Siccità in Sicilia: riutilizzo delle acque reflue in agricoltura

Legambiente: una buona notizia. Ma serve un adeguato intervento sui depuratori esistenti

[13 Febbraio 2024]

Già prima che la Regione siciliana dichiarasse lo stato di calamità naturale da siccità severa, su tutto il territorio regionale, l’8 febbraio si era riunita la task force, presieduta dall’assessore all’agricoltura Luca Sammartino, con le rappresentanze di Confagricoltura, Cia, Confcooperative, Legacoop, i rappresentanti dei della marcia dei trattori, i dirigenti generali dei dipartimenti interessati e il segretario generale dell’Autorità di bacino, Leonardo Santoro, ha deciso che «Per quanto riguarda le disponibilità idriche, continuerà l’attuazione del programma reti irrigue finanziate nel 2023, la realizzazione di 315 laghetti collinari e, qualora sia necessario aprire le dighe per ragioni di sicurezza idraulica, saranno avvisati gli agricoltori in tempo per prelevare acqua e convogliarla nei propri laghetti. Inoltre si è insediato il gruppo di lavoro per il riuso delle acque in agricoltura a partire dai depuratori che, coerentemente alla normativa comunitaria, rilasciano acque con caratteristiche idonee per gli usi agricoli (Cefalù, Marsala, Catenanuova, Gela)».

Il presidente di Legambiente Sicilia, Tommaso Castronovo, ha espresso apprezzamento per il varo del decreto dell’assessore regionale  dell’energia e dei servizi di pubblica utilità Roberto Di Mauro  (Popolari e Autonomisti)  che prevede il riutilizzo in agricoltura delle acque reflue urbane e ha aggiunto: «Speriamo che non sia tardivo nei suoi effetti, che venga accompagnato da un adeguato intervento sui depuratori esistenti, spesso malfunzionanti, accelerando la realizzazione di quelli previsti dal commissario unico per la depurazione, su cui attualmente gravano forti ritardi».

E il Cigno Verde siciliano ricorda che per quanto riguarda i depuratori, il quadro è desolante e preoccupante: «Secondo il rapporto di ARPA Sicilia, solo 151 depuratori sono autorizzati allo scarico sui 390 attivi e il 37% dei campionamenti effettuati risulta non conforme. Sono state comminate ben 154 sanzioni amministrative e 19 comunicazioni all’Autorità̀ Giudiziaria. Ancora più grave, il 62% dei depuratori siciliani controllati era privo di autorizzazioni».

Legambiente conclude: «La depurazione delle acque è un nodo fondamentale per affrontare la crisi climatica. La corretta lavorazione delle acque e dei fanghi di risulta consentirebbe non solo di recuperare risorse primarie in campo idrico ed energetico, ma anche di favorire la rigenerazione del suolo. Da sottolineare che, mentre alcune città come Catania sono ancora prive di funzionali sistemi fognari, l’Italia paga circa sessanta milioni di euro l’anno di sanzioni per le procedure di infrazione avviate dall’UE a causa della mancata depurazione e la Sicilia è, di fatto, la principale responsabile dei ritardi nella messa in opera delle corrette tecnologie di depurazione».