Il monitoraggio dei pesticidi in Italia fa acqua da tutte le parti

In molte regioni italiane l’efficacia del monitoraggio è palesemente inadeguata a rispettare la normativa europea in vigore

[31 Gennaio 2022]

Secondo un recente rapporto dell’Agenzia ambientale Europea (Eea), dal 2013 al 2019 i siti di monitoraggio europei delle acque superficiali con livelli di pesticidi oltre soglia variava dal 13% al 30%, mentre per le acque sotterranee dal 3% al 7%.

Per quanto riguarda l’Italia, tale tendenza è confermata da Ispra: secondo i risultati delle analisi svolte dalle Agenzie ambientali regionali e provinciali nel 2019, nel 25% dei siti di monitoraggio per le acque superficiali si superano i limiti previsti dalle normative per i pesticidi. Per quanto riguarda le acque sotterranee questa quota scende al 5%.

Ispra aggiunge inoltre che, sebbene l’efficacia del monitoraggio sia cresciuta negli ultimi anni, in Italia il grado di contaminazione delle acque è sottostimato a causa delle difficoltà tecniche e metodologiche che caratterizzano l’analisi dei pesticidi.

Quest’affermazione trova conferma da quanto emerge da una elaborazione che abbiamo effettuato applicando gli indirizzi contenuti nelle Linee guida del Sistema nazionale di protezione ambientale (Lg Snpa n°14/2018), tenendo conto dei risultati disponibili del monitoraggio nelle acque delle regioni italiane (fonte: dati Ispra anni 2017-18) e dei dati di vendita dei fitofarmaci degli ultimi anni nelle regioni italiane (fonte: dati Istat anni 2017-19).

Come noto la capacità di rappresentare il grado di contaminazione delle acque dai pesticidi è correlata al profilo di monitoraggio adottato, ossia alle sostanze analizzate. Se una sostanza attiva non viene ricercata è pacifico che non venga ritrovata. Il profilo di monitoraggio deve tenere conto delle sostanze attive impiegatenel proprio territorio e della probabilità di residuare nelle acque di ognuna di esse. Una adeguata efficacia del monitoraggio è unrequisito minimo per poter misurare il grado di contaminazione delle acque da pesticidi.

In Italia solo quattro regioni hanno una efficacia di monitoraggio delle acque superficiali relativa ai pesticidi superiore al 60%. Quasi la metà delle regioni non supera il 25%. L’efficacia media nazionale è del 41%.

Per quanto riguarda le acque sotterranee, la situazione è lievemente peggiore, con quattro regioni con efficacia praticamente nulla e una efficacia media nazionale del 36%.

L’efficacia è stata calcolata tenendo conto della lista delle sostanze attive ricercate in ogni regione (fonte: Ispra, ultimo dato disponibile anno 2018) rapportata alla lista delle sostanze attive che sarebbe necessario ricercare sulla base degli indirizzi contenuti nelle Linee guida del Snpa citate.

In molte regioni italiane il profilo di monitoraggio è palesemente insufficiente per eseguire correttamente il monitoraggio ai sensi della normativa sulle acque. Ci sarà sicuramente una difficoltà tecnica e metodologica,come ad esempio per il glifosate, ma crediamo anche che ci sia una scarsa attitudine ad eseguire le attività di monitoraggio tenendo conto dell’analisi delle pressioni e degli impatti, come raccomandato dalle normative in vigore.

Il risultato è che la capacità di valutazione del grado di raggiungimento degli obiettivi di qualità delle acque è generalmente, oltre che scarsa ,anche fortemente squilibrata fra regioni a causa di un diverso approccio di indagine.

Queste carenze dovrebbero essere colmate al più presto, soprattutto ora che l’Unione europea si avvia ad una revisione della direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi (direttiva 2009/128/CE), con ambiziosi obiettivi di riduzione di utilizzo di queste sostanze.

di Alessandro Franchi e Michele Lorenzin, per greenreport.it