Natale bagnato anche in Toscana, ma con le alluvioni la (s)fortuna non c’entra
La Regione fa passi in avanti nella mitigazione del rischio, ma per il Paese lontano il cambio di paradigma
[27 Dicembre 2013]
Anche per questa parte finale del 2013 il maltempo è tornato ad interessare la Toscana con nuovi allarmi meteo e fiumi che sono arrivati in prossimità dei limiti arginali. Per fortuna in questa circostanza non sono stati registrati danni a persone e cose come in altre occasioni, ma solo forti disagi. Di fatto, come più volte abbiamo ricordato, queste situazioni causate da eventi atmosferici, talvolta molto intensi e localizzati, si stanno verificando in modo sempre più ricorrente.
Anche il territorio toscano (che sta meglio di altri) è fragile e poco resiliente a causa dell’abbandono delle aree montane, del consumo di suolo agricolo a favore dell’urbanizzazione che ha incrementato l’impermeabilizzazione, della carenza di “vecchie” buone pratiche agronomiche volte a rallentare i deflussi, e di una manutenzione dei reticoli idrografici che dovrebbe essere migliorata in qualità e quantità.
E’ necessario quindi un nuovo approccio al governo e alla gestione del territorio che coinvolga tutti gli addetti ai lavori: da chi ha compiti normativi a chi è titolare della pianificazione urbanistica, da chi si occupa di gestire i corsi d’acqua fino agli agricoltori che rappresentano un presidio del territorio se operano per mitigare il dissesto idrogeologico secondo una logica dettata da una nuova agricoltura multifunzionale, che deve essere riconosciuta sotto tutti i punti di vista. In Toscana, per quanto riguarda la normativa, arrivano indicazioni importanti dalla nuova legge sul governo del territorio, che mette un “blocco” al consumo di suolo; inoltre è da segnalare uno stanziamento di 50 milioni di euro nella Finanziaria regionale 2014 per interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico.
A fronte delle necessità la cifra può sembrare modesta ma è in “linea” con quanto stanziato dal governo per l’intero Paese attraverso la Legge di Stabilità (180 milioni di euro per la tutela del suolo di cui 30 per il 2014, 50 per il 2015 e 100 per il 2016), per cui la somma assume un “peso specifico” diverso. Tuttavia i pochi finanziamenti per la prevenzione in materia di difesa del suolo e per interventi di adattamento ai cambiamenti climatici sono un indicatore della priorità che ha questo tema per il buon governo del Paese (un altro è rappresentato dalla capacità di utilizzare bene i finanziamenti disponibili, anche quelli Europei e l’Italia in tal senso non rappresenta un esempio virtuoso) e almeno a breve, nonostante lutti e disastri, non si coglie ancora un cambio di paradigma che coinvolga in modo unitario tutti i livelli istituzionali.