Razionamento idrico all’Isola d’Elba, l’attacco del Sindaco e la risposta di Asa
Il piano di razionamento dovrebbe terminare il 27 agosto
[22 Agosto 2017]
Il sindaco di Portoferraio, Mario Ferrari (Centrodestra) ha scritto ad Asa per segnalare le innumerevoli telefonate, le mail ed i messaggi che i cittadini di Portoferraio inviano all’Amministrazione Comunale« per il disagio legato alla carenza idrica: il sistema di razionamento finalizzato, giustamente, al risparmio idrico appare, oltre che sostanzialmente inefficace, fortemente penalizzante per molti cittadini e ininfluente per altri».
Ferrari sottolinea che «Ci sono zone di Portoferraio che ormai da 24 ore sono prive di acqua, fatto che non si verificava da oltre 30 anni, una situazione inaccettabile se si pensa che possono essere interessati bambini, ammalati cronici e portatori di handicap, mentre altri, più ‘fortunati’, possono, al momento non soffrirne affatto avendo, con effetto ‘tampone’ la possibilità di attingere ad impianti di deposito. Anche nel momento della fornitura a pressione ridotta, come riferito dai vostri operatori, gran parte dell’acqua va a rifornire i depositi posti sotto il piano di campagna, rendendo così impossibile l’erogazione ad altre utenze con prese poste a quote superiori con una piezometrica inferiore. Probabilmente anche per tale motivo nemmeno gli operatori addetti a rispondere al numero verde predisposto, ed ormai intasato dalle numerose richieste di informazioni, riescono a fornire indicazione precise circa gli orari di erogazione lasciando avviliti gli utenti. Ad aggravare il quadro l’immagine presentata su vari social network di acqua che sgorga dai rubinetti palesemente sporca e praticamente inutilizzabile per qualsiasi scopo anche si sostiene che ha le caratteristiche di potabilità».
Il sindaco del capoluogo elbano – che è stato anche responsabile del servizio idrico della defunta Cpomunità montana dell’Elba e Capraia – chiede che «al fine di alleviare i disagi dei cittadini, di prevenire problemi di carattere sanitario e di non danneggiare ulteriormente l’immagine turistica dell’Elba, appare opportuno: Che A.S.A. interrompa l’attuale sistema di razionalizzazione così concepito; Che venga convocato in tempi brevissimi un incontro finalizzato a valutare nuove strategie di razionamento per individuare e programmare una accettabile e più equa distribuzione dei disagi che la carenza idrica sta arrecando al nostro territorio; Che sia pianificata una riduzione percentuale sulle prossime bollette sia per i disagi arrecati, sia per il danno d’immagine, ma soprattutto perché non rispondenti al reale consumo indicato dai contatori che al momento della ripresa del servizio misurano non il passaggio di acqua ma il flusso dell’ aria presente nelle tubazioni in assenza di flusso idrico».
Asa ha risposto prontamente al primo cittadino portoferraiese ricordando che «Il 2016 è stato un anno caratterizzato da scarsissime piogge e nel 2017 l’indice di piovosità ha registrato un valore addirittura inferiore all’anno precedente. Le scarse precipitazioni, a fronte di un consumo costante e in alcuni casi persino superiore alla media, provocano l’abbassamento delle falde acquifere e del volume di acqua captabile dalle sorgenti senza permettere alle stesse un’adeguata ricarica. Le falde e le sorgenti dell’Elba, che alimentano l’acquedotto nel periodo estivo con 130 l/s, producono oggi rispetto allo stesso giorno del 2016 35 l/s in meno con una diminuzione del 30%».
Asa sottolinea che «Già nel mese di giugno, la Regione Toscana ha dichiarato lo stato d’emergenza regionale relativa alla crisi idrica in Toscana con classificazione “grave” per Elba. Asa aveva previsto e anticipato pubblicamente ad aprile che ci sarebbero stati dei razionamenti a partire dalla metà di luglio (come nel 2012), ma grazie alla collaborazione di tutti (Comuni, cittadini, enti ed Asa) il piano di razionamento è stato posticipato di quasi un mese. Ad oggi ci sono altre 11 Regioni che hanno chiesto lo stato di calamità. La siccità e i cambiamenti climatici hanno inciso pesantemente sulla gestione degli acquedotti e prodotto danni ingenti all’agricoltura, all’industria e al nostro ambiente».
