Mosul: l’Italia va alla guerra sulla diga più pericolosa del mondo
La fragile diga di Mosul, costruita da Saddam, è difesa dai Kurdi, circondati dallo Stato Islamico
[29 Dicembre 2015]
The National Interest dedica un approfondimento (This Weapon Can Hit Baghdad From 200 Miles Away) alla diga di Mosul dove, nonostante il parere contrario del governo dell’Iraq, il governo italiano vuole inviare un contingente per proteggerla da eventuali attacchi dello Stato Islamico/Daesh mdntre sono in corso i lavori di ristrutturazione che si è aggiudicato una ditta italiana.
La diga di Mosul è la più grande dell’Iraq ed in Medio Oriente è una di quelle he produce più energia elettrica: 750 MW, ma potrebbe diventare anche una “arma letale” attraverso la quale le milizie nere del Daesh potrebbero minacciare gran parte dell’Iraq. Anche perché i jihadisti sono ancora padroni di Mosul e i nostri soldati, che fino a poco tempo fa si diceva che non avrebbero mai partecipato ad azioni di guerra a terra, saranno praticamente mandati sul fronte più caldo dell’Iraq, una città strategica che il Daesh non vuole assolutamente perdere dopo che le truppe di Bagdad hanno riconquistato Ramadi.
La grande diga di Mosul è vitale anche per l’agricoltura e The National Interest spiega che «Costruita all’epoca di Saddam su deboli fondazioni di gesso, la diga richiede una manutenzione continua e rafforzamento con cemento fresco. Se questi lavori non vengno attuati, circa 10 miliardi di tonnellate di acqua potrebbero minacciare il corso inferiore del Tigri, comprese città a centinaia di miglia lungo il corso del fiume».
Diverse strutture della diga – che attualmente è sotto il controllo dei peshmerga kurdi irakeni – sono già state danneggiata dai combattimenti contro lo Stato Islamico/Daesh. Ma già in uno studio del 2006 l’ U.S. Army Corps of Engineers definiva la diga di Mosul «La più pericolosa del mondo», stimando che un suo crollo potrebbe provocare fino a mezzo milione di morti.
Nell’agosto del 2014 le milizie islamo-fasciste del Daesh riuscirono a conquistare la diga per 10 giorni e minacciarono di farla saltare in aria, ma una controffensiva dei peshmerga riuscì a respingere i miliziani del Daesh che però continuano a controllare tutta l’area circostante, impedendo di fatto ogni attività di manutenzione e rispristino della diga. Inoltre i kurdi sono fuori dalla loro reione semi-indipendente: Mosul è territorio dove vivono tribù arabe sunnite e dove lo Stato Islamico ha ancora molti alleati.
E’ qui, dove si scatenerà la prossima offensiva anti-Daesh e dove molto probabilmente si deciderà il destino della guerra siro-irakena, che, come ricorda The National Interest « Il 16 dicembre, il primo ministro italiano – l’Italia ha una partecipazione nella diga – ha annunciato che il suo paese dispiegherà 450 soldati in più per proteggere la struttura. Nel frattempo, il governo centrale iracheno di Baghdad si è rivelata inefficace nel garantire la sicurezza della diga, proprio come i suoi soldati si sono rivelata inefficaci nel difendere la zona dall’ISIS l’anno scorso. Tuttavia, gli ufficiali kurdi stanno premendo sul governo di Bagdad a corto di soldi perché stanzi 250 – 500 milioni di dollari per mitigare il disastro».
Insomma i nostri 450 militari non andranno a fare una semplice protezione di un’azienda italiana in un’area “difficile”, ma andranno a proteggere la diga più pericolosa del mondo, già prossima a diventare una catastrofe, in quella che probabilmente è l’area più calda dello scontro tra Stato Islamico/Daesh, esrcito regolare irakeno, kurdi, milizie sunnite e sciite pro-Bagdad e Coalizione a guida Usa. Insomma, andare alla diga di Mosul vuol dire andare alla guerra siro-irakena.