Ma le criticità spaziano dalla Romagna alla Puglia, in Basilicata, Calabria, Toscana, Lazio e Sardegna

Siccità, in Sicilia ora scarseggia anche l’acqua potabile: stato di crisi in sei province

Il 2023 è stato il quarto anno di fila con piogge al di sotto della media, e anche le precipitazioni di inizio 2024 non stanno risolvendo il problema

[18 Marzo 2024]

Dopo aver dichiarato un mese fa lo stato di calamità naturale per agricoltura e zootecnia, la Sicilia si trova ancora oggi stretta nella morsa della siccità. La Giunta regionale ha approvato lo stato di crisi e di emergenza nel settore idrico potabile da qui al 31 dicembre, lungo sei province: Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani.

Contestualmente, la Regione siciliana ha nominato il segretario generale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, Leonardo Santoro, Commissario delegato con l’incarico di individuare e attuare tutte le misure necessarie per superare la fase più critica.

«Il 2023 – spiega la Regione – è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo e anche i primi mesi di quest’anno, caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge, hanno confermato finora questa tendenza».

Una dinamica già messa in chiaro a metà febbraio dal presidente Renato Schifani, non escludendo la possibilità di dover ricorrere a razionamenti dell’acqua per i cittadini. Razionamenti che di fatto sono già in corso in 150 Comuni siciliani.

Il neo commissario Santoro dovrà, non a caso, portare avanti una serie di iniziative urgenti. In particolare: azioni finalizzate al risparmio idrico potabile, quali, la riduzione dei prelievi e l’elaborazione di programmi di riduzione dei consumi; azioni finalizzate all’aumento delle risorse disponibili, quali, il coordinamento col Commissario straordinario nazionale; la ricognizione e le azioni per l’utilizzo di pozzi e sorgenti, nonché l’utilizzo dei volumi morti negli invasi e l’interconnessione invasi, etc.

Per quanto riguarda invece il fronte agricolo e zootecnico, il commissario straordinario per l’emergenza idrica in agricoltura, Dario Cartabellotta, ha avviato le procedure per consentire nell’Agrigentino il trasferimento di risorse idriche dalla diga Gammauta, gestita da Enel, alla diga Castello, tramite l’adduttore consortile San Carlo Castello.

«Una buona notizia per il comparto agricolo – commenta l’assessore regionale all’Agricoltura,  Luca Sammartino – che arriva in seguito al sopralluogo e agli incontri di queste settimane con i sindaci e gli agricoltori della provincia di Agrigento».

La situazione resta però critica guardando al medio termine, come documenta la più recente analisi fornita dal Servizio informativo agrometeorologico siciliano. In attesa di capire come si chiuderà il bilancio idrico di marzo, le piogge di febbraio non hanno infatti permesso di recuperare il pesante deficit pluviometrico accumulato nei mesi precedenti, originando in genere deflussi poco significativi verso gli invasi, solo alcuni dei quali hanno ottenuto un limitato recupero delle riserve.

Del resto lo spettro della siccità continua ad aleggiare non solo in Sicilia, ma anche nel resto del Mezzogiorno. Come evidenzia l’Osservatorio delle risorse idriche aggiornato dall’Anbi – l’associazione che riunisce i Consorzi di bonifica nazionali –, le recenti piogge hanno dato ristoro ai territori assetati del sud, colpiti da mesi di aridità estrema, ma non si può certo dire che abbiano risolto gli scompensi.

«I dati idrologici non devono essere analizzati, soprattutto dai soggetti decisori, nel contingente, ma in una prospettiva temporale ampia, perché la crisi climatica dimostra quanto repentinamente si passi dalla siccità al rischio alluvionale», osserva nel merito Francesco Vincenzi, presidente Anbi.

Ad evidenziare la gravità della situazione è la mappa dell’European drought observatory (Edo), che a fine febbraio indicava un’evidente sofferenza idrica in un’estesa area identificabile nella fascia adriatica centro-meridionale (dalla Romagna alla Puglia), nella quasi totalità della Basilicata, in buona parte della Calabria, lungo la costa livornese e laziale e soprattutto nelle due isole maggiori.

«Sono immagini che dovrebbero indurre una profonda riflessione sulle politiche idriche avviate dall’Unione europea – commenta il dg Anbi, Massimo Gargano – perché la crisi climatica sta sconvolgendo equilibri storici, spingendo il Sud del Continente verso scenari africani con crescenti territori a forte rischio desertificazione, cui si può rispondere con manutenzione, con innovazione e nuove infrastrutture, ma anche con adeguate politiche, che ne considerino la specificità territoriale».