A Tonga danni incalcolabili e migliaia di persone senza luce e acqua. Il primo comunicato del governo dopo l’eruzione

L’esplosione del vulcano a Tonga: un evento da una volta in un millennio

Grosse difficoltà per portare gli aiuti necessari in tutte le isole del Regno di Tonga

[19 Gennaio 2022]

Il 15 gennaio un enorme vulcano sottomarino a Tonga, un piccolo Stato insulare nel Pacifico meridionale, è esploso causando un gigantesco fungo di fumo che ha coperto l’arcipelago e le isole vicine e innescato allarmi tsunami in tutto il Pacifico. Ora, migliaia di tongani sono senza elettricità e acqua e l’interruzione delle comunicazioni e dei viaggi aerei stanno rendendo difficile valutare dove è più necessario dare aiuto. È ancora troppo presto per valutare la maggior parte dei danni a terra.

Shane Cronin, professore di vulcanologia all’università di Auckland, ha detto alla CNN che un’esplosione vulcanica come quella avvenuta a Tonga «E’ da una volta in un millennio. Ci vogliono circa 900-1000 anni perché il vulcano Hunga si riempia di magma, che si raffreddi e inizia a cristallizzare, producendo grandi quantità di pressione di gas all’interno del magma. Quando i gas iniziano ad aumentare la pressione, il magma diventa instabile. Pensa a come mettere troppe bollicine in una bottiglia di champagne: alla fine, la bottiglia si romperà».

L’eruzione vulcanica è solo l’ultimo disastro naturale che ha colpito Tonga, uno dei Paesi del mondo più colpiti dal cambiamento climatico antropico, del quale Tonga non ha praticamente nessuna responsabilità. Nel 2018, una tempesta tropicale di categoria 5 spazzò via circa 170 case, causando la morte di due persone, e nel 2020 un ciclone ha causato danni per oltre 100 milioni di dollari

Solo oggi il governo del Regno di Tonga è riuscito a diramare, attraverso la sua ambasciata in Nuova Zelanda, il primo comunicato che fa il punto della situazione nella capitale Nuku’alofa e nelle isole vicine e nel quale si legge che «Il governo di Tonga sta rispondendo agli sforzi sul campo. L’alimentazione elettrica è stata ripristinata e sono in corso le operazioni di pulizia e valutazione dei danni. I soccorsi vengono distribuiti dalle autorità tongane. I lavori per sgomberare la pista dell’aeroporto continuano e dovrebbero essere completati oggi. Ci sono tre vittime confermate; due cittadini tongani e un cittadino britannico. Oggi non sono stati segnalati ulteriori decessi. Digicel (provider di telefonia mobile internazionale) ha istituito un sistema provvisorio su Tongatapu utilizzando la parabola satellitare dell’University of South Pacific che oggi potrebbe consentire di stabilire una connessione 2G. Questa connessione sarà limitata e irregolare, coprendo circa il 10% della capacità normale e dando priorità alle comunicazioni vocali e SMS. La cable company statunitense SubCom informa che ci vorranno almeno quattro settimane per riparare il collegamento via cavo di Tonga».

Per quanto riguarda i soccorsi nell’arcipelago di Tonga, nel comunicato del governo si legge che «Sono in corso le operazioni di risposta alle emergenze, con la valutazione iniziale dei danni e forniture di soccorso e squadre sanitarie dispiegate nelle aree colpite. Sono state effettuate comunicazioni limitate con Vava’u e Ha’apai. Non ci sono state comunicazioni con le Niuas ma sono considerate a basso rischio. Continuano gli sforzi per ripristinare le comunicazioni. Sono iniziate le evacuazioni da Atata a Tongatapu e da Mango e Fonoifua a Nomuka. L’approvvigionamento idrico è stato influenzato dalla cenere vulcanica; sono in corso le valutazioni dei danni. I problemi per il trasporto marittimo e aereo restano a causa dei danni subiti dai moli e dalle piste che sono ricoperte di cenere. I voli nazionali e internazionali sono stati posticipati fino a nuovo avviso. Continua il monitoraggio dell’attività vulcanica e del rischio tsunami. Il Presidente del Consiglio ha incontrato il capo di ogni missione diplomatica a Tonga per discutere del loro sostegno».

L’Organizzazione mondiale della sanità ha riferito che molte persone sono ancora disperse, mentre circa 90 persone si sono recate al sicuro nei centri di evacuazione dell’isola di Eua, e molte altre sono fuggite nelle case di amici e familiari. Secondo l’United Nations office for coordination humanitarian affairs (OCHA, sull’isola principale di Tongatapu, circa 100 case sono state danneggiate e 50 completamente distrutte) ed è «ancora in corso la raccolta di informazioni sull’entità della distruzione e che non è stato possibile contattare nessuna delle isole delle catene Ha’apai et Vava’u».

Il portavoce dell’OCHA Jens Laerke  ha detto che «Le isole Mango e Fonoi, che fanno parte della catena Ha’apai, sono un motivo di particolare preoccupazione, con i voli di sorveglianza che mostrano danni diffusi agli edifici e le immagini del Centro satellitare delle Nazioni Unite (UNOSAT) dimostrano che, sulla piccola isola di Nomuka, una delle più vicine al vulcano Hunga Tonga Hunga Ha’apai, 41 delle 104 strutture visibili sono state danneggiate e quasi tutte sono ricoperte da cenere, anche se il Centro osserva che questa valutazione resta da verificare da squadre a terra».

