Nonostante la pioggia rimane lo spettro siccità: dimezzata la disponibilità d’acqua al Sud
Anbi: «I principali invasi contengono attualmente circa 1500 milioni di metri cubi d’acqua, nel 2010 addirittura più del doppio: 3.139»
[16 Marzo 2018]
Il 2017 ha rappresentato per l’Italia un anno di grande siccità, con precipitazioni ridotte come non se ne vedeva dal 1800, e anche l’anno in corso minaccia gravi difficoltà. «Il paradosso non più sostenibile – spiega Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi – è che, nonostante il maltempo, il bilancio idrico del Paese resti deficitario e si guardi con preoccupazione all’arrivo della bella stagione. I Consorzi di bonifica, unitamente alle Autorità di distretto idrografico ed agli enti territoriali, si stanno adoperando per fare fronte ad una situazione di latente emergenza».
I dati diffusi in questi giorni dall’Anbi (l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) indicano che, al Nord, tutti i grandi laghi restano sotto la media stagionale con i bacini d’Iseo (cm. -6,0) e di Como (cm. -16,3) addirittura sotto lo zero idrometrico. Non va meglio al Sud, dove i bacini segnano livelli largamente inferiori a quelli degli anni scorsi. La situazione più preoccupante è in Sicilia, dove i principali invasi contengono poco più di 89 milioni di metri cubi d’acqua contro gli oltre 400 di un anno fa e addirittura i quasi 593 del 2010. In Basilicata ci sono disponibili quasi 296 milioni di metri cubi d’acqua, ma erano circa 390 lo scorso anno ed oltre 711 nel 2010; in Puglia, le risorse idriche invasate sono poco più di 206 milioni di metri cubi contro i quasi 344 dello scorso anno e gli oltre 337 del 2010, mentre in Sardegna risultano disponibili circa 713 milioni di metri cubi d’acqua, mentre 12 mesi fa erano più di 1.160 e a fine Febbraio 2010 erano 1.436.
Una situazione drammatica soprattutto al Sud. «Mentre si attendono con una certa preoccupazione gli ultimi eventi meteo di una stagione invernale, ricca di precipitazioni, possiamo già affermare – argomenta Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – che l’acqua caduta non basterà a rimpinguare le scorte per la prossima stagione estiva perché, come al solito, la maggior parte della risorsa idrica garantita da piogge e nevi non viene trattenuta e termina, non utilizzata, in mare, con gravi danni soprattutto per l’agricoltura. Il tema della siccità tornerà presto d’attualità, quest’anno soprattutto nelle regioni del Sud Italia, i cui principali invasi contengono attualmente circa 1500 milioni di metri cubi d’acqua; l’anno scorso, in questo periodo, erano 2.341 e nel 2010 addirittura più del doppio: 3.139!».
Per questo l’Anbi coglie l’occasione per ribadire la necessità di superare le lentezze burocratiche per avviare concretamente il Piano nazionale invasi, un cui primo finanziamento è già previsto nella Legge di Stabilità 2018. Ai 400 progetti già presentati, i consorzi di bonifica affiancano esperienze d’avanguardia nel campo della ricarica delle falde: “pozzi bevitori” ed “aree di infiltrazione naturale” sono sperimentazioni, che integrano la secolare esperienza nella migliore gestione idrica delle risaie.
«Snellire la burocrazia, monitorare le ragioni dei ritardi di pianificazione,programmazione ed operatività: è questo – conclude il presidente Anbi – un obbiettivo da raggiungere in fretta ed una sfida da vincere per promuovere lo sviluppo infrastrutturale, dare nuovo dinamismo alla crescita ed impulso all’occupazione. La ripresa economica potrebbe essere più decisa, se le infrastrutture, tra cui quelle in grado di offrire difesa del suolo e disponibilità di risorse idriche, fossero programmate e pianificate con procedure atte a far partire sollecitamente i lavori, coerentemente con lo stanziamento delle risorse da parte delle istituzioni».