riducendo. Il 72% dei dati mostra che il livello dell’acqua nelle falde acquifere sta diminuendo a un ritmo statisticamente significativo e tutti i ghiacciai finora studiati, che sono meno dell’1% di quelli esistenti, hanno ridotto la loro superficie areale e/o frontale dal 2000 in poi, con una sola eccezione: il ghiacciaio El Rincón, ubicato nella Región Metropolitana de Santiago».

Roberto Collao, presidente del l sindicato de pescadores de Chigualoc, una piccola insenatura a 240 km a nord di Santiago nella comuna di Los Vilos, ha spiegato all’agenzia IPS come questi dati tecnici si traducano in realtà e come un impianto di dissalazione sia venuto in loro aiuto: «Non avevamo acqua potabile. La portavamo dalle nostre case a Los Vilos, a 20 minuti da qui. I camion dell’acqua arrivavano ogni 15 giorni e qui in estate viene molta gente. Ora stiamo prelevando dal mare 5.000 litri al giorno, trasformandoli in acqua dolce per il consumo, per lavare le nostre mute da sub e per per pulire il nostro pescato.

Nella stagione di pesca appena conclusa, i 30 pescatori artigianali di Chigualoco, che hanno tre zone di pesca gestite, hanno pescato 100.000 abaloni cileni (Concholepas concholepas), un pregiatissimo mollusco commestibile che vive lungo le  coste del Cile e del vicino Perù e naturalmente tengono molto alla protezione delle risorse marine.

Altri piccoli dissalatori come quello di Chigualoc  sono stati installati nella regione settentrionale di Coquimbo. finanziati con fondi pubblici. Uno di questi è a Maitencillo, di fronte a Canela, il comune più povero del Cile, ma non funziona da quattro mesi perché, come ha detto all’IPS Herjan Torreblanca, presidente del sindacato Caleta Maitencillo,  «La pompa che estraeva l’acqua salata si è rotta, c’erano problemi con i filtri. L’acqua che ottenevamo era così fresca, come l’acqua in bottiglia. Produceva 8.000 litri al giorno. Spero che l’impianto venga riparato presto».

Il 2021 è stato l’anno più secco nella storia del Cile e in futuro si prevede una ricorrente scarsità d’acqua. La cosa preoccupa molto il nuovo governo di sinistra cileno, ma anche le amministrazioni regionali e locali e i progetti per garantire acqua ai cileni guardano in due direzioni: il mare e i ghiacciai delle vette andine.

Nella sua prima conferenza stampa con i corrispondenti esteri, il 14 marzo, dopo appena 3 giorni che aveva assunto il suo incarico, rispondendo a una domanda sulla crisi idrica, il presidente cileno Gabriel Boric ha annunciato l’obiettivo di «Andare avanti con la desalinizzazione, facendosi carico anche delle esternalità che genera. In particolare, cosa fare con la salamoia. Un problema è la siccità e un altro è il cattivo uso delle risorse idriche e dei diritti idrici. Dobbiamo compiere progressi nella modernizzazione dell’area e in un migliore utilizzo delle acque grigie».

Meno del 30% dell’agricoltura cilena utilizza l’irrigazione tecnica, in un paese la cui economia si basa sull’esportazione di prodotti agricoli, l’estrazione mineraria e la pesca industriale, l’acqua è economicamente vitale. Nel frattempo, l’agricoltura familiare e la pesca artigianale sono le più colpite dal deficit idrico, nonostante la loro importanza in termini di occupazione e sociale.

In Cile l’acqua è in mano ai privati e ora anche di mare, è al centro del dibattito e dovrebbe trovare una nuova definizione nella nuova costituzione progressista, la cui bozza dovrà essere completata entro il 4 luglio dalla Convención Constitucional, per poi venire sottoposta a un referendum a settembre o ottobre.

Minera Escondida, la più grande miniera e di rame del mondo di proprietà della società anglo-australiana BHP, a 3.200 metri sul livello del mare, utilizza l’acqua prodotta a 180 chilometri di distanza da un impianto di desalinizzazione sulla costa che la pompa fino alla regione di Antofagasta. Alla fine del 2019 è stata installata l’Escondida Water Supply Expansion (EWS), che, spiega Hada Matrás, responsabile della produzione della miniera, «Ci ha permesso di smettere di attingere acqua dal pozzo e di utilizzare il 100% di acqua di mare, una fatto unico a livello mondiale».

Le compagnie minerarie presenti in Cile prevedono tutte di incrementare entro il 2028 gli 8 impianti di desalinizzazione attualmente in funzione a 15.

Tra i 3 impianti destinati all’approvvigionamento idrico dei comuni, spicca il dissalatore di Nueva Atacama, entrato in funzione nel dicembre 2021 grazie a un investimento statale di 250 milioni di dollari e poi dato in gestione a un consorzio privato. Il dissalatore produce 450 litri al secondo (L/s) e rifornisce i comuni di Tierra Amarilla, Caldera, Copiapó e Chañaral, che si trovano a circa 800 chilometri a nord di Santiago.