Ieri, il portavoce dell’Oms Christian Lindmeier ha detto ai giornalisti che >Tongatapu è ricoperta da circa due centimetri di polvere vulcanica e cenere, sollevando preoccupazioni per l’inquinamento di aria, acqua e cibo. Ci sono alcune notizie positive: tutte le strutture sanitarie dell’isola principale sono pienamente operative e le operazioni di bonifica sono già iniziate».

Quando il vulcano Hunga-Tonga-Hunga-Ha’apai è esploso, ha vomitato gas e cenere fino a 20 Km nell’atmosfera e ha provocato un’onda d’urto atmosferica che ha viaggiato a circa 305 metri al secondo. E questa gigantesca esplosione ha bloccato il pacifico Regno di Tonga, sconvolgendo le vite tranquille e cristianissime dei 100.000 abitanti delle oltre 170 isole dalla nazione-arcipelago. Onde alte fino a 1,2 metri hanno colpito la capitale, Nuku’alofa, i cui abitanti sono fuggiti su un’altura, lasciando dietro di sé case allagate, mentre rocce e cenere piovevano dal cielo. Il governo tongano ha reagito rapidamente alla crisi, dispiegando una nave da guerra nelle isole Ha’api, con a bordo una squadra del Tonga Emergency Medical Assistance Team addestrata dall’Oms, pronta ad aiutare i feriti.

Il governo consiglia alla popolazione tongana di rimanere all’interno, indossare mascherine se devono uscire e bere acqua in bottiglia per evitare rischi per la salute derivanti dalla cenere caduta.

Lo sforzo di soccorso di emergenza è coordinato dal Pacific Humanitarian Team (PHT), che riunisce le agenzie Onu, la Croce Rossa e le ONG internazionali e le  cui priorità sono: «Aiutare a ristabilire le comunicazioni, trovare modi per trasportare aiuti di emergenza e fornire consulenza tecnica su questioni come garantire la sicurezza delle forniture di acqua potabile, che sono state gravemente colpite dalla cenere vulcanica».

Le prime stime dell’entità della crisi sono state trasmesse dall’ufficiale di collegamento nazionale dell’Oms, il dottor Yutaro Setoya, il cui telefono satellitare è una delle poche fonti di informazioni funzionanti a Tonga dopo l’esplosione del vulcano.

Jonathan Veitch, coordinatore residente Onu ad interim per le Isole del Pacifico, ha detto che «Un’équipe sanitaria delle Nazioni Unite è stata inviata ad Ha’apai per allestire una clinica temporanea, a causa della distruzione di strutture sanitarie lì, e fornire aiuti di emergenza, compresi cibo, acqua e tende. Il Sostegno dei donatori vicini è stato rapido, in particolare dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, che hanno schierato navi militari  per fornire soccorsi immediati e attrezzature urgenti, in particolare forniture di acqua e servizi igienici e attrezzature per la desalinizzazione per purificare l’acqua di mare».

Il governo della Nuova Zelanda ha inviato a Tonga  due navi, la Wellington e l’Aotearoa cariche di aiuti e, non appena sarà liberata la pista dell’aeroporto, decolleà un C130 Hercules. Le navi dovrebbero arrivare a Tonga entro venerdì, a seconda delle condizioni meteorologiche.

Intanto, oggi l’aereo neozelandese NZDF P3 Orion ha sorvolato le Tonga e le isole Lau meridionali delle Fiji, su richiesta del governo delle Fiji, per verificare la presenza di potenziali danni da tsunami. La Nuova Zelanda sta continuando a valutare le capacità logistiche per il trasporto di acqua potabile via mare con l’Aotearoa. Inoltre, il governo neozelandese è in contatto stretto con la National Emergency Management Organisation di Tonga per capire meglio ciò che è necessario alla popolazione.

Veitch  evidenzia che «A causa della continua caduta di cenere, si è rivelato più difficile del previsto aprire l’aeroporto di Tonga. L’aeroporto rimane chiuso, vengono rimossi fino a 200 metri di cenere al giorno.  Mentre i voli con i rifornimenti potranno entrare a Tonga una volta riaperto l’aeroporto, è improbabile che il personale delle Nazioni Unite possa entrare, poiché Tonga ha rigide politiche Covid: il Paese è uno dei pochi a il mondo a rimanere libero dal virus ed è molto cauto nell’aprire i suoi confini».

Infatti, Tonga era rimasta però finora immune dal Covid-19: ha chiuso i suoi confini quando è iniziata la pandemia nel 2020 e ha mantenuto la sua impenetrabilità nonostante le difficoltà economiche dovute alla perdita del turismo, che rappresenta una delle maggiori entrate del Paese. Ora, con l’arrivo degli aiuti stranieri, Tonga dovrà affrontare un’altra sfida: fornire aiuto a chi ne ha bisogno, senza diffondere il Covid-19. E le cose andranno sicuramente meglio coi neozelandesi, che hanno contenuto il virus con grande successo e pochi casi, che con gli australiani che non hanno certo avuto le stesse performance.