I giovani Pd chiedono più fondi per la sicurezza di territorio e cittadini
Le proposte avanzate dai Giovani democratici per la Legge di Stabilità
[10 Dicembre 2013]
Oggi Giovani democratici in una conferenza stampa sono ritornati sugli eventi climatici che negli ultimi anni hanno colpito Toscana, Marche, Veneto, Campania, Sicilia, Emilia Romagna e Liguria, e solo poche settimane fa le isole e tutto il Sud Italia, con ingenti danni economici e perdite di vite umane. Secondo loro «È in queste occasioni, purtroppo, che il tema della prevenzione del rischio idrogeologico e di una politica adeguata di difesa del suolo assume rilievo nel dibattito pubblico, per poi smarrirlo ad emergenza passata. E così il Bel Paese rimane succube di un’espansione disordinata, un abusivismo senza freni, dove 8mq al secondo di suolo vengono cementificati, una nuova Napoli, per estensione, nasce ogni 5 mesi, il 71% delle coste è occupato, si è i secondi in Europa per utilizzazione di cemento, la Sicilia costruisce quanto tutto il Regno Unito, e frane, alluvioni, valanghe tengono sotto scacco quasi la totalità dei comuni italiani».
Michele Masulli, responsabile ambiente di Giovani democratici, ha spiegato che «Sempre più spesso, per il cambiamento climatico, fenomeno ormai inequivocabili e per politiche urbane assenti, se non deleterie, l’Italia risulta vittima di tragedie immani. 180 milioni in tre anni, di fronte a un bisogno di 40 miliardi di euro per mettere in sicurezza il Paese, sono irrisori. Serve cambiare urgentemente rotta e modificare in tal senso la legge di stabilità. La sicurezza del territorio deve diventare una priorità per il paese e per questo oggi abbiamo lanciato le proposte come Giovani Democratici».
In questi giorni è in discussione alla Camera la Legge di Stabilità e i Giovani Democratici avanzano alcune proposte: «Noi diciamo che 180 milioni in tre anni, di fronte a un bisogno di 40 miliardi di euro per mettere in sicurezza il Paese, sono irrisori; – chiediamo l’istituzione nazionale di un Fondo nazionale per la difesa del suolo, che utilizzi anche risorse provenienti dal ciclo di programmazione comunitaria 2014-2020, in modo da rendere stabile e certa nel tempo la disponibilità delle risorse economiche su questo capitolo di spesa: è necessario passare dalla gestione dell’emergenza ad una programmazione volta a prevenire il rischio; -chiediamo che gli enti locali siano messi nelle condizioni di porre in essere interventi di prevenzione, liberando queste spese dai vincoli del Patto di Stabilità e prevedendo che rientrino nel novero di quelle realizzabili dai privati a scomputo degli oneri di urbanizzazione legati a interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente»;
Inoltre i giovani Pd chiedono che «Sia avviato un Piano straordinario di manutenzione diffusa e messa in sicurezza del territorio che definisca obiettivi di breve medio termine e che tenga conto del coinvolgimento del sistema delle autonomie locali; è un modo per attivare investimenti e occupazione a favore di competenze tecniche, piccole e medie imprese e maestranze; – chiediamo che si prevedano forme di incentivazione alla partecipazione di lavoratori temporaneamente beneficiari di ammortizzatori sociali e di valorizzazione del ruolo strategico dell’agricoltura come presidio del territorio, per evitarne l’abbandono, il disboscamento e l’improduttività; – chiediamo che si introduca la durata e la validità del piano di manutenzione tra i criteri di aggiudicazione degli appalti per opere di messa in sicurezza, oltrepassando la pratica nociva del massimo ribasso che causa perdita di qualità e di efficacia nei progetti. – chiediamo, come già fatto per i comuni della Sardegna, di garantire la sospensione del termine per l’adempimento degli obblighi tributari ai contribuenti residenti nei comuni del Sud colpiti dal nubifragio del primo dicembre, ai sensi dell’art. 9, comma 2, della legge n. 212/2000».
I Giovani democratici sono convinti che «La riforma della governance a cui si provvede con il “collegato ambientale”, che recepisce direttive comunitarie e fa chiarezza nella distribuzione di competenze e strumenti tra gli enti, va nella direzione giusta, ma non basta. È necessario adeguare in toto l’ordinamento italiano a quello comunitario in materia di gestione delle acque e difesa del suolo, introducendo l’ambizioso principio del “consumo netto” di suolo zero nel 2050. Prevenire il dissesto idrogeologico significa risparmiare le ingenti somme necessarie a riparane i danni: ben 52 miliardi di euro negli ultimi venti anni. Ripristinare un argine è spesso molto più efficiente e lungimirante che costruire una piazza. Combattere il dissesto idrogeologico significa attivare una leva anticiclica, creando investimenti e posti di lavoro; tutelare beni comuni non riproducibili; curare la fragilità del territorio italiano; valorizzare l’immensa ricchezza di risorse territoriali, ambientali e paesaggistiche a cui l’Italia non può rinunciare per il suo futuro»
Per Miriam Cominelli, della commissione Ambiente della Camera, «Un piano di riassetto del territorio fatto di piccoli interventi è un’eccezionale volano per riattivare l’economia, offrendo opportunità di lavoro per tante piccole e medie imprese e creando occupazione, anche in quelle fasce di lavoratori che la crisi ha costretto a casa. E’ necessario cambiare prospettiva e uscire dalla logica del grande investimento, impossibile da trovare in questo momento, per aprire il fronte delle piccole opere diffuse sul territorio, indispensabili per evitare nuove tragedie».