Ormai per risolvere la siccità nel nord Italia servirebbero «50 giorni consecutivi di pioggia»
Anbi: «Si conferma l'impossibilità di autonomo riequilibrio del sistema idrico, è evidente la necessità di realizzare infrastrutture capaci di trattenere le acque»
[30 Marzo 2023]
Il livello della siccità in Italia non è sostanzialmente cambiato, nonostante le perturbazioni che si sono registrate lungo la Penisola negli ultimi giorni, portando un po’di pioggia (e grandine) nelle regioni centrali, nel nord-est e localmente anche al sud, nonché una spolverata di neve sulle Alpi.
Il nuovo Osservatorio Anbi sulle risorse idriche documenta che in tutta l’Italia settentrionale – e in particolar modo nell’area della Pianura padana – un perdurare ormai endemico della siccità.
«Si conferma l’impossibilità di autonomo riequilibrio del sistema idrico – dichiara Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione che riunisce i Consorzi di bonifica italiani – Gli esperti parlano della necessità di 50 giorni consecutivi di pioggia, evenienza certo da non augurarsi per un territorio idrogeologicamente fragile come quello italiano. Per questo, è evidente la necessità di realizzare infrastrutture capaci di trattenere le acque di pioggia, quando arrivano, creando riserve e rimpinguando contestualmente le falde».
Nel frattempo da oltre un anno prosegue inesorabile l’agonia del fiume Po, che riduce le portate lungo tutta l’asta e, al rilevamento di Pontelagoscuro, è già vicino alla soglia minima (450 metri cubi al secondo) in grado di contrastare la risalita del cuneo salino.
Fra i grandi laghi prosegue la crisi del bacino di Garda, costretto ad essere sacrificato per mantenere la sopravvivenza dell’ecosistema a valle (nonostante le portate di deflusso ridotte al minimo, c’è un saldo negativo di oltre 5 metri cubi al secondo) e che continua a registrare livelli dimezzati rispetto alla media, permanendo vicino al minimo storico; il resto dei grandi invasi settentrionali guadagna una manciata di centimetri d’acqua: il Maggiore è al 45,4% di riempimento, il Lario al 23,5% (unico ad essere tornato vicino alla media del periodo), il Sebino al 21,4%.
In Piemonte, nonostante si sia rifatta vedere un po’di neve (una trentina di centimetri su alcune zone in quota), il manto nevoso risulta inferiore rispetto alla scorsa settimana; il Veneto ha visto qualche timida precipitazione, che ha invertito la tendenza idrologica, seppur i fiumi Brenta, Livenza e Bacchiglione restino ai livelli più bassi del decennio.
In Lombardia, dopo mesi di inarrestabili segni negativi, c’è un timida inversione di tendenza, che non muta però la situazione complessiva: la neve, nonostante un incremento del 10% rispetto a 7 giorni prima, è il 35% di quanta ve ne dovrebbe essere ed il deficit complessivo della riserva idrica è pari al 56,5% sulla media.
Per contrastare l’avanzata della siccità, la proposta avanzata dall’Anbi è nota da tempo. «Il Piano laghetti, proposto insieme a Coldiretti, risponde a questa esigenza – dichiara il dg Anbi, Massimo Gargano – ma anche ad altri primari interessi come quelli della produzione di energia rinnovabile, della tutela dell’ambiente, del benessere delle comunità locali. Auspichiamo che il decreto Acqua, più volte annunciato, preveda le risorse necessarie ad avviare interventi, di cui l’emergenza idrica richiama l’urgenza».
È comunque evidente che la realizzazione di soli nuovi invasi, per quanto necessaria – e costosa, la prima tranche del piano prevede investimenti per 3,2 mld di euro – non possa rappresentare una pallottola d’argento contro la siccità. Occorre dunque intervenire su più fronti.
Ammodernando i vetusti acquedotti italiani – il 60% è in funzione da più di 30 anni – che perdono oltre il 40% della risorsa idrica che trasportano (anche a causa di investimenti nel servizio idrico, pari a 56€ annui procapite contro una media Ue di 82€); investendo in agricoltura di precisione, dato i campi assorbono da soli il 55% del consumo d’acqua nazionale; puntando sulle soluzioni basate sulla natura (Nbs), ad esempio rinaturalizzando i fiumi e la rete idrica superficiale, o realizzando “città spugna” e Aree forestali d’infiltrazione per ricaricare le falde.
Senza dimenticare, naturalmente, la crisi climatica alle radici della siccità in corso: per contrastarla in modo efficace, l’unico modo è tagliare in modo rapido e robusto le emissioni di gas serra legate all’uso dei combustibili fossili.