Pisa. La prossima settimana comincia la depurazione delle acque radioattive del Cisam
L'impianto è installato e in fase di rodaggio. A metà novembre le prime acque nei Navicelli.
[27 Settembre 2013]
La cosa più affascinante che si nota quando si entrano nei locali del reattore nucleare del Cisam, a San Piero (Pisa), è l’atmosfera da secolo scorso, nei colori, nella luce, nelle forme dei tasti e dei pannelli di controllo. Un ambiente piccolo e raccolto, di un punto di verde difficile da riprodurre se non in un immaginario sbiadito da guerra fredda; ogni tanto su qualche bacheca resistono al tempo i registri e i piani di sicurezza per i lavoratori di chissà quanti anni fa. Ora che si sta per svuotare la piscina comincia davvero una nuova fase per il reattore spento, e ci si comincia a domandare cosa ne sarà della struttura che lo ha ospitato in tutti questi anni, o se qualcuno riconoscerà un valore storico a queste mura.
Il depuratore è stato acceso la scorsa settimana e in questi giorni sono state effettuate le prime prove. La settimana prossima comincerà a trattare le acque della piscina. I lavori del decommissioning procedono e seppure con qualche ritardo rispetto ai tempi previsti, questi mesi non sono trascorsi invano. A primavera infatti c’è stata un’intensa attività amministrativa che ha portato, in particolare, alla definizione della formula di scarico delle acque, ovvero a quella serie di parametri che definiscono i limiti entro cui deve attenersi la rilevanza radiologica dell’acqua, prima di essere scaricata nei Navicelli senza costituire un pericolo.
La formula di scarico «La formula è stata elaborata dalla Lainsa», ovvero la ditta che si è aggiudicata l’impresa, spiega l’ammiraglio Domenico De Bernardo, responsabile del procedimento. «Ma per ragioni di trasparenza e confronto lo Stato Maggiore della Difesa ha deciso di sottoporla a un parere dell’Ispra, un organo civile, che ha espresso parere favorevole». La formula presentata, dice ancora De Bernardo, «consente di arrivare a un quarto della rilevanza radiologica, ed è calcolato in condizioni estreme. Si ipotizza cioè che una persona faccia il bagno nei Navicelli e si cibi dei suoi pesci o di prodotti della terra irrigati con le acque del canale».
Riassumendo, l’impianto di depurazione comincia a essere operativo dalla prossima settimana, e ha una capacità di 30 mc settimanali. Ogni settimana quindi, verrà riempito uno dei 7 container ‘parcheggiati’ nel cortile antistante il reattore; dal container verrà prelevato un campione che sarà analizzato dall’Enea. Occorreranno poi 30 giorni prima di conoscere l’esito delle analisi e trasferire l’acqua a Ospedaletto, operazione che avverrà a metà novembre circa. Nel frattempo l’impianto continuerà ad operare senza soluzione di continuità, e per ripulire i 700 mc di acque saranno quindi necessari 6/7 mesi, senza intoppi.
De Bernardo confronta le misure: « Noi verseremo 4 mc al giorno che di fatto sono diluiti dalla portata di 300 mc all’ora, qual è quella del depuratore di Pisa Sud. La cassa di clorazione inoltre verrà pulita e analizzata ogni tre mesi, anche secondo la prescrizione della Provincia.
Il Piano di sorveglianza ambientale. Nella mole di documentazione progettuale da produrre, compare anche questo importante testo che è stato redatto e prodotto da Lainsa. Lo scorso 12 settembre la società spagnola lo ha sottoposto al vaglio del Cisam, dell’Ispra, di Arpat, Enea e della società Acque spa, che in quanto gestore del depuratore di Ospedaletto gestisce la fase dello scarico.
Il Piano stabilisce, fra le altre cose, quantità, modalità, tempi e luoghi per la raccolta dei prelievi. «I campioni verranno raccolti nella cassa di clorazione, nel fosso che conduce ai Navicelli e nel canale stesso. Verranno presi anche dei campioni ‘bianchi’, ovvero dello stato delle acque prima dello sversamento, per i necessari confronti. Contiamo di prelevare almeno tre campioni per ogni punto stabilito: uno andrà all’Enea, uno a Lainsa e uno lo terremo noi. I prelievi saranno presi nei punti più significativi, cioè dove potrebbe verificarsi la maggiore concentrazione di accumulo di sostanze inquinanti.
Oltre alle analisi, il piano, così come le prescrizioni formulate dall’Ispra, prevede la registrazione dei dati degli allontanamenti delle acque dal Cisam e dei conferimenti a Pisa Sud, con un programma di sorveglianza e monitoraggio anche delle zone limitrofe a quelle dove verrà conferita l’acqua.
Lainsa procede spedita, anche perché i tempi contrattuali prevedono la fine di questa fase a luglio dell’anno prossimo. Da quel momento in poi dovrà essere già pronto il piano per la seconda fase del decommissioning, e si presume che la stessa Lainsa si farà trovare pronta per l’occasione. Secondo quanto afferma De Bernardo infatti, «l’attuale gara è stata vinta con un ribasso del 20%», uno sconto corposo che porterà il costo di questa operazione dai 4,5 milioni previsti a circa 4, e che fra le righe esprime un interessamento della società spagnola a proseguire i rapporti con il Cisam.
Il deposito temporaneo La stima effettuata dal Cisam rispetto al materiale non rilasciabile che risulterà dal decommissioning è di circa un centinaio di bidoni. «Il nostro deposito temporaneo ha una capienza di 2000 bidoni, e ad oggi ne abbiamo 960», dice ancora De Bernardo. Si tratta dell’unico deposito temporaneo nazionale della Difesa ed è localizzato all’interno dei 400 ettari di macchia che contengono il Cisam. Si trova in un capannone di recente costruzione, all’interno del quale sono stati trasferiti tutti i bidoni – ultra sigillati – già presenti al Cisam, che fino a qualche anno fa sostavano sotto una tettoia aperta. L’attività del deposito, il suo piano di controllo, le misure antincendio e la classificazione dei materiali contenuti meritano un capitolo a parte. E anche se l’immaginario del reattore è da guerra fredda, lo stesso non si può dire del resto delle attività del Cisam, che raccoglie attorno a sé la curiosità di un posto poco noto, ma non per questo, poco controllato.