Iran: la rivolta per l’acqua del Khuzestan e la risposta mortale del governo
Morti e arresti e Khamenei invita il governo a impegnarsi seriamente a risolvere problema. Crisi dovuta al cambiamento climatico
[26 Luglio 2021]
La Guida suprema dell’Iran, l’Ayatollah sayyed Ali Khamenei ha ordinato i funzionari governative e non di disposto a impegnarsi seriamente a risolvere la questione idrica del Khuzestan, la provincia a maggioranza araba nel sud-ovest dell’Iran, al confine con l’Iraq. Khamenei ha detto che «In questi giorni, la preoccupazione dolorosa è la questione dell’acqua del Khuzestan» e si è rammaricato per il fatto che «Malgrado le numerose raccomandazioni sulla questione idrica nel Khuzestan, il problema non è stato risolto».
Le dichiarazioni della massima autorità della Repubblica islamica sono arrivate poche ore dopo il messaggio pubblicato nel suo sito ufficiale, nel quale si era rivolto direttamente al governo iraniano perché affronti «Seriamente ed urgentemente il problema dell’acqua per risolverlo al più presto possibile. Se qualcuno si preoccupa veramente della gente, non può sentirsi a proprio agio di fronte ai problemi del Khuzestan. I responsabili hanno un dovere preciso a prendersi cura della popolazione del Khuzestan».
Un’ammissione delle difficoltà e dei disordini e una critica alla repressione poliziesca che ha causato diversi morti tra i manifestanti.
Ora la stessa agenzia ufficiale Pars Today ammette che «La siccità e il surriscaldamento di quest’anno hanno causato problemi al popolo della provincia meridionale del Khuzestan» ma sottolinea che «Allo stesso tempo, con l’impegno di tutte le istituzioni governative e pubbliche e l’apertura degli sbocchi della diga di Karun, si sta risolvendo il problema della carenza d’acqua».
A non minimizzare per niente quello che sta succedendo nel Khuzestan Human Rights Watch (HRW) che accusa le autorità iraniane di uso eccessivo della forza contro i manifestanti. Secondo l’ONG, «Le autorità dovrebbero indagare in modo trasparente sulle morti segnalate di almeno 3 manifestanti e chiederne conto ai responsabili. Il governo dovrebbe anche affrontare con urgenza le lamentele di lunga data sull’accesso all’acqua nel Paese».
E’ dal 15 luglio che in decine di paesi e città del Khuzestan ci sono ogni sera proteste contro le difficoltà di accesso all’acqua nella zona. HRW sottolinea che «Nelle interviste ai media affiliati allo Stato, le famiglie hanno riferito della morte di due uomini durante le proteste, mentre i video condivisi sui social media mostrano i funzionari della sicurezza che usano armi da fuoco e gas lacrimogeni e sparano ai manifestanti». Il 21 luglio, l’agenzia ufficiale IRIB ha riferito che sono stati uccisi un terzo manifestante a Izeh e un ufficiale di polizia a Taleghani, Ma diverse fonti non ufficiali dicono che le vittime negli scontri tra polizia e manifestanti sono molte di più e il preoccupato e duro intervento di Khamenei lo confermerebbe.
Secondo Tara Sepehri Far , ricercatrice iraniana di Human Rights Watch, «Le autorità iraniane hanno un’abitudine molto preoccupante di rispondere con proiettili ai manifestanti frustrati dalle crescenti difficoltà economiche e dal deterioramento delle condizioni di vita. Le autorità governative devono garantire il diritto alla riunione pacifica e impedire alle forze di sicurezza di usare una forza eccessiva».
E’ da tempo che la cattiva gestione delle risorse idriche e l’inquinamento da petrolio in Iran, e nel Khuzestan in particolare, destano preoccupazione. Da decenni gli ambientalisti avvertono che i progetti di sviluppo nel Khuzestan ricco di petrolio, compresa la costruzione di dighe idroelettriche, progetti di irrigazione e trasferimenti di acqua alle province vicine, stanno causando danni ambientali e portano a carenze idriche che colpiscono una serie di diritti.
Amministratori pubblici e polizia accusano i “rivoltosi” di aver sparato almeno a due persone, uccidendole. Il 20 luglio, Human Rights News Activist Agency (HRANA) aveva detto di aver identificato almeno 18 attivisti arrestati dalle autorità e diversi video condivisi sui social media mostrano le forze dell’ordine che sparano contro i manifestanti in fuga.
Mojtaba Youssefi, un parlamentare di Ahvaz, ha dichiarato al sito web di notizie Asr-e-Iran che «702 villaggi nella provincia del Khuzestan non hanno acqua potabile. Nelle parti meridionali e settentrionali della provincia, il loro bestiame sta morendo per mancanza di acqua e l’agricoltura è un sogno per la popolazione locale». Il quotidiano Arman Melli ha riportato che «660 villaggi della zona non dispongono di acqua di rubinetto e che vengono utilizzate cisterne per portare l’acqua a tutti i villaggi della zona».
Gli scambi di accuse tra manifestanti, polizia e governo sono all’ordine del giorno e chi protesta a sostegno dei manifestanti del Khuzestan e contro la brutale repressione poliziesca viene arrestato. Diversi utenti e giornalisti iraniani hanno segnalato problemi con l’accesso a Internet nell’area delle manifestazioni. Negli ultimi tre anni, le autorità iraniane hanno spesso limitato l’accesso alle informazioni durante le proteste.
Una situazione esplosiva, visto che, come ricorda HRW, «Si prevede che il cambiamento climatico aggraverà le minacce alle risorse idriche del Khuzestan. Il clima particolarmente caldo e secco in Khuzestan questa estate ha portato a un aumento della siccità e interruzioni di corrente e molto probabilmente a più tempeste di sabbia e polvere, che amplificano l’impatto della cattiva gestione delle risorse idriche da parte del governo».
Visto che l’Onu afferma che il diritto all’acqua rappresenta il diritto a tutti, senza discriminazioni, «di avere accesso ad acqua sufficiente, sicura, accettabile, fisicamente accessibile e conveniente per uso personale e domestico», Sepehri Far conclude: «Invece di reprimere le proteste, le autorità iraniane dovrebbero riconoscere la gravità della crisi idrica e impegnarsi ad affrontarla con urgenza a livello nazionale».