Rischio imminente di una crisi idrica globale

Rapporto UNESCO Un Water: cooperazione e coinvolgimento delle persone sono essenziali. L’acqua è un diritto umano

[22 Marzo 2023]

Secondo il “The United Nations World Water Development Report 2023: partnerships and cooperation for water”, realizzato dal World Water Assessment Programme dell’UNESCO per conto di UN Water in occasione del  World Water Day, «A livello globale, 2 miliardi di persone (il 26% della popolazione) non hanno acqua potabile sicura e 3,6 miliardi (il 46%) non hanno accesso a servizi igienici gestiti in modo sicuro».

Il rapporto diffuso oggi alla Unitad Nations 2023 Water Conference in corso a New York, evidenzia che «Tra i due e i tre miliardi di persone soffrono di scarsità d’acqua per almeno un mese all’anno, con gravi rischi per i mezzi di sussistenza, in particolare a causa della sicurezza alimentare e dell’accesso all’elettricità. Si prevede che la popolazione urbana globale che affronta la scarsità d’acqua raddoppierà, passando da 930 milioni nel 2016 a 1,7-2,4 miliardi di persone nel 2050. Anche la crescente incidenza di siccità estreme e prolungate sta mettendo a dura prova gli ecosistemi, con conseguenze disastrose sia per le specie vegetali che per quelle animali».

Presentando il rapporto, che fornisce informazioni sui principali trend riguardanti lo stato, l’uso e la gestione dell’acqua dolce e dei servizi igienico-sanitari, la direttrice generale dell’UNESCO, Audrey Azoulay, ha detto che «C’è un urgente bisogno di istituire forti meccanismi internazionali per evitare che la crisi globale dell’acqua vada fuori controllo. L’acqua è il nostro futuro comune ed è essenziale agire insieme per condividerla equamente e gestirla in modo sostenibile».

Per Gilbert F. Houngbo, presidente di UN-Water e direttore generale dell’International Labour Organization (ILO), «C’è molto da fare e il tempo non è dalla nostra parte. Questo rapporto ostra la nostra ambizione e ora dobbiamo unirci e accelerare l’azione. Questo è il nostro momento per fare la differenza».

Quasi tutti gli interventi relativi all’acqua implicano un qualche tipo di cooperazione. La crescita dei raccolti richiede sistemi di irrigazione condivisi tra gli agricoltori. Fornire acqua sicura ed economica alle città e alle aree rurali è possibile solo attraverso una gestione comune dei sistemi di approvvigionamento idrico e fognario. E la cooperazione tra queste comunità urbane e rurali è essenziale per mantenere la sicurezza alimentare e sostenere i redditi degli agricoltori. La gestione dei fiumi e delle falde acquifere che attraversano i confini internazionali rende le cose ancora più complesse. Ma il rapporto ricorda che «Mentre è stato dimostrato che la cooperazione per i bacini e le falde acquifere transfrontaliere offre molti vantaggi oltre alla sicurezza idrica, inclusa l’apertura di ulteriori canali diplomatici, solo 6 delle 468 falde acquifere condivise a livello internazionale sono soggette a un accordo formale di cooperazione». In questo World Water Day, le Nazioni Unite chiedono di «Rafforzare la cooperazione internazionale su come l’acqua viene utilizzata e gestita. Questo è l’unico modo per prevenire una crisi idrica globale nei prossimi decenni».

In una conferenza stampa tenutasi all’Onu a New York, il redattore capo del rapporto Richard Connor, ha detto ai giornalisti che «Le incertezze stanno aumentando. Se non lo affrontiamo, ci sarà sicuramente una crisi globale» doviuta alla «Crescente scarsità che riflette la ridotta disponibilità e l’aumento della domanda, dalla crescita urbana e industriale all’agricoltura, che da sola consuma il 70% della produzione mondiale della fornitura d’acqua. Inoltre, promuove la responsabilità e la trasparenza, costruire partenariati e  cooperazione sono cose fondamentali per realizzare i diritti umani sull’acqua e superare le sfide esistenti. La scarsità economica idrica è un grosso problema, dove i governi non riescono a fornire un accesso sicuro, come nel cuoredell’Africa, dove l’acqua scorre. Nel frattempo, la scarsità fisica è peggiore nelle aree desertiche, compresa l’India settentrionale e in tutto il Medio Oriente».

Rispondendo alle domande dei giornalisti sulle possibili “guerre per l’acqua” di fronte a una crisi globale, Connor ha sottolineato che «Questa risorsa naturale essenziale tende a portare alla pace e alla cooperazione piuttosto che al conflitto. Rafforzare la cooperazione transfrontaliera è lo strumento principale per evitare conflitti e tensioni crescenti. 153 paesi condividono quasi 900 fiumi, laghi e sistemi acquiferi e più della metà hanno firmato accordi».