Per quanto riguarda l situazione dell’Elba: «La condotta sottomarina nel 2017 ha trasportato dal continente la stessa quantità di acqua del 2016, alimentando l’Isola nel periodo invernale. Questo ha consentito all’Azienda di far ricaricare totalmente i pozzi locali, limitando del 12,5% la perdita di portata. Attualmente mancano, tra produzione e richiesta, 30-35 l/s, pari a circa 3.000 metri cubi di acqua al giorno. Si tratta del quantitativo necessario a soddisfare il fabbisogno idrico di circa 30.000 persone. Per compensare questo volume mancante sarebbe necessario che ogni utente riducesse di circa 20 litri il consumo di acqua quotidiano. Dato che ciò non può avvenire spontaneamente, è necessario razionare l’acqua a monte per evitare che il sistema, svuotandosi, diventi ingestibile. Il razionamento mette sicuramente in difficoltà l’utenza e rappresenta anche il momento più critico nella conduzione di un acquedotto da parte del gestore, in particolar modo con un territorio impervio come quello dell’Elba con continui salti di livello e decine di serbatoi e stazioni di sollevamento».
Il gestore del servizio idrico assicura che sta mettendo in campo tutte le proprie conoscenze tecniche per evitare il piano di razionamento, lasciandolo come ultima e inevitabile scelta e spiega ancora: «Il sistema è suddiviso in tanti piccoli acquedotti “controllabili e regolabili” a distanza tramite il nostro telecontrollo attivo 24 ore su 24. La rete idrica purtroppo non funziona come la rete elettrica. L’interruzione e il ripristino di energia elettrica, vengono avvertiti immediatamente da tutti gli utenti collegati. Lo stesso automatismo non si verifica per il servizio idrico. Quando viene abbassata la pressione, l’acqua non raggiunge più tutte le utenze a cominciare da quelle poste ad una quota più alta rispetto alla fonte di approvvigionamento. La forza di gravità, in questa situazione, provoca la discesa dell’acqua dalle utenze poste più in alto che sono le prime a subire l’interruzione del servizio. Quando il servizio viene ripristinato, le utenze poste a un livello più basso sono le prime a ricevere l’acqua. Dal momento che il servizio riguarda migliaia di utenze ubicate su svariati livelli rispetto alle fonti di approvvigionamento è di fatto impossibile comunicare un orario unico di interruzione e di ripristino della distribuzione idrica. Inoltre, un’altra variabile che incide sulle tempistiche di ripristino del servizio alle diverse utenze è la differente tipologia dell’impianto interno di ciascuna abitazione (con o senza autoclave, impianto più o meno efficiente ecc…). Anche questa discriminante gioca un ruolo fondamentale sui differenti momenti di distribuzione dell’acqua».
Asa evidenzia che in una situazione climatica, infrastrutturale e tecnica di questo tipo, «Solo grazie alla collaborazione di tutti, il piano di razionamento dovrebbe terminare, come comunicato più volte, il 27 agosto. In un programma di razionamento di 24 ore, per i motivi sopra citati, ad alcune utenze il servizio sarà di conseguenza interrotto quasi in tempo reale e poi ripristinato dopo 24 ore. Quando l’erogazione viene riattivata, i consumi nel primo periodo dovrebbero essere inferiori a quelli del normale funzionamento; in caso contrario, la concomitanza di molte utenze non consentirebbe all’acquedotto l’equilibrio tra produzione e consumo. Fondamentale quindi un consumo attento e rispettoso delle ordinanze da parte di tutti».
Per quanto riguarda il comunicato del Comune di Portoferraio, Asa conclude: «Apprezziamo le preoccupazione del Sindaco, tuttavia siamo certi che la sua esperienza gli consenta di comprendere i limiti del sistema acquedottistico elbano pur migliorato negli anni dagli investimenti realizzati da Asa».