Il Regno Unito fa marcia indietro nello scontro sul fracking, a rischio anche aree protette
[12 Febbraio 2015]
Un emendamento da poco presentato dai laburisti britannici nella Camera dei Comuni aveva di fatto posto un grosso limite alle nuove concessioni per impianti di estrazione del gasi di scisto nel Paese, proibendo le tecniche di fracking in molte aree naturali protette e ponendo severe restrizioni ai nuovi impianti. Un emendamento che era stato, almeno in prima istanza, approvato dal governo di David Cameron.
Negli ultimi giorni, però, è arrivata la controffensiva governativa, per bocca del ministro dei Trasporti, lord Baker: nella nuova versione dell’emendamento, si diluisce fortemente la definizione di “protezione delle aree protette”, lasciando alla discrezionalità del Segretario di Stato chiarire cosa si intenda con “area protetta”. In particolare, l’espressione “zone di falde acquifere protette” è stata sostituita con una molto più morbida e meno chiara “zone di origine delle falde acquifere”.
Dietro alla mossa del governo si nascondono forti interessi economici: molti dei nuovi impianti di fracking, infatti, si trovano proprio all’interno di “zone di falde acquifere protette”, e quindi sarebbero stati soggetti alle nuove limitazioni. Il governo ha inoltre eliminato l’obbligo di analisi di impatto ambientale (Eia): le autorità locali dovranno solo “tenerne conto”, ma senza nessun carattere prescrittivo.
Insomma, un grosso passo indietro rispetto all’emendamento “anti-fracking”, che potrebbe riaccendere la battaglia su questa importante tematica nel Regno Unito. Le procedure di estrazione dello shale gas, infatti, stanno prendendo sempre più piede in varie aree del mondo, con decine di nuove compagnie alla ricerca di nuove fonti di energia. Queste nuove procedure, però, non sono esenti da rischi sia per la salute che per l’ambiente: il “fracking”, infatti, richiede grandi quantità di acqua, e ha notevoli conseguenze in termini di contaminazione della risorsa idrica, con metalli pesanti e sostanze cangerogene rilasciate nelle falde acquifere, spesso le stesse da cui gli acquedotti cittadini attingono l’acqua per la popolazione residente.
Adesso il combattuto “Infrastructure Bill” inglese dovrà tornare alla Camera dei Lord per essere nuovamente discusso con le nuove modifiche: a scontrarsi non sono solo maggioranza e opposizione, ma ancor di più due visioni distinte della protezione dell’ambiente e delle conseguenze del fracking su salute e ambiente: scopri altre notizie sul fracking su Watergrabbing.net, il nuovo portale di Cospe dedicato all’accaparramento idrico nel mondo.
di Cospe per greenreport.it