Ma la desalinizzazione non si limiterà al nord arido del Cile, dove fornire acqua è più urgente. Per la prima volta un dissalatore, Nuevosur, è stato installato anche nel sud del Cile, a Iloca, a 288 chilometri da Santiago. Si tratta di un investimento da 2,5 milioni di dollari per «Aumentare la disponibilità di acqua e coprire la crescente domanda che si verifica principalmente in estate- ha detto la compagnia Nuevosur all’IPS – Il progetto verrà eseguito in due fasi: durante la prima fase – che è già stata sviluppata – il sistema ci consentirà di trattare 15 L/s e nella seconda fase raggiungeremo un livello di trattamento di 26 L/s».

Diversi gruppi si sono coalizzati nell’Asociación Chilena de Desalinización (ACADES) che «Nasce in un contesto di crescente fabbisogno idrico in Cile a causa del cambiamento climatico, che pone le sfide di promuovere la desalinizzazione come fonte alternativa alle acque continentali e di coordinare i diversi attori che partecipano al processo per promuovere il loro sviluppo sostenibile.  La desalinizzazione è una tecnologia pulita, affidabile e sempre più accessibile che ha il potenziale per avvantaggiare diverse attività (mineraria, industria e agricoltura) ed essere un’ottima fonte di acqua per il consumo umano».

La domanda, in Cile come altrove, è sempre la stessa: cosa farm ne della salamoia prodotta dal processo di dissalazione? Alcune associazioni ambientaliste temono che sversamenti troppo grandi di salamoia in mare possano avere un impatto sugli ecosistemi costieri. I piccoli impianti di desalinizzazione non producono quasi salamoia, quindi l’attenzione è rivolta soprattutto alle compagnie minerarie e alle imprese idriche.

Liesbeth Van der Meer, direttrice esecutiva di Oceana Chile, la branca cilena dell’ONG internazionale che difende la vita marina,  non è contraria ai dissalatori e ha detto all’IPS che «La desalinizzazione è una delle soluzioni, ma c’è grande preoccupazione che sia vista come l’unica alternativa. Molti stanno guardando a Israele e Qatar come una soluzione. Tuttavia, la prima cosa su cui l’Europa si è sempre concentrata è stata l’efficienza idrica e in Cile su questo non si è lavorato». La Van der Meer ha spiegato che gli impianti di desalinizzazione ai quali bisogn fare attenzione «Sono quelli che vanno da 500 a più di 1000 L/s, a causa dell’aspirazione e di tutto il sale che ributtano in mare.

La desalinizzazione ha molti costi socio-ambientali che non sono stati considerati. Se l’impianto è molto vicino a una baia chiusa, ad esempio, la salamoia e le sostanze utilizzate per prevenire l’accumulo di specie biologiche nei tubi producono danni ambientali. Ma non si può paragonare Israele al Cile, perché il nostro mare ha altre qualità con la Corrente di Humboldt che va da sud a nord portando nutrienti. E andare oltre la Corrente di Humboldt per depositare la salamoia è piuttosto costoso».

La Van der Meer ricorda il caso negativo di Mejillones, un comune nella regione settentrionale di Antofagasta, dove c’è un grande dissalatore minerario di vecchio modello e dove in mare non ci sono pesci per 5 Km e «L’acqua è turchese, non perché è pulita, ma perché lì non c’è vita».

Ma si tratta di un caso estremo di mala gestione e per questo Oceana Chile chiede al nuovo governo «Un piano idrico nazionale per regolamentare la costruzione di impianti di desalinizzazione», ma anche «La protezione delle 10 miglia di acque territoriali dove si trova gran parte della ricchezza delle risorse ittiche».

Anche Ricardo Cabezas, fisico aerospaziale e geologo, è convinto che «E’ necessaria una legislazione per obbligare le imprese che utilizzano l’acqua di mare ad avere un sistema di monitoraggio e studi oceanografici per comprendere il flusso delle correnti. Le differenze di temperatura non sono elevate durante la desalinizzazione perché nel processo di osmosi inversa non esiste un impianto termico. E per quanto riguarda la salamoia, ci sono esperienze a livello internazionale in cui molti minerali vengono recuperati dal sale. Il 20% dell’acqua di scarico può essere gestito in modo ottimale se si riutilizza parte della salamoia rielaborandola per ottenere terre rare, renio e altri minerali comuni. Puoi aggiungere valore al sale e diventa una materia prima piuttosto che un materiale di scarto. Se riusciremo a risolvere il problema della salamoia, faremo un salto di qualità e il principale beneficiario sarà la popolazione cilena perché il problema cruciale dell’acqua sarà risolto. L’impianto di Nueva Atacama, ad esempio, è riuscito ad attenuare l’effetto sul mare con diffusori che non producono una concentrazione di sale alla fine del percorso della tubazione di scarico, ma la diffondono su un tratto di un chilometro».

Orlando Milesi è corrispondente IPS in Cile dal 2015, della Pontificia Universidad Católica de Santiago, specializzato in energia non convenzionale, conclude: «Se gli impianti di desalinizzazione vinceranno la scommessa, i camion per la consegna dell’acqua in Cile passeranno alla storia, e con loro l’imprevedibilità dei rifornimenti idrici e gli alti costi operativi».