Il rapporto, che fornisce ai decisori le conoscenze e gli strumenti per formulare e attuare politiche idriche sostenibili offre inoltre esempi di buone pratiche e analisi approfondite per stimolare idee e azioni per una migliore gestione nel settore idrico e oltre. I servizi ambientali, come il controllo dell’inquinamento e la biodiversità, sono tra i benefici condivisi che il rapporto evidenzia più spesso insieme alla condivisione di dati/informazioni e alle opportunità di cofinanziamento. Ad esempio, «I ” water funds” sono schemi di finanziamento che riuniscono utenti a valle, come città, imprese e servizi pubblici, per investire collettivamente nella protezione dell’habitat a monte e nella gestione dei terreni agricoli per migliorare la qualità e/o la quantità complessiva dell’acqua».

Attraverso il cofinanziamento, il Monterrey Water Fund del Messico, istituito nel 2013, ha mantenuto la qualità dell’acqua, ridotto le inondazioni, migliorato l’infiltrazione idrica e riabilitato gli habitat naturali. Approcci simili hanno avuto successo anche nell’Africa subsahariana, compreso lo spartiacque del fiume Tana-Nairobi, che fornisce il 95% dell’acqua dolce di Nairobi e il 50% dell’elettricità del Kenya. Nei campi profughi nella regione di Gedo in Somalia, i residenti eleggono comitati per l’acqua che gestiscono e mantengono i punti d’acqua che riforniscono decine di migliaia di persone. I membri del comitato collaborano con le autorità idriche locali delle comunità ospitanti per condividere e gestire le risorse idriche.  Iniziative che  dimostrando il potenziale globale di queste partnership anche nei Paesi in via di sviluppo e in quelli meno sviluppati.

Connor  ha ricordato che «Le innovazioni durante l’inizio della pandemia di Covd-19 hanno visto la formazione di partenariati tra le autorità sanitarie e delle acque reflue, che insieme sono state in grado di tracciare la malattia e fornire dati essenziali in tempo reale. Dagli abitanti delle città ai piccoli agricoltori, i partenariati hanno prodotto risultati reciprocamente vantaggiosi. Investendo nelle comunità agricole a monte, gli agricoltori possono trarre vantaggio in modi che aiutano le città a valle che alimentano. Gli Stati e gli stakeholders possono cooperare in settori quali il controllo delle inondazioni e dell’inquinamento, la condivisione dei dati e il cofinanziamento. Dai sistemi di trattamento delle acque reflue alla protezione delle zone umide, gli sforzi che contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra dovrebbero aprire la porta a un’ulteriore collaborazione e aumentare l’accesso ai fondi idrici. Tuttavia, la comunità dell’acqua non sta attingendo a queste risorse. Spero che  il rapporto e la conferenza possano innescare discussioni produttive e risultati sul territorio».

Per Johannes Cullmann, consulente scientifico speciale del presidente della World meteorological organization (WMO), «E’ una questione di investimenti oculati. Sebbene le risorse idriche e il modo in cui vengono gestite abbiano un impatto su quasi tutti gli aspetti dello sviluppo sostenibile, compresi i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG, gli investimenti attuali devono essere quadruplicati per soddisfare la stima annuale da 600 miliardi a 1 trilione di dollari necessaria per realizzare l’SDG 6, in materia di acqua e servizi igienico-sanitari. La cooperazione è il cuore dello sviluppo sostenibile e l’acqua è un connettore immensamente potente. Non dovremmo negoziare l’acqua; dovremmo deliberare su di essa». L’acqua, dopo tutto, è un diritto umano».

E, in una dichiarazione congiunta, 18 esperti indipendenti delle Nazioni Unite e relatori speciali  hanno ribadito che «L’acqua dovrebbe essere gestita come un bene comune, non come una merce. Considerare l’acqua come una merce o un’opportunità commerciale lascerà indietro coloro che non possono accedervi o permettersi i prezzi di mercato. I progressi sull’SDG 6 possono avvenire in modo efficace solo se le comunità e i loro diritti umani sono al centro delle discussioni. E’ tempo di fermare un approccio tecnocratico all’acqua e, per garantire la sostenibilità dell’agenda dell’acqua, prendere in considerazione le idee, le conoscenze e le soluzioni delle popolazioni indigene e delle comunità locali che comprendono gli ecosistemi acquatici locali. La mercificazione dell’acqua fa deragliare il raggiungimento degli SDG e ostacolerà gli sforzi per risolvere la crisi idrica globale».

Il rapporto UNESCO UN Water conclude: «La partecipazione inclusiva degli stakeholder  promuove anche l’adesione e la titolarità. Coinvolgere gli utenti finali nella pianificazione e nell’implementazione dei sistemi idrici crea servizi che corrispondono meglio ai bisogni e alle risorse delle comunità povere e aumenta l’accettazione e la titolarità da parte dell’opinione  pubblica».